40. Restare a galla

1.6K 138 38
                                    

Mina

Esiste un momento nella vita in cui ti accorgi che l'infanzia è finita e che, in sostanza, la vita fa schifo.

Ero cresciuta senza due genitori. Sola, con una nonna che tentava di comportarsi da migliore amica, avevo creduto di aver già affrontato quella consapevolezza, della serie "ehi, io ho già dato abbastanza." La vita mi regalò un ulteriore sgambetto e quando il mio migliore amico morì, io imparai che non avrei mai dovuto aspettarmi nulla dal futuro che non fosse sofferenza.

Luca se ne andò così, un anonimo mercoledì mattina. Ci eravamo scambiati un paio di messaggi la sera prima, sembrava stare bene. Stavamo guardando L'eredità e lui, come al solito, aveva indovinato la parola della ghigliottina. Sarebbe dovuto tornare a scuola entro una decina di giorni. E poi, puff. La chiesa il giorno del funerale. Il puzzo nauseante di fiori e incenso. Il cimitero. I passi lenti del corteo sulla ghiaia. La terra dura e secca che colpiva il legno della bara. I singhiozzi irregolari di sua madre. Le lacrime silenziose del padre, invecchiato di venti anni nel giro di una notte. La mano asciutta di mia nonna, che cercava la mia. Il naso che colava e io che mi preoccupavo di fare una brutta figura a soffiarlo davanti a tutti.

E Tom. Tom che non c'era. Si era chiuso a chiave nella sua stanza e si era rifiutato di uscire. Pensava davvero che non partecipando al funerale avrebbe potuto fingere che Luca fosse ancora in ospedale? Tutti i miei tentativi di farlo rinsavire erano stati inutili. Si era barricato nel suo mutismo e non mi permetteva di aiutarlo.

Nei giorni successivi al funerale tentai di riprendermi dallo shock. Sapevamo che i mesi di vita che avevano dato a Luca si potevano contare sulle dita di una mano, ma ci eravamo convinti che sarebbe riuscito ad arrivare almeno al diploma, all'esame per cui si era preparato così tanto, con i suoi voti ottimi in tutte le materie e il suo amore per lo studio. La vita gli aveva derubato pure quell'attimo di gloria.

«Ancora non capisco che cosa sia successo», sospirai stringendo la tazza tra le mani. Era domenica pomeriggio. Io e la nonna sorseggiavamo il tè caldo, anche se il tè con le bustine mi faceva schifo. Volevo stare con lei. In quei giorni l'avevo cercata continuamente. La morte che aleggiava nel quartiere mi terrorizzava e il muro che Tom aveva eretto intorno alla sua stanza mi spingeva in un pozzo di solitudine che tentavo di evitare in tutti i modi. «Il giorno prima Luca stava bene.»

Nonna allargò gli occhi e sbatté le palpebre velocemente. Era il suo modo di impedirsi di piangere, ma le narici che vibravano tradivano tutti i suoi tentativi. «Purtroppo capita spesso, Mina. Più di quanto credi. Deve essere un meccanismo del corpo: prima di spegnersi, dà fondo alle ultime energie.»

«E se avessero fatto degli errori i medici?»

Si asciugò gli occhi. Mi costrinsi a non piangere di riflesso. Lo avevo fatto per giorni e mi sentivo svuotata. Le ingiustizie per la vita di quel ragazzo andavano oltre la mia comprensione.

«Suo padre è un dottore in quell'ospedale. Credi che se ci fosse stato un errore, non avrebbe rivoltato perfino il Ministero della sanità per scoprirlo? Purtroppo sono evenienze che accadono. Mi ha spiegato che nella cura sperimentale era presente un principio attivo che il suo corpo non è riuscito a tollerare e la reazione su di un fisico tanto debilitato lo ha stroncato. Povero piccolo.»

Sbuffai. «Aveva diciannove anni, nonna. Non era piccolo.»

«L'ho visto crescere e per me resterà sempre il dolce bambino che si faceva spingere da te e Tom sul marciapiede a tutta velocità, con gli occhiali e tutti i suoi cappellini colorati.»

Ingurgitai dell'altro tè verde che sapeva di piscio per sciogliere il nodo alla gola. «Nonna, ti prego.»

Annuì. La nonna capiva sempre. La vita mi aveva dato una madre drogata che mi aveva rifiutato e un padre che non sapeva nemmeno della mia esistenza... ma avevo avuto la fortuna di una nonna che racchiudeva i migliori genitori del mondo. In quei giorni lo avevo finalmente imparato.

OUTSIDERSWhere stories live. Discover now