Capitolo quarantasettesimo: La festa

214 7 6
                                    

"Non ci capisco nulla, sono negata per questa materia" disse Ginny.
"Non dire così, può esserti ostica ma te la cavi comunque bene, hai solo bisogno di fare un po di pratica" rispose il suo ragazzo.
"Ora basta!" tuonò Hermione, intervenendo all'improvviso dopo tanto silenzio.
I due la guardarono sapendo già quale sarebbe stato il rimprovero che li attendeva, anche se non avevano nessuna voglia di sentirlo.
"Ginny non passerà i GUFO se Harry continua a distrarla" continuò lei decisa e diretta.
"Sto cercando di aiutarla a differenza tua, non fai altro che criticarla" protestò lui.
Ron nel frattempo assisteva muto alla scena, non si era ancora espresso né aveva preso le parti di nessuno e onestamente sperava di non doverlo fare mai. Schierarsi con la ragazza anche se non condivideva le sue idee o con l'amico e la sorella? Un dilemma esistenziale a cui presto avrebbe dovuto dare risposta.
"Ti conviene tacere Hermione" la avvertì Ginny.
"Gli esami sono tuoi" replicò lei, sottintendendo che se fossero andati male sarebbe stata una responsabilità di Ginny.
"Esatto!!! Sono i miei esami, non i tuoi, quindi smettila di comandarmi".
Hermione indignata raccolse rapidamente i suoi libri, si diresse verso la porta della sala comune e, prima di uscire, si rivolse a Ron:"Tu vieni o resti qui?".
Più che una domanda suonò come un ultimatum: o me o loro. Lui iniziò a balbettare e cercò in tutti i modi possibili di astenersi ma Hermione non glielo concesse, a un certo punto gli voltò le spalle e se ne andò.
"Grazie di essere rimasto" disse Ginny.
Ron le sorrise.
"Tu la pensi come Hermione?" gli domandò Harry.
"Certo che no! Quella prende troppo sul serio lo studio, da quando state insieme siete entrambi più felici ed è questo ciò che conta. Quando usciremo da qui, da Hogwarts, ciò che ci rimarrà non saranno i voti per cui fatichiamo tanto ma l'amicizia e l'amore, questo è l'importante nella vita e non andrebbe mai sacrificato".
Quelle di Ron erano pillole di saggezza, dalla sua bocca era appena uscita un'ottima riflessione filosofica, anche se espressa con parole semplici, era ciò in cui lui credeva realmente ed era tutto vero.
"Concordo pienamente" disse sua sorella.
"Anch'io" si aggiunse Harry.
"Dunque usciamo?" domandò Ginny facendo i suoi convincenti occhi dolci.
"Vorrei ma prima è meglio finire".
"Daiii" lo supplicò lei.
"Finiamo questo argomento e poi facciamo un giro".
"E va bene" si accontentò lei.
Ripeterono cose infinitamente noiose appartenenti alla materia di divinazione, Harry stava facendo un grande sforzo ad incoraggiare la sua ragazza a continuare, quella materia gli era particolarmente ostile e l'aveva abbandonata anni prima. Però non voleva che Ginny rinunciasse solo perché l'aveva fatto lui, se non le piaceva avrebbe lasciato i corsi per una sua decisione, non un'influenza del ragazzo.
"Che ne dite di fare un po' di baldoria sta sera?".
"Ginny" iniziò Harry.
"Lasciati andare per una volta, stai diventando troppo lige alle regole".
"Stavo per dire che era una grande idea".
"Ah".
"Ma se preferisci non fare nulla...".
"Certo che no! Ron tu ci stai?".
"Quando si parla di feste con cibo avete sempre il mio appoggio".
Fred e George attraversarono la sala comune proprio nel momento giusto, la loro sorellina lì fermò e gli chiese se avrebbero aderito al suo progetto, loro ovviamente furono più che felici di partecipare, le dissero che si sarebbero occupati loro di tutto e che quella sera sarebbe stata indimenticabile; lo sarebbe stata davvero.

La sera arrivò presto e la sala comune di grifondoro si riempì di studenti, alcuni di essi provenivano anche da altre case. Era in atto una vera e propria festa fuori regolamento. I ragazzi ballavano, bevevano, mangiavano, le coppie stavano per conto loro,... insomma ci si divertiva.
Tutti sembravano gradire quella serata ma nessuno immaginava come sarebbe finita.
"A volte non mi rendo conto di quanto sono fortunato".
A parlare era stato Harry, che aveva appena raggiunto Ginny in un angolo della sala, portandole qualcosa da bere.
"Fortunato per cosa?".
"Per avere te nella mia vita".
Bastarono sei semplici parole per far fare una capriola al cuore di Ginny, che dopo nemmeno un secondo aveva già le labbra su quelle del ragazzo e le braccia intorno al suo collo.
Vennero separati da Ron che, come al solito, arrivò proprio al momento giusto.
"Ginny" disse.
"Ti sembra il momento?" domandò lei scocciata.
"Qualcuno è salito in camera tua" continuò lui come se non fosse stato interrotto.

Hinny nasce l'amoreWhere stories live. Discover now