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Chan e Changbin tornarono qualche minuto più tardi, quando la stanza ormai era un caos totale tra persone che si gridavano contro, carte di cioccolatini sparse ovunque, la tv di sottofondo, musica che usciva dalle casse di qualche cellulare.

–Vedo che siete tutti arrivati.– disse Chan, sedendosi al suo posto.

–Già, tutti quanti.– confermò Felix, osservando curioso Jisung.

–Hey, non guardarmi così, sono arrivato prima di voi.– disse quest'ultimo, sprofondando nel divano. Minho era ancora vicino a lui. Aveva iniziato a parlargli di cose a caso, e lui era troppo stanco per seguire la conversazione, ma allo stesso tempo si sarebbe sentito in colpa a mandarlo via quando era lui che voleva vederlo in primo luogo.

–Jisung, Jisung, Jisung.– disse Chan, puntando gli occhi verso il suo amico.

–Che vuoi?– gli chiese, guardandolo male.

–L'altra volta sei scappato subito, non credere che oggi non si parlerà di te.

–Oh, ne sono contento.– disse, ridendo. –D'altronde sono così incredibile, no? Come potresti non voler parlare di me?

–Beh, non è da tutti vincere la lotteria come hai fatto tu.– ammise Chan.

–La lotteria??– chiese Hyunjin, sorpreso.

Jisung annuì, sorridendo. –Un paio di anni fa ho provato a vincerla solo perché non avevo nulla da fare. E nulla, suppongo la fortuna sia stata dalla mia parte.– concluse ridendo, sentendosi imbarazzato da un momento all'altro. Non era qualcosa che diceva spesso a degli sconosciuti. Ogni volta che lo faceva pensava che la gente volesse avvicinarsi a lui solo per i suoi soldi.

–Sarebbe anche una cosa positiva, se solo cercasse di usare i suoi soldi in un modo intelligente.– commentò Chan.

–HEY! Sono i miei soldi, posso farci ciò che voglio.– si lamentò Jisung, lo sguardo che si spostò sul sorriso lieve di Minho, che lo stava ancora guardando.

–Perché, cosa ci fa allora?– chiese Felix, riferendosi ai soldi.

–Jisung è uno scansafatiche. Non fa mai nulla dalla mattina alla sera. O forse dovrei dire dalla sera alla mattina. Non va all'università, ha lasciato casa sua per trasferirsi in un appartamento con Changbin e si è comprato una macchina. E ora vive come se fosse ricco, anche se in realtà non lo è affatto. Ha solo davvero tanti soldi per la sua età.– disse Jeongin, zittendosi subito dopo e mangiando un altro cioccolatino.

–Grazie tante, bro.– disse Jisung, ironico. I ragazzi iniziarono a parlare fra loro, facendo battute su Jsiung e aumentando il livello di confusione nella stanza.

–Davvero? Hai vinto la lotteria?– gli chiese Minho.

Jisung annuì. –Ma non ti aspettare che io ti paghi qualcosa. Non lo farò.

–Non era nei miei piani.– rispose il ragazzo. –Quindi non fai niente nella vita, eh?

Jisung distolse lo sguardo, imbarazzato. –Beh, se la mettiamo così..direi che è la verità. Ma non farmi sentire così un nullafacente.

Minho scosse la testa. –Anch'io non faccio chissà cosa. Lavoro part-time. E basta. Non so cosa voglio fare in futuro. E ho già 23 anni. Quindi..direi che sono messo un po' peggio di te.

–Ne parli come se sapessi la mia età.

–Era solo una supposizione. Non hai i miei stessi anni, vero?

Jisung scosse la testa. –21.

La loro conversazione si perse in argomenti superficiali. Era normale, siccome non si conoscevano bene, ma Jisung stava iniziando ad annoiarsi sempre di più mano a mano che il tempo passava. Pensava che sarebbe potuto essere interessato in Minho, ma ora si rendeva conto che il suo interesse era probabilmente puramente fisico. E non voleva affatto chiedergli direttamente se volesse sgattaiolare in una delle stanze della casa di Chan per limonare un po', non sembrava che Minho fosse interessato a quello. Più parlava, più gli chiedeva di sé. Di lui, della sua famiglia, dei suoi amici che erano letteralmente a pochi metri da loro. Della sua vita. E Jisung non aveva voglia di pensare alla sua vita.
Quello che gli dava ancora più fastidio era il fatto che Minho, al contrario, sembrava bloccato sotto ad una maschera, non voleva parlare particolarmente di sé. Cercava di spostare sempre il punto del discorso su Jisung, e per quanto normalmente gli piacesse parlare di sé, lo trovava fin troppo strano e appiccicoso.

