17. Cartelli stradali divertenti

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Mina

Se avevo capito qualcosa a proposito della patente, era che la prendeva solo chi aveva fortuna, così come in tutti gli altri casi della vita. E dato che io, quando distribuivano la fortuna, ero in fila per gli sconti sugli stock di demenza precoce, sapevo che non sarei mai riuscita a passare l'esame di teoria. Sapevo già guidare decentemente, eppure quei maledetti quiz riuscivano a mandarmi in confusione su tutto. Ero certa che mi sarebbe capitata la scheda con le domande trabocchetto più bastarde sulle assicurazioni.

«Mi stai ascoltando?» fece Tom spazientito. Stavamo passando un tristissimo sabato sera a studiare, perché tra l'esame di teoria e le solite duecentomila interrogazioni a settimana non potevamo restare indietro. Come sempre odiavo ogni minuto passato sui libri, ma avrei odiato ancor di più non essere ammessa all'esame di maturità, o essere bocciata alla patente. L'unica nota positiva della giornata era stata la partenza di sua madre nel pomeriggio: quella notte Tom avrebbe dormito di nuovo con me.

«Sì, la precedenza si dà sempre a sinistra», affermai con determinazione.

In tutta risposta, lui si schiacciò il mio libro sulla faccia. «Niente, mi arrendo. Ora capisco perché Luca ti ha cacciato.»

«Non mi ha cacciato», ribattei, punta sul vivo.

Abbassò il libro giusto quel tanto da mostrarmi il sopracciglio inarcato e prese a ondeggiare sulla sedia girevole accanto alla mia. «Ah, no? A me ha detto proprio: ti prego, dalle una mano tu a studiare teoria, altrimenti io la strangolo.»

«Che stronzo.»

«Mina, guarda che ha ragione. Dai, come fai a sbagliare una cosa del genere?»

«Ma io ho studiato, è solo che confondo la destra con la sinistra, lo sai.»

«Hai diciotto anni suonati. Se ancora non l'hai imparato, andiamo bene. Senti, io vado nell'altra camera a studiare biologia, che ho l'interrogazione programmata per lunedì e non so un cazzo.»

«Ti prego, Tom!» Se non mi aiutava lui, allora non sarei mai riuscita a combinare nulla. Avremmo avuto entrambi l'esame di teoria la settimana dopo e lui era la mia unica speranza. «Ti prego, ti prego ti prego.»

Agitò una mano, distogliendo in fretta lo sguardo. «Non ci provare.»

Avevo armato il cane della mia arma segreta, così ricercai a forza il suo sguardo e premetti il grilletto: labbro inferiore sporgente e occhi colmi di preoccupazione. Tom mi guardò per qualche secondo, poi sospirò sconfitto. «Tieni questo maledetto libro e studia i cartelli di obbligo. Più tardi ti farò altre domande, ma ora lasciami studiare biologia.»

Soddisfatta per la mia vincita temporanea, gli presi il libro dalle mani e ricominciai a leggere, schiena dritta e finta determinazione in canna. Occupavamo la mia piccola scrivania, televisione spenta e nonna al piano di sotto che guardava C'è posta per te. Tom ripeteva sottovoce la lezione – i processi che possono cambiare le frequenze alleliche nel pool genico di una popolazione – e io tentavo di ricordare che diamine significasse il cartello rotondo con un camion con cisterna arancione sopra il simbolo dell'acqua. Trattenni la risata quando ricordai un video visto su Youtube con Tom solo qualche settimana prima: cartelli stradali divertenti.

«Perché ridi da sola come una cretina?»

Scrollai la testa e mi finsi seria e concentrata, ma ci riuscii solo per mezzo minuto. Tom adocchiò il cartello del camion e mi lesse nel pensiero. «È vietato volare sull'acqua se si trasportano fagioli giganti», imitò la voce metallica del video.

Scoppiai definitivamente a ridere. «Ricordi le indicazioni sugli aerei?»

Accompagnò la sua risata alla mia e, per quasi tre secondi, mi mancò il fiato guardandolo. «Quelle erano le migliori... ora studia, che dopo te lo chiedo cos'è quel cartello.»

OUTSIDERSWhere stories live. Discover now