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Passarono tanti giorni da quella volta. Tanti giorni lunghi. Nessun incontro del grande gruppo di amici che si era formato.

Jisung si stiracchiò nel letto, spostando il pc che aveva utilizzato per guardare anime nelle ultime due ore di fila. Chiuse gli occhi, sentendo il fresco del cuscino sul suo viso riscaldato dal calore estivo.

Forse dovrei uscire un po'.

Non era uscito di casa granché, negli ultimi tempi, e stava cominciando a sentirsi uno zombie.

Estese il braccio verso il suo comodino, afferrando il cellulare appoggiatoci sopra.

–Non di nuovo..– sussurrò, aprendola chat che lui non aveva mai usato, ma che Minho aveva intasato di messaggi. Gli aveva risposto, qualche volta, solo perché non voleva ferirlo ignorandolo totalmente. Ma certe volte non aveva neppure la forza di leggere le parole su quello schermo luminoso.

Questa volta non erano solo parole, però. Gli aveva inviato una foto di un gatto. "Guarda, l'ho incontrato mentre andavo a lavoro."

Jisung sorrise involontariamente, balzando su dal materasso e spegnendo lo schermo del cellulare, lasciandolo in parte solo per andare a cercare dei vestiti che potesse indossare per uscire un attimo di casa. Chiese a Changbin se volesse venire con lui, ma il ragazzo rifiutò, dichiarandosi troppo impegnato per uscire in quel momento. Chissà cosa stava facendo.

Jisung pensava che quella solitudine in cui era immerso momentaneamente era una sorta di karma per quello che aveva fatto a Minho. Non era una cosa chissà quanto cattiva, non aveva abbandonato lui di preciso, aveva lasciato l'intera casa, l'intero gruppo di amici. E comunque, conosceva appena Minho. Però..il suo cuore faceva male quando ci pensava.

Sì, sono così irresponsabile.

Sospirò, accendendo l'auto e lasciando il famigliare vicinato per guidare in qualche luogo ignoto. Con il fatto che aveva vinto la lotteria, Jisung cercava di non preoccuparsi troppo delle spese della benzina, o altre cose del genere. Voleva solo vivere il più liberamente possibile. Quindi, gli piaceva ogni tanto dimenticarsi del mondo guidando per ore e ore in posti in cui non era mai stato, riuscendo con la sua solita sfacciata fortuna a non perdersi. A volte era qualche posto affollato, a volte era qualche posto isolato. Guidava davvero tanto. La maggior parte delle persone lo avrebbero trovato scocciante, ma per lui era il contrario. Gli piaceva osservare ciò che si trovava intorno a lui, anche se non interagendoci direttamente.

Fu quindi così che si ritrovò parcheggiato al lato di una stradicciola di campagna, il suo sguardo perso verso la fine del prato che era davanti a sé, anche se quella fine non poteva vederla chiaramente. Era solo una percezione. I suoi occhi non sarebbero mai stati in grado di andare così lontano.

Non stava neppure ascoltando musica. Era in totale silenzio. L'unica cosa che faceva rumore era il mondo intorno a sé. Quel mondo così intricato e confuso da cui Jisung voleva così terribilmente fuggire. Ma non poteva farlo.

Infatti si ritrovò a percorrere la strada del ritorno qualche ora più tardi, quando il sole era ancora alto nel cielo, ma molto meno forte di quanto lo fosse prima. Il paesaggio a cui era abituato apparve davanti a sé, presto non aveva bisogno di alcuna indicazione per orientarsi per le vie di quella città in cui aveva vissuto per tutta la sua vita.

La sua pancia brontolò, facendogli fare una smorfia. Aveva saltato il pranzo, ma non aveva voglia di mangiare più di tanto. Sapeva che avrebbe dovuto farlo e basta, comprare qualcosa di abbastanza salutare e dare al suo stomaco ciò di cui aveva bisogno. Ma invece accostò davanti ad un convenience store, cercando un qualche gelato che potesse soddisfare la sua fame. Almeno per un po'. Ne prese un po' più di quanto avrebbe avuto bisogno, giusto così, per lasciarlo a casa in caso ne avesse avuto voglia nei giorni a seguire. Quando ormai giunse alla cassa, si accorse del fatto che riconosceva la persona sotto a quella divisa.

hypnotic. | minsungWhere stories live. Discover now