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Erano passati vari giorni dall'ultima volta in cui aveva visto Minho. Era rimasto a casa, cercando di distrarsi in qualsiasi modo possibile, ma fallendo ogni volta. Era sempre lì, nella sua testa.

Quel giorno si svegliò all'una del pomeriggio, perché aveva passato tutta la notte a pensare a lui, senza neppure volerlo. Non riusciva ad addormentarsi, ed era finito per farlo fin troppo tardi.

Si girò nel letto, cercando con la mano la lampada sul comodino, accendendola.

Due colpi leggeri alla porta.

–Entra.– disse, la voce roca.

La porta si aprì lentamente, Changbin sporse la sua testa nella stanza, osservandolo. –Vuoi venire con me e Jeongin al centro commerciale?

Jisung scosse la testa, restando tra le coperte. –Passo.

–Sei sicuro?

–Sì, sono sicuro.

Changbin sospirò, lasciando andare la porta con la mano che la stava tenendo fino a poco prima e camminando in direzione dell'amico, sedendosi sul letto. –Stai bene? Quando te lo chiedo mi dici di sì, ma a me non sembri star bene.

–Sto bene, lo giuro. Ho solo bisogno di un po' di tempo per me.

–Non è che invece qualcun altro ha bisogno di tempo per sé? E non tu.

Changbin sapeva tutto quello che era successo. Jisung e Felix lo avevano raccontato un po' a tutti, per quanto fosse assurda la storia pensavano che dovessero saperlo. Un po' perché Minho aveva smesso di partecipare agli incontri, o di rispondere sulla chat di gruppo. Un po' perché sarebbero potute cambiare molte cose da quel giorno.

–Anche se è così, non me la sento di uscire ora.– disse, tirandosi una coperta sopra la testa, nascondendosi nel letto.

–Okay, non insisto.– disse Changbin, lasciandolo solo.

Jisung sospirò quando sentì la porta richiudersi, abbassando la coperta e respirando a fondo.

No, non sto bene. Non sto affatto bene.

Attese che il suo amico se ne andasse, uscendo finalmente dalla sua camera una volta che l'appartamento era vuoto. Si trascinò fino ad arrivare in cucina, cercando qualcosa da mangiare ma non trovando nulla di invitante. Erano giorni che mangiava schifezze perché non aveva la forza di cucinare. A volte Changbin cucinava anche per lui, forse si era accorto di tutto. Era possibile, data la domanda che gli aveva posto qualche minuto prima.

Jisung afferrò un bicchiere, riempiendolo di acqua e portandoselo alle labbra, sorseggiando con calma come se potesse farlo sentire più pieno, in quel modo. Non sentiva granché la fame, in realtà. Il brontolio del suo stomaco era più una sorta di sveglia che gli ricordava che avrebbe dovuto mangiare qualcosa.

E poi il suo viso comparse di nuovo nella sua testa. Il suo bicchiere cadde per terra, senza che potesse far nulla per fermarlo. Si frantumò in mille scheggie di vetro, che rimase a fissare per fin troppo tempo. Si sentiva come quel bicchiere, in quel momento.

Rise dolorosamente, sbrigandosi a mettere a posto e assicurandosi che non ci fosse più alcuna scheggia sul pavimento, dato che a Changbin piaceva andare in giro per la casa a piedi nudi.

Forse dovrei provare ad uscire. Forse restare qua tutto il giorno non mi fa bene.

Se ne ritornò in camera, aprendo la finestra e lasciando che la luce del sole entrasse nella stanza, poi cercando dei vestiti da mettersi. Optò per i più comodi e semplici possibile, una t-shirt e dei jeans neri. Si vestì in fretta, pettinandosi all'indietro i capelli piuttosto casualmente e recandosi in bagno un'ultima volta solo per lavarsi i denti. Uscì subito dopo, richiudendo la porta alle spalle e sperando che le sue gambe non avrebbero ceduto quando percepì la fatica nelle sue gambe mentre camminava verso l'ascensore. Molte volte utilizzava le scale, piuttosto che l'ascensore, ma in quel momento non aveva la minima voglia di farlo. Era troppo stanco.

Quando giunse nel giardino sul retro del palazzo, si bloccò ad osservare ciò che Minho aveva fatto per lui tante settimane prima, ormai. Era passato davvero tanto tempo.