I suoi amici continuavano a spostarsi, di qua e di là, parlare con uno e con l'altro, giocando a qualcosa o mangiando uno degli snack che Chan continuava a portare nella stanza. Le uniche persone che erano rimaste immobili erano loro due. Lì su quell'angolo del divano.

–Non vuoi parlare con qualcun altro?– gli chiese Jisung, ad un tratto.

Minho scosse la testa. –Sei interessante. Voglio sapere di più di te.

Jisung girò la testa, facendo una smorfia. Era in trappola.

–Ragazzi, io vado un attimo a prendere qualcos'altro da mangiare!– disse Chan, allontanandosi dalla stanza.

Lo sguardo di Jeongin raggiunse un attimo Jisung, un sorrisetto sul volto. Si sedette accanto al suo amico, sul bracciolo del divano, con l'obiettivo di infastidirlo, ignaro del fatto che in realtà lo stesse aiutando.

–Allora, vi trovate bene voi due?

Jisung annuì, silenzioso. Non odiava Minho. Era solo..leggermente troppo appiccicoso per i suoi gusti.

–Noto, siete fermi qui da quasi un'ora.

–Già.– rispose soltanto Jisung.

Jeongin si avvicinò all'orecchio di Jisung.

–Lo sai, se chiedi a Chan probabilmente ti lascia una delle sue stanze.

Jisung scosse la testa, sorridendo leggermente a Minho come per rassicurarlo sul fatto che non stessero parlando di lui alle sue spalle. –Non..pensavo a quello.

Jeongin lo guardò confuso. –Davvero?Sei sul serio interessato, allora?

Jisung scosse la testa di nuovo. No, non era interessato a Minho. Non voleva nulla da lui, in quel momento. Era partito dal volersi "divertire" un po' con lui se possibile, ed era arrivato al sentirsi in colpa per i suoi desideri. Minho era palesemente interessato a Jisung. A lui, come persona. E Jisung non voleva fare sesso con qualcuno che ci teneva a lui. O che avrebbe potuto farlo. Per ora, lo avrebbe considerato un amico. Un amico un po' appiccicoso, ma un amico.

–È carino. Ma non penso sia il mio tipo.– sussurrò, concludendo la conversazione lì, tornando con i suoi occhi su Minho.

Aveva perso un'opportunità, o forse la stava ancora perdendo. Erano mesi, anni che non stava con una persona. Aveva imparato ad odiare le relazioni, incapace di fidarsi totalmente di nessuno. Gli stava bene così. Un amico in più non avrebbe mai fatto male. Vero?

–Io...vado un attimo in bagno.– disse Minho, alzandosi dal divano.

–Oh, certo. Sai dov'è?

Minho annuì, sorridendogli leggermente prima di uscire dalla stanza.

Quella era la sua vera opportunità. Sarebbe stato cattivo a farlo? Probabilmente. Minho l'avrebbe presa male? Sperava di no. In fondo, non poteva essere certo del tutto del fatto che fosse colpa sua, no?

Jisung si guardò intorno. Chan era ancora via. Non lo avrebbe fermato. Changbin stava chiacchierando con Felix e Seungmin. Jisung si decise. Si alzò dal divano, camminando verso il suo coinquilino e attirando la sua attenzione fissandolo.

Changbin sospirò, comprendendo immediatamente cosa volesse fare il suo amico. Salutò gli altri due ragazzi, uscendo dalla casa senza dire nulla a Chan al fianco di Jisung.

–Mi spieghi perché te ne stai andando?– gli chiese, salendo in auto con lui.

–Ho avuto qualche problemino con una certa persona.– rispose Jisung, allacciandosi la cintura e mettendo in moto l'auto.

–Minho? Sembrava così calmo. Che tipo di problema?

–Non mi voleva lasciar stare. È letteralmente attaccato a me. Costantemente.

Changbin rise. –Sei così cattivo.

–Non farmi sentire in colpa.

–Te lo meriti. Lo sai che Chan sarà arrabbiato con te ora, vero?

Jisung annuì.

–Potevi almeno salutare Minho. Se ora pensa che sia stata colpa sua che fai?

Jisung sospirò, stringendo forte il volante tra le sue mani. –Spero non accada.– ammise.


hypnotic. | minsungWhere stories live. Discover now