50 Un semifreddo indigesto

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 Tom

La velocità con la quale tutte le mie sicurezze avevano finito per dissolversi fu difficile da affrontare. Un attimo prima avevo entrambi i piedi ben piantati in un presente fatto di lavoro, carriera in salita e un nuovo promettente progetto chiamato Carol. Un attimo dopo ecco Mina scendere dall'auto in arrivo dall'aeroporto, insieme a un'inondazione proveniente dritta dritta dalla mia infanzia. Era la stessa ragazza con i capelli corti e qualche anno in più sulle spalle, con gli stessi vestiti sportivi, con quel modo di puntare sempre gli occhi al cielo e le mani ficcate nelle tasche. Rivederla fu come il cambio d'obiettivo sulla macchina da presa, nuovi colori, nuovi dettagli che nuovi non erano.

Nella mia volontà di cancellare per sempre il suo ricordo per affrontare una vita da zero con Carol, senza avere il pungolo dietro la schiena di conti lasciati in sospeso per colpa mia, non avevo pensato che avrei potuto riaccendere ciò che si era soltanto assopito sotto la cenere.

Mancavano tre giorni al matrimonio e il tempo era diventato la mia ossessione: non ne avevo abbastanza per pensare e capire perché, dopo due anni di quello che avevo creduto amore per Carol, avevo finito per passare un'intera notte con un'altra donna. E purtroppo, quando la mattina Mina mi accompagnò alla porta della sua camera per lasciarmi con un Ciao e un bacio a fior di labbra, io non riuscii a sentire nemmeno i sensi di colpa che mi ero aspettato.

Il tempo mi remava contro: Carol ritornò proprio quella mattina per ultimare la preparazione in vista del matrimonio. Cercava ogni pretesto per starmi vicina. Comprensibile, dato non la vedevo da quasi un mese a causa dei nostri impegni di lavoro. Meno comprensibile, invece, la mia voglia di fuggire dalla donna che, almeno in teoria, mi ero convinto di amare.

Maledetto a me e a quell'idiota che non sapeva starsene nelle mutande.

Carol sapeva che al suo ritorno avrebbe trovato quella che lei chiamava "la tua amichetta d'infanzia", eppure durante le presentazioni mostrò un'espressione strana, come se non si fosse davvero aspettata il suo arrivo. Come se in realtà fosse stata solo il frutto della mia immaginazione. Fui costretto a pranzare con tutte loro prima di vederci nel pomeriggio con Sienna, la nostra wedding planner. Non ne capii il motivo, ma Carol insistette fino alla nausea che anche Mina e sua nonna fossero presenti per ascoltare nel dettaglio l'intera organizzazione della cerimonia e del ricevimento. Nonostante si fosse occupata persino del mio vestito, Carol aveva voluto puntualizzare su ogni minimo dettaglio, costringendo Sienna ad apportare modifiche alla musica per l'entrata in chiesa, all'aggiunta di un certo tipo di fiori di cui aveva appena scoperto l'esistenza e che avrebbero dato un tono diverso alle decorazioni, alla disposizione degli invitati nei tavoli per il ricevimento... il tutto solo tre giorni prima del matrimonio. Sienna stava per avere un attacco di panico, mentre Mina e Melania fissavano la mia futura moglie come fosse un demone appena sbucato da una tavoletta ouija.

«Domani avrò l'ultima prova del vestito e sono davvero terrorizzata!» Carol prese un respiro profondo e spostò di lato l'insalata che aveva richiesto per cena. Due ciuffi e un rapanello, e il suo pasto poteva considerarsi concluso. «Se ho preso del peso, sarà una tragedia.»

Melania aggrottò la fronte e masticando a fatica una fetta di arrosto mi chiese: «Cos'ha detto quella?»

«Carol dice che domani avrà la prova dell'abito», tradussi sbrigativo.

Mina non alzava gli occhi dal piatto. Era rimasta in totale silenzio dalla mattina e non ero riuscito a incrociare il suo sguardo nemmeno una volta.

«Oh, che emozione!» disse Melania con un acuto. «Chissà se nel negozio dove lo ha ordinato esistono anche taglie che vanno oltre i sei anni.»

Mina tossì all'improvviso. «Nonna, smettila», bisbigliò prima di mandare giù dell'acqua.

Carol mi sfiorò il braccio con il suo. «Cosa stanno dicendo?»

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