La confusione era palpabile nell'aria. Io ero confusa, perché continuavo a imbattermi in gente che si comportava come se mi conoscesse, come se si aspettasse qualcosa da me. Ma gli abitanti di quella radura, se possibile, erano ancora più confusi: leggevo nei loro occhi una perplessità crescente, man mano che tentavano, a turno, di rivolgermi la parola.
In particolare, il ciondolo che portavo al collo li destabilizzava. Come era accaduto poche ore prima con le chimere, quell'uccello inciso nella pietra opaca li incantava come un prodigio.
- Mi chiamo Chiara Reale - ripetei, per l'ennesima volta. - Sono stata rapita da Borgonatio la sera del 29 settembre... Non so dove mi trovo...
La ragazza che mi aveva abbracciata era ancora lì, di fronte a me. Si riavviò all'indietro le ciocche di capelli, in un gesto ansioso. Potei vederla meglio in viso: mascella squadrata, naso lungo e regolare. Notai che aveva una sorta di ambliopia... L'occhio destro rimaneva sempre fisso verso un punto, mentre il sinistro fremeva nel tentativo di seguire il mio labiale; e la sua espressione entustiastica si incrinava a ogni respiro. - Shna udkat?! - chiedeva qualcuno, alle sue spalle. Lei mi prese la mano, le labbra dischiuse, e me la strinse forte, quasi volesse farmi coraggio. Ma la sua stretta si serrò a tal punto che mi sembrò fosse lei a cercare supporto da me.
E lo stesso pensai quando mi si portò accanto e si rivolse agli altri. - Sya umqal wakkuna. - Parlava a voce alta, con durezza. - Korasa duhrun... Orassenas? - E scorreva la pupilla in rassegna su ognuno dei loro volti, il fiato corto per l'agitazione, deglutì. Aveva dentro di sé un timore che riuscivo a sentire anch'io, sottopelle. - O... Ishkimas huq! - Gridò. Afferrò il ciondolo che portavo al petto, lo sollevò, esibendolo allo sguardo di tutti. - Visaras fembulsy?!
Stava cercando di convincerli di qualcosa, io non potevo capirlo. Intuivo soltanto che, in realtà, ne sapeva quanto gli altri, e che il fatto di non sapere l'angosciava, ma al contempo non era abbastanza da farla desistere.
Tutto questo, però, acquisì un senso solo più tardi. In quel momento ero spaesata. Le chimere si erano già ritirate nella vegetazione e io ero di nuovo sola, in piedi, di fronte a una moltitudine di sguardi. La mia incapacità di rispondere alle loro domande li agitava, il ciondolo che portavo aveva un significato importante per loro e quella ragazza, attaccata al mio polso, non mi avrebbe mollata nemmeno sotto tortura. Questo fu tutto ciò che riuscii a intuire.
Mi sentivo al limite.
- Mira. - Con una leggera pressione dietro la spalla la ragazza mi invitò ad avanzare. Ci facemmo strada tra gli altri. Lasciai fare. - Inheram.
Ripeterle il mio nome non servì a nulla. Continuava a sorreggermi, a bisbigliarmi all'orecchio chiamandomi Mira, e nulla sembrava poter scalfire la sua determinazione.
Attraversammo l'intera radura - rumorosa, caotica e irregolare. Non aveva niente in comune con quella dei muti, tranne che per certe particolarità della struttura delle capanne, come il tetto concavo in lamiera, che pareva studiato per raccogliere l'acqua piovana; per la presenza degli orti e di alcuni falò spenti. Le costruzioni non erano disposte lungo la circonferenza, ma si ergevano dal suolo come funghi, senza alcuno schema. Passammo accanto a delle filate di tavoli e di panche, avevamo appena superato un casotto. - Ay Jemina! - Fu una voce maschile alla nostra sinistra a far voltare la giovane. Pensai che quello fosse il suo nome. - Isyirai khitana.
Anch'io mi girai. C'era un uomo alto, con i capelli ondulati fino alle scapole, la barba chiazzata di grigio all'ombra di una tettoia. Se ne stava là, con lo sguardo truce e le gote arrossate, avvolto in un lungo cappotto scuro.
- Zu, ay Fendur, - rispose lei, quasi in un sibilo, non so se con l'intenzione di farsi sentire davvero. Riprese a camminare in avanti, rendendo più salda la presa attorno alle mie spalle. - Ey khitana.
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Recursion
Fantasy«Non c'è evento che avvenga una volta soltanto, né cosa che esista senza esser già esistita.» 11 novembre 2011, ore 00:42 Questa la data e questa l'ora a partire dalle quali Chiara - studentessa di 21 anni nella città di Pisa - non subirà mai più al...
