9. Raccoon City

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Mina

Quattro anni da quel bacio, ma nessuno di noi aveva osato parlarne. Forse Tom lo aveva dimenticato, io invece fingevo soltanto. Non mi sarei scordata di quella notte per niente al mondo. Il problema era che i ricordi, sommati a una buona dose di fervida immaginazione, mi perseguitavano in momenti precisi delle mie giornate... per lo più quando mi trovavo sotto la doccia. Ormai, con tutti i film mentali che ero riuscita a creare avrei riempito una videoteca. Mi sentivo in colpa per quelle fantasie? Da morire... ma pensavo ai sensi di colpa solo in un secondo momento, dato che prima sapevo come divertirmi.

In aggiunta alla mia già precaria sanità mentale, il mio amico tornava dalle solite vacanze in California ogni anno sempre più abbronzato e muscoloso. Alla fin fine, stanco delle prese in giro, aveva iniziato a frequentare i corsi in palestra insieme a me, facendo pesi e flessioni con la stessa ferrea determinazione del piccolo Scrat mentre cerca di riprendersi la sua amata ghianda. Vivendoci a stretto contatto tutto l'anno, mi accorgevo del cambiamento solo quando tornava dalle vacanze, e a ogni volta era un colpo al cuore... e alle ovaie.

Stava cambiando qualcosa tra di noi, forse lo aveva già fatto da quando eravamo entrati nell'orrido mondo dei teenager, ma io mi rifiutavo di accettarlo. Faceva paura. Eppure, nonostante avessi toccato i diciotto anni e iniziassi a vedere in fondo al tunnel l'esame di maturità, quel bacio era stato il mio primo, e anche l'ultimo. A parte il poster di Luke Hemmings attaccato alla porta della mia camera, tenevo indosso giorno e notte i paraocchi con la faccia di Tom, senza riuscire a vedere altro.

L'estate prima dell'ultimo anno del liceo si era rivelata noiosa all'inverosimile, ennesima copia delle precedenti. Luca faceva la spola tra casa sua e l'appartamento al mare in Liguria dei genitori, mentre Tom spariva come sempre dall'altra parte dell'oceano. A giugno mandava ancora qualche sparuto messaggio con le foto della sua villa in collina e delle giornate in spiaggia con i suoi amichetti ricchi di Beverly Hills, a luglio si ricordava di rispondere a un messaggio su dieci, ad agosto non li visualizzava nemmeno.

Chiusa in casa mi scioglievo, dalla noia e dal caldo umido che impregna la Pianura Padana in estate. Per evitare il rischio di autocombustione, passavo giornate intere nella piscina comunale, da sola giusto per non perdere il vizio di sentirmi un'emarginata, e dopo cena andavo in palestra, dove ormai avevo frequentato tutti i corsi possibili, pure la boxe. Ormai ero di casa. Lo step successivo sarebbe stata l'assunzione full time.

Potresti leggere un libro, suggeriva la nonna mentre portava avanti il lavoro di sarta sul divano del soggiorno, con la vista che le calava anno dopo anno. Mi prestava i suoi Harmony, che io accantonavo uno dopo l'altro sulla scrivania della mia stanza dopo averle promesso di dar loro un'occhiata. Chissà poi perché, ma tutti i pezzi di manzo ritratti in copertina, rigorosamente senza maglietta e con gli addominali scolpiti come Ronaldo, somigliavano a Tom. Altro motivo per non leggerli, dato che di fantasie ne avevo abbastanza senza dover aggiungere quelle che trovavo nei libri erotici. Sogni peccaminosi, Diavolo tentatore e Intrigo a cena con il capo formavano una torre che mi fissava lasciva tutti i giorni mentre trascorrevo ore e ore sul letto a giocare con la mia vecchia Play Station – un modello uscito all'incirca due secoli prima, usato, e il massimo che la nonna mi avesse permesso di spendere per un aggeggio del genere – .

In conclusione di quell'ultima estate da liceale, presto mi avrebbero dovuto ricoverare nel reparto di neurologia per lesioni inferte da noia acuta.

La scuola sarebbe ricominciata entro un paio di settimane e io aspettavo il ritorno di Tom contando le ore. Sapevo che solo lui avrebbe saputo come salvarmi dalla demenza senile precoce.

Quel pomeriggio di fine agosto ero seduta a gambe incrociate sul letto, oscillando ritmicamente per seguire la direzione del ventilatore, e con la pistola mi aggiravo silenziosa nella centrale di polizia di Raccoon City invasa da zombie pixellati. Avevo terminato Resident Evil 2 così tante volte, che ormai il mio obiettivo era di tentare il record di velocità di completamento.

OUTSIDERSWhere stories live. Discover now