35. In tutti i sensi

4.5K 210 41
                                    

Tom

La luce accanto al letto era accesa, illuminava solo lo spazio occupato da me e Mina. Mi chiesi che ore fossero, ma lo feci a occhi chiusi, entrambi avvolti sotto le coperte e immaginando di sentire la lieve risacca delle onde del lago sulla riva ghiaiosa. Fuori era buio, ma poteva essere ancora tardo pomeriggio.

«Dormi?» chiese Mina sottovoce. Le sue mani accarezzavano le mie. Di tanto in tanto le baciavo il collo, la nuca, e la sua schiena rabbrividiva contro il mio petto. Avevamo dormito così tante volte in quella posizione... ma mai nudi.

«No.»

«Io ho fame», disse, accompagnando la protesta con un brontolio dello stomaco.

Voltò la testa per cercarmi, allora io aprii gli occhi. Non riuscii a non baciarla. Faticavo a restare lontano dalla sua bocca. «Anche io.»

«Ma io di cibo.»

Scesi a morsicarle il collo. «Io pure.»

Mi bastava guardarla per perdere il controllo e la ragione come mai mi era successo prima. Spinsi appena in avanti il bacino, mi strusciai contro di lei, inspirai il suo odore familiare e mi ritrovai già pronto. La baciai, la toccai, trovando quel calore umido tra le sue gambe che mi mandava in cortocircuito. Mina non parlò più mentre le stringevo il seno e titillavo la punta turgida. Si spostò indietro per chiedermi di entrare e, nell'incoscienza dell'eccitazione quasi stavo per assecondarla. Mi ricordai del preservativo appena in tempo. Dovetti racimolare tutta la mia forza di volontà per abbandonare la sua bocca e allungare la mano per afferrare la scatola sul comodino.

«Anche quelli erano nei programmi della tua vacanza a sorpresa?»

Se ne stava lì, a sorridermi maliziosa, in posizione e pronta ad accogliermi, eccitante come non era mai stata. Tornai in fretta da lei, tornai dentro di lei. Lo feci con un'unica spinta che la zittì all'improvviso. Restò senza fiato, e poi lo ritrovò per gemere quando ricominciai a muovermi. «Già, e spero che ci bastino fino a domani mattina.»

Affondai di nuovo e le parole che stava per dire si cancellarono. La strinsi forte da dietro, appoggiai la fronte alla sua nuca, entrando e uscendo con una fluidità nei movimenti che imparavo a gestire sempre meglio. Decisi che la delicatezza l'avrei lasciata per un'altra volta. Le tenni una mano sul fianco e la sua arrivò a cercarla. Mi accarezzò il braccio, poi il viso e la bocca. Mi toccava continuamente come se non potesse farne a meno, e io mi stancai in fretta di non poterle vedere il corpo, così mi voltai nel letto, gettando a terra le coperte, e me la misi a cavalcioni.

«Potrei venire solo guardandoti nuda.»

Rise con quel mix di timidezza e malizia che mostrava soltanto a me. «Anche tu non sei niente male visto da qui.»

Scese per posare le mani sul cuscino, ai lati della mia testa. Ero in un vortice di sensazioni contrastanti, intense e quasi ingestibili, e non riuscivo a capire quale fosse la più eccitante. Sentirla muovere da sola senza che io non potessi fare altro che toccarla; guardare i suoi occhi offuscati dal piacere, la sua bocca socchiusa e i capelli spettinati; l'odore nella nostra pelle che, ormai umida e sudata, aveva preso la stessa nota per entrambi. «Sto per venire», sussurrò prima di trattenere il fiato e lasciarsi andare.

«Ti sei divertita a cavalcare?» le chiesi qualche secondo dopo.

Il suo torace contro il mio vibrò, poi alzò la testa per baciarmi. «Molto, ma ora sono esausta.»

Rivoltai entrambi sul letto senza uscire da lei. Spinsi più a fondo per farle capire che io non ero affatto esausto. «Mi dispiace... ma dovrai implorarmi di smettere stanotte.»

OUTSIDERSWhere stories live. Discover now