Capitolo cinquantatreesimo: Distrazioni

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Harry era intento a fare un noiosissimo computo di pozioni quando Ginny gli chiuse il libro, sedette sulle sue ginocchia e distolse la sua attenzione dallo studio dandogli un bacio. Quando si staccarono Harry la guardò come se avesse dei cuori al posto degli occhi, la amava, ah quanto l'amava! Lei era tutto per lui e lui per lei.
"Tu studiare mai?" li interruppe Ron, che provocò un tonfo lasciando cadere i libri sul tavolo.
Ginny sbuffò e Harry arrossì.
"In effetti Ginny avrai gli esiti del voto di ammissione all'esame dei GUFO alla fine di questa settimana" aggiunse Hermione, appoggiando in pieno Ron.
"Noi studiavano senza fine" le disse il fratello. Nella sua voce si percepì una briciola di amarezza, come se pronunciando questa frase avesse riportato alla mente un periodo orribile.
Nonostante i richiami di quei due, Ginny rimase immobile sulle ginocchia del ragazzo e gli mise un braccio intorno al collo, poi si avvicinò a lui per sussurrargli qualcosa, ma questo gesto non passò inosservato.
"Questo è troppo! Non puoi ignorare così ciò che ti dico!" si infuriò Ron.
"Non sei nostra madre!" protestò la sorella.
"Harry ti distrae!".
A queste parole era seguito un silenzio di tomba, come se fosse stata pronunciata una verità che tutti conoscevano ma non osavano esprimere. Harry, già rosso in volto, divenne un pomodoro ma Ginny, più che mai innamorata di lui, si alzò, gli prese la mano e lo portò fuori dalla sala comune.
Una volta chiusa la porta Harry si mise le mani in tasca e si fissò i piedi imbarazzato. Erano soli, in quanto alle cinque del pomeriggio molti erano al campo da quiddich per gli allenamenti o a studiare in biblioteca o in sala comune. In quel periodo molti studenti, in particolare del quinto e ultimo anno, erano sotto stress, alcuni impazzivano: si arrabiavano per un non nulla e spesso davano di matto, facendo scenate isteriche. Tutto ciò era dovuto alla mole di compiti e studio che i professori affidavano agli allievi, i quali per fare tutto, non solo sacrificavano la loro vita sociale ma spesso anche il sonno, passavano numerose notti in bianco, non riuscendo a dormire perché dovevano terminare qualcosa o per l'ansia, sentimento che logora a lungo andare. Ogni professore era convinto esistesse solo la sua materia e caricava gli allievi come se non avessero nient'altro da fare nei pomeriggi che dedicarsi alla sua materia. Un esempio esemplare ne era Piton, il quale, oltre a torturare gli studenti con gli esami, allargava il suo terribile trattamento anche a tutte le altre classi.
Ginny era una tra le poche a non essere così, era brava a scuola, studiava il giusto e riusciva a mantenere comunque le relazioni con le persone a lei care e a perseguire i suoi interessi.
Non era uscita di testa per gli esami, godeva di grande tranquillità e serenità.
Guardò Harry con il suo solito sorriso dolce ma, visto che lui non alzò lo sguardo, utilizzò la sua seconda arma: le parole.
"Perché non mi guardi?".
La sua voce era soave alle orecchie di Harry e questo dolce suono lo spinse ad obbedire.
"So a cosa stai pensando" proseguì lei.
"Si sbagliano, tu non mi distrai, mi doni forza e coraggio, ogni giorno, ogni ora, ogni secondo, anche quando non sei fisicamente con me, so che ci sei".
"Non prendere in giro né te né me, io ti distraggo, è un dato di fatto" la interruppe lui.
"E anche se fosse?".
"Non va bene".
"Chi decide cosa va bene e cosa no?".
Domanda buona e interessante ma dalla difficile risposta, la quale avrebbe richiesto tempo.
Harry si ammutolì nuovamente.
"Ascoltami: io ti amo".
"Anch'io ti amo ma..." iniziò lui senza successo.
"Ti fidi di me?".
"Certo Ginny ma....".
"Allora ti rivelerò un segreto: sono io che distraggo te".
Questa frase scosse alquanto Harry, non se l'aspettava affatto, ma riflettendo si rese conto che si distraevano a vicenda.
"Ora ti faccio una domanda" proseguì Ginny "Ti dà fastidio essere distratto da me?".
"Certo che no ma tu hai gli esami".
"Ho studiato e sto studiando".
"Riusciresti a fare molto di più senza di me".
"Sono una persona paziente ma mi stai davvero facendo perdere la calma Harry. Smettila di dire stupidaggini".
Ci rifletté. Certo la sua ragazza era testarda, ma chi meglio di lei la conosceva? Lei sapeva quali erano le sue capacità e i suoi limiti, e fino ad allora non aveva mai preso brutti voti. Inoltre, anche se non lo mostrava, Harry era convinto che, nel lato più nascosto della sua persona, Ginny avesse una minima quantità di ansia per l'esame, e in questo modo, contrabbattendo continuamente ciò che diceva, gliela aumentava. Si pentì di averla trattata così.
Fece un passo verso di lei, le prese il volto tra le mani e la baciò.
Passarono vari, fugaci e meravigliosi istanti.
"Finalmente sei tornato in te" mormorò Ginny una volta che si furono staccati.

Il giorno seguente si incontrarono in corridoio, durante un cambio dell'ora. Harry era diretto alla classe della McGranitt., Ginny a quella di Piton.
Lei lo fermò e tirò da parte.
"Che lezione hai ora?" gli chiese.
"Trasfigurazione, tu?" rispose lui.
"Pozioni. Sei interrogato?".
"No".
"Allora andiamo".
Lo prese per mano e condusse fuori del castello.
"Veloce! Non parlare e soprattutto non ridere o mi contagerai con le tue risate e faremo il doppio del rumore!" ordinò in un sussurro Ginny.
Appena fuorono in un posto appartato del giardino, scoppiarono entrambi a ridere come non mai.
"Sei pazza".
"Sì, sono pazza di te".
"Ti rendi conto che abbiamo appena marinato le lezioni?".
"Sì, la cosa più divertente che io abbia mai fatto".
Passarono una bellissima mattinata, corsero per i prati, scherzarono e parlarono molto, fecero anche un tuffo nel lago, che Ginny giudicò dall'acqua gelida.
Infine si sdraiarono nell'erba esausti.
Sì guardarono e sorrisero.
"Mi sono divertita tanto" disse lei.
"Anch'io, ammetto che è stata una grande idea saltare le lezioni oggi".
"Concordo".
"Hermione non né sarà affatto contenta".
"E chi dice che lo deve sapere?".
"In effetti".
"Non dire nulla a nessuno, sono stufa dei loro rimproveri".
"Certo. A volte sono davvero pesanti".
"Ron lo dice solo perché vuole che passiamo meno tempo insieme, non è così studioso".
"Lo so".
Sì guardarono per un altro po', poi Harry disse:"Faremmo meglio a tornare ora, è quasi ora di pranzo".
Si alzarono e, mano nella mano, tornarono dentro il castello.
Nel frattempo qualcuno, dalla tunica nera, il sorriso inesistente, gli occhi pietra e una rabbia racchiusa dentro di sé, li stava osservando dalla finestra: Piton.

Hinny nasce l'amoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora