31. Consigli da nonna

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Mina

Per tutto il pomeriggio e la sera mi ero chiusa a chiave nella mia camera, tagliando fuori persino Tom, che di tanto in tanto era tornato a bussare per sapere come procedeva il mio castigo. Non gli aprii, dato che mi ero imposta l'auto punizione e la sua presenza per me era un premio, e non mangiai nemmeno nulla... beh, a parte un Kinder Bueno, due Sneakers, un pacchetto di patatine alla paprika e l'ultima manciata di marshmallow, che tutti insieme rappresentavano la riserva di emergenza nascosta dentro il cassetto della scrivania.

Ma gli snack non potevano essere considerati un vero pasto, quindi non valevano.

Dovevo assolutamente studiare per recuperare i brutti voti, e nessuno sarebbe dovuto intervenire a parte il mio cervello. Avevo persino lasciato il mio cellulare alla nonna al piano di sotto, per essere ancora più sicura che quel diavolo di Instagram non mi disturbasse.

Con questa ferrea disciplina ero riuscita a mantenere la concentrazione per quasi un'ora filata, studiando ben dieci pagine e mezzo di storia, ma presto iniziai a perdere colpi e mi ritrovai sovrappensiero a disegnare lungo i margini della pagina. Continuai imperterrita a perdere tempo fino a sera inoltrata, quando conclusi di studiare solo diciannove pagine delle ottanta totali. Avevo un estremo bisogno di riassunti e di schemi, qualsiasi strategia che mi permettesse di incamerare grandi quantità di informazioni nel minor tempo possibile.

Ebbi un'idea!

Uscii dalla Mina-caverna, diretta al mio cellulare. Perché non ci avevo pensato prima? Con le cuffie avrei passato la notte ad ascoltare video e documentari di Piero Angela con figlio al seguito a proposito dell'assetto politico europeo che aveva spinto all'esplosione della Prima guerra mondiale. Ascoltandolo in loop per tutta la notte, qualcosa avrebbe dovuto pur rimanere in testa, no?

Quando arrivai a metà scala, però, mi accorsi che Tom era già tornato dal "party solo uomini" con Luca. Chissà poi perché ci teneva tanto a quelle serate ad alto tasso di testosterone. Insomma, cosa mai dovevano combinare quei due senza di me? Fare a gara a chi aveva la gettata di pipì più lunga? O confrontare le misure di Kim Karadashian con quelle di Salma Hayek?

La nonna e Tom erano seduti sul divano, la scala era immersa nel buio quindi non mi notarono. Feci un paio di scalini all'indietro e mi accucciai nell'ombra per riuscire a origliare, dato che il volume basso della loro conversazione mi stava incuriosendo parecchio. Quando parlottavano in quel modo era perché c'entravo io in qualche modo.

«Che peccato che Luca non venga in gita», stava dicendo la nonna mentre controllava le ultime finiture sull'orlo di un pantalone alla luce della lampada accanto al divano. «Gli sarebbe servito svagarsi un po'.»

«Già... Purtroppo sono esami che non poteva rimandare. Anzi, suo padre è riuscito a velocizzare la procedura solita, altrimenti avrebbero perso altro tempo.»

«Luca è un caro ragazzo, non si merita tutta questa sfortuna nella salute.» Allarme rosso: nonna stava singhiozzando.

«Melania, deve fare solo degli esami. Anche io sono preoccupato, ma non fasciamoci la testa prima di romperla.»

Le passò un fazzoletto di carta. «Hai ragione. Il fatto è che io penso a quando era piccino, me lo ricordo ancora: senza i suoi capelli sempre spettinati, magro magro su quella seggiolina e così pallido. Che tesoro, è sempre stato gentile ed educato.» Soffiò il naso, poi riprese a controllare il suo lavoro. «Beh, parlando d'altro, Mina mi ha parlato della gita. Non manca molto... Quando sarebbe il termine per consegnare i soldi?»

«Ho già detto a Mina che glieli avrei dati io, non c'è problema», si affrettò lui a replicare. Trattenni un grugnito per le lunghe discussioni che avevamo fatto in proposito.

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