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Qualcuno suonò alla porta. Changbin e Chan si guardarono per un attimo disorientati, confusi su chi potesse visitare il loro appartamento a quell'ora della sera. Erano stati così occupati con quello che stavano facendo da essere convinti che Jisung avesse detto il nome di Minho solo perché stava pensando a lui, ignari della chiamata che aveva appena avuto atto.

–Apro io, giusto in caso sia importante.– disse Changbin. Chan lasciò la cucina solo per andare a socchiudere la porta della camera di Jisung.

E poi Changbin si ritrovò faccia a faccia con qualcuno che non immaginava sarebbe mai stato lì in quel momento. –Minho?

–Jisung è qui?– chiese, continuando poi a respirare affannosamente, come se avesse appena corso.

–Oh..sì, sì, è qui.

–Posso entrare?– chiese con occhi supplicanti.

Changbin annuì, lasciandolo entrare e osservandolo mentre si affrettava ad attraversare l'appartamento solo per poi trovare Chan alla porta della camera di Jisung.

–Ho bisogno di vederlo.– disse.

Chan annuì, non trovando nulla di sbagliato nel lasciar entrare Minho. Si fidava di lui, soprattutto perché sapeva di tutto quello che era successo e del fatto che fosse diventato piuttosto vicino a Jisung.

Minho sentì il suo cuore fargli male solo a guardare quel ragazzo pieno di vita con cui aveva passato così tante ore, ma disteso sul suo letto, il suo sguardo vuoto, grigio.

–Jisung..– mormorò, avvicinandoglisi.

Jisung lo guardò, estenendo un braccio verso di lui. –Mi hanno tutti lasciato qui da solo.– disse.

–Non sei solo.– disse Minho, ignorando il fatto che Chan e Changbin fossero ora entrambi nella stanza con lui e sedendosi vicino a Jisung. Ci pensò su un attimo, poi fece passare le sue braccia intorno a Jisung e lo attirò a sé, abbracciandolo forte, ignorando la puzza di alcool che odiava più di qualunque cosa al mondo. –Sono qui.

–No, non capisci..– mormorò Jisung. –I miei genitori mi hanno lasciato qui..se ne sono andati così, mi hanno lasciato indietro. Ora non ho più una casa.

–Cosa? Cosa hanno fatto i tuoi genitori?– chiese Minho, sorpreso.

–Se ne sono andati. E anche Minho. Anche Minho se n'è andato. Mi odia ora.

Minho guardò il suo viso per qualche istante, asciugandogli alcune delle lacrime che scorrevano sul suo viso e sentendosi sempre più male.

Questo..tutto questo, è colpa mia?

–No. Non ti odio.– disse, posando una mano sul suo volto. –Non mi riconosci?

Jisung scosse la testa, lasciandola poi ricadere sul petto di Minho.

–Jisung, ascolta la mia voce.– disse, accarezzandogli i capelli. –Ti ricorda qualcuno? La mia voce.

–La mia voce..– ripetè Jisung, afferrando la maglia di Minho in una presa forte per tirarsi su e guardarlo in faccia di nuovo. Nulla. La sua mente era troppo annebbiata.

–Sdraiati.– gli disse, prendendo una delle sue mani e aiutandolo a distendersi del tutto sul letto. –Okay. Okay.

–Okay?– mormorò Jisung.

–Mhm, okay.– disse Minho, con un leggero sorriso sul volto. –Va tutto bene.

–Dov'è Minho?– chiese Jisung.

–Sono qui.– disse il ragazzo, afferrando un cuscino che era in un altro punto del letto e sistemandolo sotto la testa di Jisung. –Prova a calmarti. Va tutto bene.– disse, togliendosi le scarpe e sedendosi vicino a lui.

hypnotic. | minsungWhere stories live. Discover now