Giorno uno.
Giorno due.
Giorno tre.
Iniziai a perdere il conto del tempo trascorso nella nuova prigione dal giorno tre, quando dei secondini mi prelevarono dalla cella e mi portarono al piano inferiore. Fu lì che conobbi Nobsen: Nobsen la guardia che non porta la divisa, Nobsen il parto del buio. Iniziai a perdere il conto dei giorni che passavano quando mi rinchiuse per la prima volta in una cassa e mi lasciò lì distesa per un tempo che mi parve sufficiente a morire e risorgere, morire e risorgere. Era così stretta che non riuscivo nemmeno a sollevare la testa, né a muovere le gambe. L'attacco di panico si presentò dopo pochi secondi dopo lo scatto del lucchetto della chiusura. Ero certa che sarei stata seppellita viva, ero certa di essere già stata calata nella fossa.
Iniziai a perdere il conto dei giorni che si susseguivano, perché in quella prigione non arrivava la luce del sole. Il giorno e la notte erano uguali, i contorni non erano più nitidi.
La seconda volta che mi portarono da Nobsen, Nobsen occhi vacui, Nobsen l'ombra, sapevo già cosa mi aspettasse nella cassa e lo implorai di risparmiarmi. Lui mi ricordò che non si può implorare nel vuoto, perché l'atto stesso di implorare implica che ci sia qualcosa dall'altra parte che possa sentire e, di conseguenza, interessarsene, ma nel vuoto non c'è niente, niente e nessuno.
La terza volta che mi portarono da Nobsen, Nobsen l'involucro, Nobsen il sadico, ricordai che tutto questo mi era già successo in altre forme, in un'altra vita; e che io possedevo un'abilità, in una parte nascosta del mio cervello, che avrei potuto riesumare, anche se c'era un prezzo, anche se farlo significava sopprimere altre parti che, forse, non si sarebbero mai più riabilitate. Ricordai che ero capace di creare una realtà del tutto immaginaria, e di vivere in quella, mentre fuori mi staccavano le carni pezzo per pezzo.
La quarta volta che mi portarono da Nobsen, Nobsen l'oscuro, Nobsen il Male, io avevo lo zaino sulle spalle e mi trovavo al Tronco. "Tronco" era il nome che i miei coetanei avevano dato a un posto fuori da Borgonatio, nel bel mezzo del bosco vicino al Rivo, dove c'era un largo tronco, per l'appunto, disteso per lungo in mezzo a una piccola radura. Lì, ogni tanto, andavamo a a sederci quando avevamo bisogno di una zona franca, di un luogo in cui nasconderci, di far finta, anche solo per mezz'ora, che l'umanità si fosse estinta, e di essere gli ultimi sopravvissuti. "Maya & Chiara sono state qui, 13/07/05", incisione sulla destra, sotto a un enorme cazzo che non era opera nostra.
Giorno non lo so.
Il prezzo fu la perdita della distinzione tra sonno e veglia, tra incubo e sogno. Credo di essere stata un delfino, per un certo lasso di tempo. Un delfino che non è mai del tutto sveglio, che dorme con metà emisfero. Ma forse sarebbe più corretto dire che sono stata una creatura non-morta, non-viva e non-morta, i cui arti si muovono e al contempo sono in putrefazione.
Il prezzo fu anche la perdita della capacità di opporre resistenza, le energie residue impegnate per intero a ricordare l'esatta sfumatura delle foglie cosparse sul terreno attorno al Tronco, a rievocare il profumo della corteccia, il canto delle tortore e ad aspettare che Alessio, un giorno di quelli, passasse di lì per caso. Chiara! Sei tu...! Eri sparita... Mi dispiace, non volevo sparire. Me lo sentivo, che saresti sparita. Però adesso sono qui, no? Temo di no, temo tu non sia qui per davvero. Nemmeno io sono qui per davvero...
Quando mi venne estratta la prima unghia dalla mano sinistra, io gli dissi: facciamo un patto, allora. D'ora in poi non menzioneremo mai più il fatto che non siamo qui per davvero, e faremo come se ci fossimo, e come se questo fosse l'unico mondo esistente... Perché non credo mi resti ancora tanto tempo... E vorrei passarlo qui, con te, non laggiù, con Nobsen. Va bene, faremo così. Però ti sbagli. Su cosa? Sul tempo.
YOU ARE READING
Recursion
Fantasy«Non c'è evento che avvenga una volta soltanto, né cosa che esista senza esser già esistita.» 11 novembre 2011, ore 00:42 Questa la data e questa l'ora a partire dalle quali Chiara - studentessa di 21 anni nella città di Pisa - non subirà mai più al...
