48. L'hamburger più buono

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Tom

Mi ricordai di non aver pranzato solo una volta terminato il lavoro. Eravamo appena saliti in macchina ed ero affamato, Mina mostrava un sorriso da far invidia a chiunque, e alla proposta di una cena in uno dei ristoranti che frequentavo di solito, lei replicò oltraggiata: «Ma ti pare che vengo in America per mangiare in un ristorante italiano?! Io voglio l'hamburger più spesso, grasso e farcito che vendono da qui alla West Coast!»

«Noi siamo già sulla West Coast», le feci notare.

«Va beh, allora l'altra costa.»

«Forse ne conosco un paio.»

«Forse? Perché, tu non mangi nei fast-food?»

«Cerco di trattarmi meglio.»

«Per caso sei diventato uno di quei tipi tutto cibo salutare e sport?» domandò con aria disgustata.

«E se anche fosse?»

Riportò lo sguardo alla strada che scorreva rapida fuori dal suo finestrino, puntando di volta in volta i lampioni che illuminavano l'asfalto. «Tu odiavi quelle persone.»

All'improvviso, sembrò che qualcuno avesse aspirato l'aria dall'abitacolo. «Si cambia con gli anni.»

«Eri cambiato già allora», sussurrò senza guardarmi, poi scrollò la testa. «Scusa, lascia perdere. Non è il caso di parlarne, maledetta la mia boccaccia.»

Colpito e silenziosamente affondato, non dissi nulla fino al nostro arrivo all'In-N-Out Burger. Ordinai per lei l'hamburger XL che prendevo sempre durante le mie vacanze estive da ragazzo, insieme alle patatine fritte e un frappè al cioccolato che ero certo le sarebbe piaciuto. Ci godemmo la cena all'interno dell'auto, sulla strada appena fuori dal fast-food.

«Sarah mi è sembrata molto interessata a te, sai?»

«Ah, sì? È lesbica?» farfugliò con la bocca piena.

«Intendevo a livello lavorativo.»

«A proposito di quello, mi sono dimenticata di dirti che i permessi, in realtà, oggi non li abbiamo ottenuti.»

Mandai giù a fatica il boccone mentre il mio cervello elaborava. «Hai lavorato senza avere il permesso?»

Annuì in tutta calma. Mi aspettavo qualche spiegazione in più, che però non arrivò. Non riuscii a trattenermi e le urlai che non avrebbe mai dovuto fare una cosa del genere e che se fosse successo qualcosa, mi avrebbero denunciato e avrebbero anche fermato la produzione del film.

«Di che ti preoccupi? Ormai è andata bene e nel giro di qualche giorno troverete un'altra controfigura perfettamente in regola.»

Mina era così tranquilla e ignara, che iniziava a irritarmi. «Sì, ma il pericolo che abbiamo corso oggi è stato...»

«Non è stata mia l'idea, quindi se vuoi arrabbiarti e sfogarti un po', prenditela con Sarah. E per la cronaca, io con una alta così non me la starei a prendere tanto.»

Sospirai. «Perché non me ne avete parlato?»

«Perché Sarah aveva previsto che ti saresti fatto venire una crisi isterica proprio come adesso e me lo avresti impedito.» Addentò un nuovo morso al panino e chiuse gli occhi per gustarselo. «Certo che questo è davvero il miglior hamburger del mondo!»

Cercai di calmarmi, dato che non aveva più alcun senso prendermela per qualcosa che ormai era già concluso. «Sarah mi ha detto che sei in gamba e che potrebbe trovarti un aggancio per un paio di lavoretti.»

Passò lo sguardo a destra e a sinistra. «Detto così sembra qualcosa di losco.»

«Io credo che questo potrebbe davvero essere il lavoro per te. Dopo aver preso tutti i permessi necessari per lavorare come stunt, sia chiaro», puntualizzai. «Non ho mai visto nessuno capace di resistere ai colpi come te, sopratutto una donna. Quante volte sei caduta dagli alberi da piccola e non ti sei mai fatta nulla di più che un paio di graffi? E ti ricordi dell'incidente d'auto?»

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