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Jisung spense il motore, trascinandosi fuori dal veicolo e muovendosi lentamente verso l'entrata del giardino sul retro del suo condominio. Fece una smorfia alla vista delle ortiche che stavano crescendo nell'aiuola che una volta conteneva dei bei fiori colorati, quando si era appena trasferito lì, spaventandosi all'improvviso passaggio di una lucertola davanti ai suoi piedi e affrettando il suo passo solo per poter finalmente entrare nel suo appartamento. Salutò con un incerto sorriso un vicino che incontrò in ascensore, rimanendo silenzioso per il resto del tempo finché non fu davanti alla porta di casa. Inserì il solito codice che si era dimenticato più e più volte in passato – aveva dovuto chiedere a Changbin di ricordarglielo – e si lanciò sul divano di peso.

Il silenzio della stanza, interrotto dal solito rumore del frigorifero, che contrastava così tanto la confusione nella sua testa, lo portò a calmarsi sempre di più, i suoi occhi si chiusero senza che lui potesse fare nulla per evitarlo. Prima di potersi accorgere di quello che stava accadendo, si addormentò, la testa appoggiata contro uno dei braccioli del divano, le scarpe ancora addosso.


–Togliti le scarpe, sporchi il divano così!– gli esclamò contro Changbin una volta di ritorno, schiaffeggiandolo con la sua felpa che teneva in un pugno.

Jisung aprì gli occhi lentamente, per poi richiuderli di scatto quando notò il tessuto nero avvicinarsi al suo viso.

–Hey!– esclamò, coprendosi il viso con le braccia e tirandosi su a sedere.

–Le scarpeee!– ripeté Changbin, guardandolo contrariato.

–Okay, okay, ho capito.– disse Jisung, togliendosele finalmente e lanciandole verso la porta, tornando ad accovacciarsi sul divano.

–Sei scappato così in fretta pervenire qua a dormire? E nemmeno sul tuo letto, sul divano??– gli chiese Changbin, ridendo.

Jisung scosse la testa. –Oh, giusto, quanto tempo è passato?– chiese poi, aprendo gli occhi e girandosi sul divano così che potesse afferrare il suo cellulare dalla tasca dei suoi jeans.

–Un'ora circa.– rispose Changbin.

–Cosa cazzo..?

Jisung spalancò gli occhi. Il suo schermo era occupato da una notifica che segnava che qualcuno lo aveva chiamato più e più volte. E tutte a pochi minuti di distanza.

–Mhm?

Si tirò su dal divano, fissando il suo schermo mentre Changbin guardava lui confuso.

–Cos'è successo?– gli chiese.

–Una persona mi ha chiamato tipo..15 volte...? Negli ultimi 20 minuti?

Changbin sghignazzò. –Magari è quel ragazzo con cui stavi flirtando.

–Uh?

La mente di Jisung si risvegliò del tutto dal sonno, e ritrovò il viso della persona a cui aveva dato il numero prima di tornare a casa. –Oh. Perché mi chiamerebbe 15 volte?

–Beh, gli hai chiesto tu di chiamarti.

Jisung fece un ghigno. –Deve essere davvero interessato a me, allora.

Decise di chiamare il numero, pronto a scoprire se fosse davvero quel ragazzo la persona dietro ad esso.

–Jisung?

Due squilli dopo, una voce che ricordava appena giunse al suo orecchio destro.

–Oh, uhm..tu sei...oh cazzo, come ti chiamavi...?– disse, ridendo nervosamente.

hypnotic. | minsungWhere stories live. Discover now