«Non c'è evento che avvenga una volta soltanto, né cosa che esista senza esser già esistita.»
11 novembre 2011, ore 00:42
Questa la data e questa l'ora a partire dalle quali Chiara - studentessa di 21 anni nella città di Pisa - non subirà mai più al...
- Wooo-woh! - Puntai i piedi sul fondale sassoso e tirai fuori un braccio dall'acqua. - Ma quei due là?!
Indicai un punto nella vegetazione. Jemina e Reven smisero per un attimo di tentare di affogarsi a vicenda e sciaguattarono sulla superficie del fiume finché non mi raggiunsero. Quando videro la stessa cosa che avevo visto io, sussultarono in contemporanea.
- Chi sono?! - Jemina si tappò la bocca con le mani.
Reven si precipitò fuori dall'acqua e, come una rana, saltò su un masso della diga e si accucciò a fissarli. - Ma lei è incinta!
Ci trovavamo a pochi minuti di cammino dalla radura e, a quanto pareva, quei due intrusi si stavano dirigendo proprio là. La donna dalla pancia enorme si sorreggeva stanca al fianco dell'uomo.
- Come hanno fatto ad arrivare fin qui? - Mi voltai verso le altre. - E perché i semiumani non ci hanno avvisati?
- Vado subito a sentire! - Reven si lanciò giù dal masso, s'infilò i sandaletti e cominciò a correre lungo la riva.
- Reven...? - Sua sorella la seguì con lo sguardo. - Reven! Torna qua! - Ma ormai era già lontana. - Va be'. - Si rivoltò in avanti.
- Che facciamo? - le chiesi, con il mento nascosto sotto il filo dell'acqua
- Non sembrano stare bene... Forse è meglio andare ad avvisare Iasrin.
Poi con molta cautela si avvicinò alla sponda e, cercando di mantenersi schermata dietro le pietre, si avvicinò alle scarpe. Le calzò, si buttò un telo sulle spalle e, tutta ingobbita, prese a correre a destra, ogni tanto lanciando occhiate ai nuovi arrivati.
"Hmmm." Io rimasi ancora un minuto nell'acqua. Mi avvicinai al bordo della diga sperando di riuscire a scorgere dettagli importanti. Erano due giovani dalla pelle scurissima, sembravano marito e moglie e si muovevano lenti su un ponteggio instabile. Lui portava un bagaglio sulle spalle grosso abbastanza per entrambi.
Volevo spostarmi di lì. Uscii dall'acqua, allungai un braccio verso la mia roba e, con i vestiti zuppi e gocciolanti cercai di chiudere la fibbia dei sandali attorno ai piedi bagnati. Mi accucciai e seguii la stessa direzione che aveva preso Jemina.
- Ehi! Tu! Ragazza coi capelli neri! - sentii alle mie spalle.
"Oh, no". Mi voltai. - Eh...
- Abbiamo bisogno di un riparo, - mi urlò l'uomo, col braccio sollevato sulla testa e il palmo aperto verso di me. - La mia compagna non si sente bene e non abbiamo un posto dove fermarci! Puoi dirci dov'è il villaggio più vicino?
"Merda" - Eh...
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Dopo un'ora, tutti nella radura sapevano della giovane coppia di innamorati giunta da lontano e stremata nelle membra come da un lungo girovagare senza meta. Una frotta di persone s'era accalcata attorno alla capanna di Iasrin, di fronte alla quale il giovane attendeva di ricever notizie dall'interno. Camminava avanti e indietro toccandosi la nuca, le gocce di sudore che gli sgorgavano copiose dalle tempie. Alla fine, la porta si aprì e lui si girò di scatto. La faccia rotonda del dottore comparve sull'uscio.