Erano quattro i sentieri che si diramavano dal paese; noi procedevamo muti per quello che tendeva all'Oriente, a testa bassa per non incontrare gli occhi importuni incastonati nelle teste scure dei pochi contadini già presenti nei campi, le cui schiene erano appena nascoste dal velo di nebbia che s'alzava dal terreno ingiallito e si dissolveva nei colli grigi alle loro spalle. Il sole brillava gelido, appena sopra la linea dell'orizzonte, davanti a noi.
Ogni essere umano, e forse anche animale, e forse anche ogni essere in generale, poteva essere stato corrotto dal Fefnuk.
Avevamo la sensazione di lasciarci alle spalle un luogo ormai caduto in disgrazia, un posto che stava per crollare nell'Abisso, da cui si poteva soltanto scappare.
C'era Reinadam in testa. Fissava di fronte a sé, senza mai volgere il capo all'indietro. Fendur era appena a tre passi da lui.
Quando superammo l'ultimo cartello, si girò appena. - Sei pronta? - sussurrò.
- Cosa? - Mirestin distolse lo sguardo da Sharun, che camminava a fatica appeso al suo braccio.
- Ho dato un'occhiata alla mappa, - le spiegò il traduttore. - Se vuoi raggiungere il tuo villaggio... Entro oggi, dovrai...
- No. - La stretta attorno alle spalle tremanti del ragazzino si fece più salda.
- No...?
- Ho cambiato idea. - Da lì in poi, non si riusciva a vedere anima viva per chilometri.
C'era solo Tavis a separarci dal gruppo davanti. Jessel, accanto a me, continuava a portare la mano alle impugnature, prima all'una, poi all'altra, senza sosta, senza un preciso scopo oltre al cercare conforto, così come io lo cercavo nel sasso che tenevo in tasca. - Ora vado a parlargli, - annunciai in un soffio, alzando appena il mento verso la nostra guida.
- Ah. Buona fortuna, - mi rispose il fabbro.
- Ora lo faccio, - confermai.
- Sì sì. Con calma.
Sospirai. Camminai per un altro chilometro prima di avere il coraggio di cambiare posto nella fila. Poi allungai il passo.
In quel punto, il sentiero sterrato iniziava a salire, costeggiato da un filare di alberi possenti. Alla nostra destra il terreno digradava giù per un dosso; iniziavamo a vedere i campi dall'alto. Superai il silenzioso Tavis, Mirestin che reggeva l'ansante Sharun, Fendur il serioso e mi portai alle spalle del Demiurgo.
- Ehm... Reinadam...?
- Hmmm, - brontolò.
Deglutendo, mi portai accanto a lui. Proiettai lo sguardo a sud, alla ricerca di un appiglio, di un qualunque argomento neutro per rompere il silenzio. Non ce n'erano. Perché non c'era niente da vedere.
Mi schiarii la voce. - Prima, nella locanda, hai parlato di questa Sconnessione...
- Sì.
- Di un Punto Cieco creato tra... C-com'era..?
- Tra il sistema nervoso e un muscolo, - rispose irritato. - O un gruppo di muscoli.
- Sì, ecco. Che ti impedisce di muoverti, mentre resti cosciente.
Poi rimasi in silenzio per un po'..
- Arriva al punto.
- Ehm... Allora. Non so se può entrarci qualcosa, ma uno dei miei rapitori era per forza un venuffunak, perché era un mutaforma... E io sono rimasta immobilizzata, ma vigile, per diverse ore. Solo che nessuno stava muovendo i miei muscoli, come dire... Dall'esterno.
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Recursion
Fantasy«Non c'è evento che avvenga una volta soltanto, né cosa che esista senza esser già esistita.» 11 novembre 2011, ore 00:42 Questa la data e questa l'ora a partire dalle quali Chiara - studentessa di 21 anni nella città di Pisa - non subirà mai più al...
