Il mio sguardo vagava piano nell'aria e si adagiava, ondeggiando, in vari punti delle pareti. Gli strani viticci che le percorrevano, dipanandosi e poi riunendosi in intricati disegni al centro del soffitto, fluivano lenti dall'intonaco chiaro e si incurvavano, sfioravano e annodavano gli uni con gli altri. Piccoli boccioli pulsanti si srotolavano e aprivano davanti a me, dando forma a una foresta di foglie seghettate che crescevano, crescevano, fino a ricadere sotto al loro peso. La vecchiaia le spazzò via per la prima volta; al loro posto nacquero nuovi boccioli, poi altri ancora, poi altri ancora, in un ciclo che si ripeteva sempre più veloce. Le loro salme si accumulavano sul pavimento, bianche come il latte, e lì iniziavano a decomporsi, diventando polvere.
- Chiara? - L'eco della sua voce mi giunse da lontanissimo, da un altro mondo. Era una voce dolce e familiare: mi ricordò uno sciroppo per la tosse che amavo da bambina. Mi parve di sentirlo, quel sapore, e ne volli ancora. Chiusi gli occhi, tendendo l'orecchio per ascoltarne il riverbero infinito, sentendomi al sicuro come in una culla.
- Ehi, Chiara?
Ebbi una strana, disturbante e al contempo rinfrescante sensazione di bagnato. Mi resi conto di essere ricoperta dall'acqua. Di avere i vestiti bagnati, i capelli bagnati. Il cuscino su cui ero seduta era bagnato. Aprii gli occhi, dirigendoli verso l'origine del suono. Lui era lì, accanto a me. I suoi occhi erano nei miei; e per pochi istanti non potei vedere nient'altro, poiché iniziarono a rifulgere, come cristalli di tanzanite gettati in una piscina sotto al sole di mezzogiorno. Fui avvolta da una sensazione di benessere.
- Ehi... Ciao, - gli mormorai, come se mi fosse apparso in un sogno. E, gradualmente, la visuale si allargò. Anche lui aveva i capelli bagnati, i vestiti bagnati. Ciò mi fece sentire meno sola. Portava una camicia hawaiana sbottonata e stava seduto, come me, su un cuscino. Guardando bene, mi accorsi che i cuscini erano quattro e che ognuno di essi era bagnato; anche se non c'era nessun altro a occuparli, se non io e lui. Erano disposti su un tappeto cinese di antica fattura, color beige e blu notte, di cui seguii con le dita la trama elaborata che, certo, era bella; anche se in quel momento i suoi colori mi apparivano spenti, la retina ancora acciecata dal fulgore. Anche il tappeto era bagnato. Mi chiesi da dove arrivasse tutta quell'acqua.
- Senti... - la sua voce era rotta, tutt'a un tratto. Mi voltai verso di lui ancora una volta e mi resi conto che i suoi occhi erano cambiati. Arrossati, come vicini a un pianto. - Per caso... hai in programma di andartene? Di... andare via?
- Andarmene? Cosa intendi? - Il suo tono apprensivo mi allarmava.
- Non so. Trasferirti. Cambiare casa... Sparire. All'improvviso. - Sussurrava.
- Oh. - Riflettei per un certo tempo su quelle parole, prima di rispondere. - No. Niente del genere. Ma cos'hai? Sembri... strano. Triste.
- Niente. Era una sensazione. - Si gettò all'indietro, appoggiando la schiena al bordo divano e sospirò. - Dev'essere colpa dei funghetti, - e si massaggiò la fronte.
"I funghetti". Diressi lo sguardo verso il tavolino da fumo in ebano intagliato alla sua sinistra. Su di esso era appoggiata una scatolina di alluminio, decorata con una scena del film La Carica dei 101. Al suo interno non rimaneva ormai altro che una modesta quantità di funghi essiccati, avvolti nella carta da cucina. "Già, i funghetti", pensai. Questo spiegava, almeno in parte, la presenza dell'alpaca arcobaleno dietro al divano.
Mi guardai attorno. Alla mia destra, su uno schermo da 49 pollici, il giovane Al Pacino camminava per la stanza vestito di un completo scuro spruzzato da macchie di sangue. - Manny! - chiamava stentoreo. - Sì, Tony? - rispondeva zelante Steven Bauer. Mi chiesi quante volte il Caino ci avesse fatto vedere Scarface, dall'inizio dell'estate. Dieci? Quindici? Ed eravamo solo agli inizi del mese di luglio. - Spara tu a quel pezzo di merda, - rispondeva Al Pacino. Considerai l'ipotesi che il lettore blu-ray non fosse mai stato spento e che, semplicemente, il film stesse andando avanti in loop da settimane.
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Recursion
Fantasia«Non c'è evento che avvenga una volta soltanto, né cosa che esista senza esser già esistita.» 11 novembre 2011, ore 00:42 Questa la data e questa l'ora a partire dalle quali Chiara - studentessa di 21 anni nella città di Pisa - non subirà mai più al...
