Il Festival della canzone italiana compie 70 anni. Storie e ricordi delle edizioni precedenti, capolavori dell'umanità e malefatte artistiche attraverso le orecchie e l'insindacabile gusto di chi scrive e di chi commenta. Un viaggio di lettura ed as...
La parte che segue raggruppa altri sei anni dei miei Sanremo. Li ho messi assieme perché corrispondono all'incirca a quelli in cui ho lavorato nelle radio private.
Le prime in cui mi sono improvvisato dj erano veramente private... nel senso "private" di tutto: cioè mancavano proprio i dischi e dovevo portarmeli da casa.
Il primo programma, quasi per gioco, lo presentai insieme ad un amico: lui si occupava degli artisti italiani e io di quelli stranieri. Di essere pagati non se ne parlava proprio.
Poi, però, io continuai negli anni successivi: provino dopo provino e radio dopo radio, cominciai a capire che potevo anche guadagnarci con le pubblicità, oltre che divertirmi.
Per alcune di queste radio facevo anche la "spesa": comprare i dischi del momento. Tra questi non potevano mancare le classiche compilation di Sanremo.
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Ricordo che alcune avevano tutti i brani della manifestazione appena conclusasi (giovani compresi), ma potevi trovare dei brani inspiegabilmente sfumati prima della reale conclusione.
Era questo anche il periodo delle musicassette: registravo e registravo continuamente.
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Per me (una sorta di banca dati personale), per gli amici (un favore non si nega a nessuno), per le ragazze (al posto delle collezioni di farfalle o francobolli da far "vedere"), per gli estranei (vedasi alla voce "confessione reato di guadagno in nero caduto ormai in prescrizione").
Registravo ormai anche, rispetto ai Sanremo precedenti, ogni brano nella mia mente perché ormai seguivo il Festival con molta più attenzione.
Anche qualche LP di cantanti apprezzati su quel palcoscenico cominciava a far parte della mia collezione.
E allora, per chi vuole, buona continuazione di lettura. Un saluto agli anni ottanta e benvenuti negli anni novanta.