7. Battute pessime e amici idioti

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Mina

«Dopo quello che ho fatto stamattina a scuola, nonna mi legherà al letto con le sue manette pelose piuttosto che farmi uscire», bisbigliai a Tom mentre scendevamo gli scalini, all'inseguimento dell'odore della cena. Dopo un pezzo di pane e una mela come pranzo, alle otto di sera ero pronta per sbranare un grizzly spalmato di Nutella.

Alle mie parole, lo vidi rabbrividire. «Oddio, non farmi ricordare di quando abbiamo trovato quelle cose nel suo comodino. Ho ancora gli incubi.»

«Non dirlo a me.»

«Non preoccuparti per stasera. Se glielo chiedo io, dirà di sì. Lascia fare a me, tu non sai proprio prendere Melania.»

Gli tirai una gomitata nelle costole. «Questa cosa che la nonna dia più retta a te che a me inizia a stancarmi.»

«Buona sera, Melania. Come stai?» enunciò in tono formale quando entrammo in cucina.

La nonna stava leggendo un libro mentre mescolava il contenuto della pentola che sobbolliva sul fuoco. A giudicare dall'odore che emanava, doveva trattarsi di minestrone, con tutta probabilità proveniente dal sacchetto che avevo sciolto sotto la faccia durante il pomeriggio per diminuire il gonfiore. Quella perfida megera lo aveva fatto apposta: sapeva quanto odiassi il minestrone e lo aveva cucinato di proposito.

«Né meglio né peggio di oggi. E tu, signorinella? Come ti senti dopo aver riflettuto su quello che hai combinato?» I suoi occhi si alzarono dal libro per trovarmi, poi guardò di sfuggita Tom. Sorrisero come se io non potessi vederli. Che diamine stava succedendo? Cosa avevano da ridere?

Grugnii un bene come risposta ed evitai di aggiungere altro per mantenere la pace. Tom si prodigò ad apparecchiare la tavola con un gentile Lascia, Melania, faccio io, e così gli diedi una mano, anche se controvoglia. Non sapevo che cosa dire e tenermi impegnata in qualcosa mi sembrò la cosa migliore per evitare di parlare con lei.

Mentre portavo i piatti in tavola, sbirciai la copertina del libro che la nonna stava leggendo. Era un Harmony: Passioni nascoste a palazzo reale. Da anni era abbonata a quei brevi romanzi rosa ed era capace di leggerne anche tre o quattro a settimana. Non voleva ammetterlo nemmeno a se stessa, ma secondo me ancora sognava di incontrare l'uomo perfetto.

Mangiammo in discreto silenzio, senza alcun cenno all'accaduto della mattina. Mi sembrò strano che la nonna non indagasse oltre, dato che di solito amava farmi il terzo grado fino a mandarmi all'esaurimento. Qualcosa mi suggerì che di mezzo ci fosse lo zampino del mio migliore amico...

Notai di tanto in tanto gli sguardi che la nonna mi riservava, forse cercando di valutare l'entità del danno in base al gonfiore della mia guancia. Quando si accorgeva che ricambiavo lo sguardo, però, tornava svelta a occuparsi del cucchiaio tuffato nel minestrone. Per conto mio, infilai nella poltiglia maleodorante di patate, verdure e fagioli quasi tutto il pane che avevo messo in tavola fino a tramutarla in una zuppa di mollica. Mangiai tutto in poco più di due minuti e subito dopo mi occupai del gorgonzola rimasto nel frigo. Tom lo puntava con occhi famelici, così mi allontanai con il mio ostaggio maleodorante. «Ne vorrai per caso un po'?»

Scrollò la testa e lasciò il piatto vuoto da parte. «No, mangialo pure tu.»

«Davvero? Tu adori il formaggio!» Insomma, litigavamo sempre per accaparrarci l'ultimo formaggino Mio dalla confezione.

«Non ho fame, semplice. E poi, tu non hai mangiato niente per tutto il giorno...»

Lo sbirciai di sottecchi, ma lui mi ignorò per rivolgersi alla nonna. «Melania, posso aiutarti a sparecchiare? O a lavare i piatti?»

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