- Il fatto è che c'erano alcune cose che non mi tornavano.
Io e Jemina, ancor più nascoste nel folto della foresta e con un unico lumino a farci luce, ascoltavamo il lontano bailamme della Festa, con la gente che intonava canti, saltava, batteva le mani a tempo, suonava, rideva, strepitava. Eravamo sedute su un tronco caduto, l'una accanto all'altra, col viso rivolto al falò che, pian piano, si esauriva.
- Tipo? - le chiesi.
- Tipo. Un tempo, io avevo questo vecchio libro pieno di canti popolari. Canti come questo. - Indicò di fronte a sé, verso la folla. - Era appartenuto prima alla mia bisnonna, poi a mia nonna, poi a mia madre... E ognuna di loro aveva aggiunto dei canti nuovi. C'erano ancora delle pagine bianche, che avrei potuto riempire io, insieme a Reven... Era davvero bello, solo che, appunto, era vecchio, e si stava staccando la copertina. - Fece una pausa, mangiucchiandosi le labbra. - Perciò lo affidai a Mirafsaj, visto che era sempre a casa di questo rilegatore.
- Sensato. Quindi?
- E quindi, - fece, - le settimane passano, e lei non me lo riporta.
- Ah, pessima, - commentai accendendo un'altra sigaretta di krush e non cogliendo affatto il punto. - Anche io detesto quando non mi restituiscono i libri.
Scosse la testa. - Per di più, ogni volta che tornava a Rohiomi-Wold, diceva che quel giorno il suo maestro le aveva insegnato a preparare questo o quel tipo di colla... Oppure che aveva usato certe tinture... Ma quella roba ha un odore forte, ti dovrebbe restare attaccata addosso, specie se ci metti le mani... E poi, i colori? Io sapevo che bastava venirci a contatto perché ti rimanessero le macchie sulla pelle... E, se capitava, poi ci volevano giorni per mandarle via. Eppure, lei non aveva mai macchie. Mai nessun odore.
- Ah. - A quel punto, capii. - Quindi, sospettavi ti mentisse?
- Esatto. - Tossicchiò. - Dai, passa anche a me. - Le porsi la sigaretta, fece un tiro, me la restituì. - Così, una volta, mentre dormiva, ho frugato nella sua borsa. - Ed espirò il fumo tutto insieme. - Lo so, non si dovrebbe fare. Comunque, il mio libro non c'era. Ma in compenso c'era un quaderno... Pieno di cose strane.
- Cose strane, del tipo?
- Strane. Tipo... Formule di Demiurgia, in caratteri consonantici.
- Ah, - dissi, non colpita più di tanto. Poi ci ripensai. - Ahhh, - mi girai verso di lei.
- Già. Capisci perché non voglio che mi sentano?
- Walo. Però, scusa... E' davvero così strano? Voglio dire... Pure quelli che insegna Iasrin a Tavis, sono todmujen. O sbaglio? E la scrittura sillabica... La studiavano solo gli Accademici.
- Sì. Infatti. E' proprio quello che mi rispose anche lei.
- Ah, walo. Perciò... Gliel'hai chiesto.
- Sì. Però... - Sospirò, toccandosi la fronte. - Non so, erano tanti. Davvero tante pagine. E mi parevano complicati, capisci? Formule lunghe anche più di tre righe... Mi sono sentita strana, quando le ho viste, come se ci fosse qualcosa di sbagliato... Non che fossi contraria al principio di per sé. Devo essere onesta, anche io ormai mi ero convinta che fosse giusto democratizzare il Dorj, però... - Lasciò la frase in sospeso, indicando la mia busta di krush.
- Però? - le chiesi porgendogliela.
- Però mi chiedevo: "Cosa se ne fa un rilegatore di tutte quelle formule? E poi, dove le avrebbe apprese?" Il Codice Accademico era ancora vigente, all'epoca.
- Con "Codice Accademico", ti riferisci a...
- Al fatto che non si poteva divulgare il Dorj. - Si sistemò la busta tra le ginocchia, tenendola sospesa. - Perciò le chiesi pure questo, a Mirafsaj. E lei: "Ma lui non è mica un Accademico! Non è vincolato a nessun Codice. E' solo molto colto". Molto colto... - Sbuffò, sistemando il krush sulla cartina. - Le feci notare che nessun uomo colto conosce più di una decina di todmujen basilari e attinenti al suo lavoro. E sai cosa ha replicato?
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Recursion
Fantasy«Non c'è evento che avvenga una volta soltanto, né cosa che esista senza esser già esistita.» 11 novembre 2011, ore 00:42 Questa la data e questa l'ora a partire dalle quali Chiara - studentessa di 21 anni nella città di Pisa - non subirà mai più al...
