19. Software

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E così, vai a guardare un film.

Camminavo lungo il marciapiede, le mani nelle tasche della felpa aperta, il naso per aria. Sotto, indossavo un vestito a righe orizzontali che forse mi era stato regalato da qualcuno e che, con ogni probabilità, non avevo mai messo prima di quel giorno. Le cime degli alberi avevano iniziato a tingersi dei primi colori dell'autunno. Alcune foglie scricchiolavano contro l'asfalto sotto ai miei passi. Era un venerdì pomeriggio di fine settembre e io mi sentivo un po' tesa.

"Sì," dissi a Software. "Blade Runner". C'era un buon profumo nell'aria.

Blade Runner, ripeté. Un film che hai già visto almeno dieci volte.

Socchiusi gli occhi. "E che c'è di strano? È un buon film" le risposi. "Certo, il libro è meglio, ma è comunque un buon film". Superai il parchetto con le altalene e abbassai lo sguardo verso la strada. Era una bella giornata.

Chiara.

"Sì, dimmi."

Nel caso in cui tu non l'avessi ancora capito, io sono la tua parte più razionale. Quella meno influenzata dalle passioni. Il punto di vista più lucido e oggettivo che tu possa avere.

"Sì. L'avevo capito," confermai. Passò un ragazzino col k-way in bicicletta accanto al marciapiede.

Bene, disse Software. Fece una pausa. E allora perché stai cercando di farmi fessa? Ti rendi conto che ciò non è possibile, vero? Proprio a livello pratico.

Mi accigliai. "A parte il fatto che non è vero che non è possibile farti fessa. Altrimenti certe cose non sarebbero mai successe sin dal principio."

Non mi stavi prestando attenzione, tutto qui.

"E comunque io non sto affatto cercando di farti fessa," le spiegai. "Sto solo andando a guardare un film. Come puoi vedere."

Chiara.

"Eh," risposi. Cominciavo a sentirmi scocciata.

A volte, capita che nella mente di un individuo scatti qualcosa di sinistro, nel momento in cui si accorge che chi gli sta di fronte ha abbassato il livello di guardia sotto una certa soglia.

"Sì," le concessi. Rallentai il passo, senza volerlo.

Quando qualcuno concede la fiducia si spoglia, volente o nolente, delle sue difese e lascia aperti degli spiragli attraverso i quali può essere colpito. Si rende vulnerabile. Quella vulnerabilità è la molla che fa scattare la metamorfosi. Agli occhi di chi lo guarda, egli perde le sembianze di essere umano e diventa un obbiettivo. Un target. Un'occasione di cui approfittare, un bene da depauperare. Un cibo.

Esitai. "Sì."

Si instaura una dinamica al contempo predatoria e di possesso. L'uno diventa una cosa e l'altro il suo proprietario. L'uno diventa una preda e l'altro il suo predatore. Credo che tu abbia già sperimentato questo meccanismo.

Rabbrividii. "Sì." Andavo sempre più piano.

E secondo le leggi naturali, se una cosa succede una volta, ciò significa che è possibile.

"E che può succedere di nuovo." Sospirai. "Sì." Diressi lo sguardo verso un gruppo di case a tre piani al di là di uno spazio verde. Vicino a una parete, il ragazzino col k-way scendeva dalla bici e tirava giù il cavalletto. Lo superai.

Esatto. Vedi che lo sai?

"Sì, lo so," le risposi, riprendendo il ritmo del passo. "Però non capisco perché tu me lo stia dicendo proprio adesso." La strada aveva preso a svoltare verso sinistra.

RecursionWhere stories live. Discover now