Il sole illuminava dei fiori colorati che si trovavano nell'aiuola che una volta conteneva solo ortiche ed altre erbacce. L'erba era verde come non mai, libera da tutte quelle foglie che c'erano una volta. Jisung camminò verso l'aiuola, accovacchiandosi in basso per dare un'occhiata ai fiori che non riconosceva. Non aveva alcuna idea di come si chiamassero, ma erano bellissimi. Poi, senza neppure volerlo, si accorse di qualcosa nascosto dagli steli. Estese il braccio, afferrando con la mano destra una piccola scatolina trasparente dentro a cui c'era quello che sembrava un foglio di carta ripiegato. Si rialzò in piedi, andando a sedersi sulla panchina lì in parte ed aprendo con attenzione la scatolina, aprendo il foglio e leggendo tutto ciò che vi era scritto sopra.


Hey! Non so quando troverai questo e se mai lo troverai. Vorrei che fosse Han Jisung ad averlo, quindi se non sei tu, ti prego di lasciarlo al suo posto. :)

Non ho mai scritto una lettera al futuro, ma ho pensato che potesse essere interessante fare qualcosa di simile. Ultimamente non mi parli parecchio. Ho deciso di mettere a posto questo giardino perché pensavo ti sarebbe potuto piacere. Sono andato a cercare tutti quei fiori, è stato difficile sceglierne così pochi. E sono venuto qui in bici, non so se l'hai notato. È stato difficile trasportare tutti quei vasetti qui, ma credo proprio mi piacerà piantare tutti i fiori.

Chissà dove saremo in futuro. Ora, quando tu stai leggendo questo, dove siamo? Dove sono io? Suppongo tu sia in quel giardino. Perché non vieni a trovarmi? Probabilemente sono solo a casa. :(

Beh, non so se ha avuto senso scrivere tutto questo, ma forse ti ho fatto sorridere se hai trovato il mio regalo. Lo guardi il giardino? Tutto questo è per te.

Minho.


Jisung strinse il foglio tra le mani, sospirando e poi ripiegandolo con cautela.

Non posso venire a trovarti. Mi dispiace.

Sorrise leggermente, tornando nel suo appartamento solo per lasciare la scatolina. Non voleva perderla per nulla al mondo.

Quando scese di nuovo, si diresse verso la sua auto, salendo a bordo e iniziando a guidare lontano, verso qualche posto dove nessuno lo avrebbe potuto trovare, forse neppure i suoi pensieri.

Si ritrovò ore dopo in un luogo in cui era già stato. Un posto sperduto, isolato. Grandi prati interminabili, un solo albero che gli dava abbastanza ombra da coprire la sua macchina.

Nessuno passava mai in quel posto. Non sapeva il motivo, ma era davvero isolato. Forse era per quello che gli piaceva così tanto stare lì.

"Tutto questo è per te."

–Come ho fatto ad essere così stupido?– mormorò, abbandonando la testa contro il sedile.

Se solo avesse potuto essere una persona un po' più gentile e comprensiva, le cose con Minho sarebbero potute andar bene fino dall'inizio. Però comunque, sarebbe forse stato troppo difficile a quel punto stare senza di lui come doveva fare ora?

–Da quando sono così...così..aaAah!– disse, copendo con i pugni il volante davanti a sé, premendo senza volere il pulsante del clacson e spaventandosi da solo.

Aprì la portiera dell'auto, camminando fino a raggiungere il tronco dell'albero, posandoci una mano sopra. Anche quello gli ricordava Minho. Gli ricordava la storia che gli aveva raccontato quando era da lui in quel giorno di pioggia.

A quanto pare amo davvero Minho..


Quella sera pensava di aver raggiunto il suo limite. Pensava di non poter più far finta di star bene, di non riuscire più ad accettare tutto quello che stava succedendo senza provare ad aggiustare la situazione. Lui era certo di amare Minho. E capiva che l'altro ragazzo fosse confuso, ma erano passati così tanti giorni. Si sentiva spaventato e stanco al tempo stesso, ormai. Aveva disperatamente bisogno di cambiare come stavano andando le cose. Quanto altro tempo avrebbe potuto passare così, da solo, sentendo la mancanza di una persona che sapeva in fondo provasse le stesse cose per lui.

Iniziava a pensare che se non ci avesse provato, forse Minho stesso si sarebbe perso tra i suoi pensieri, dimenticandosi di come si sentisse davvero quando passava del tempo con lui. Jisung sapeva che si sentiva bene quando era con lui, ed era pronto a provarglielo. Ad aiutarlo a comprendere tutto ciò che aveva bisogno di capire.

hypnotic. | minsungDove le storie prendono vita. Scoprilo ora