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Alcuni giorni passarono. Di nuovo. Felix non riuscì a parlare con Minho, ma decise semplicemente di lasciar stare la faccenda almeno per un po', dal momento che l'amico sembrava non stare particolarmente bene.

Jisung continuò a non uscire con i suoi amici, continuò ad evitare Minho. Non troppo, giusto quanto serviva. Non sapeva quanto in realtà lo stesse ferendo con le sue azioni.

"Oggi che ne dite di andare tutti insieme da qualche parte a vedere le stelle?"

Un messaggio di Chan, sulla chat di gruppo. Jisung adorava guardare il cielo stellato d'estate, quando non faceva così tanto freddo da soffrire stando di fuori, sopportando quelle stupide zanzare che tentavano di mangiarlo. Ma non aveva intenzione di partecipare. Come al solito. Aveva intenzione di rimanersene a casa. Lasciò il suo cellulare sul tavolo della cucina, decidendosi a mettere un po' in ordine la sua camera dopo tutti quei giorni passati ad evitarlo. Una cosa alla volta, la sua stanza stava venendo liberata da oggetti ingrombranti che gli rendevano difficile il solo camminare in quel posto. Alla fine del suo arduo lavoro, si buttò sul letto, restando a guardare il soffitto per qualche istante ancora prima di alzarsi e andare a prepararsi la cena.

Changbin non era a casa quel giorno. Era totalmente solo. Era andato a visitare i suoi genitori, e sarebbe tornato solo alla fine del weekend, fra due giorni. Non gli dispiaceva avere un po' di extra privacy per un po', a dire il vero. Poter lasciare la tv accesa senza alcun problema, ascoltare musica fino a tardi, alta abbastanza perché avrebbe dato fastidio al suo coinquilino se l'avesse sentita, ma non da creare problemi con i suoi vicini.

Dopo aver cenato, afferrò di nuovo il cellulare che era rimasto fermo per tutto il pomeriggio, aprendo la chat di gruppo e leggendo i messaggi che i suoi amici avevano scritto. Tutti avevano accettato di partecipare all'incontro, tranne una sola persona.

Jisung sentì il suo cuore mancare un battito, una sensazione di nervosismo farsi strada dentro di sé. Minho aveva sempre partecipato a tutti gli incontri. Tutti. Non ne aveva saltato uno. Non era da lui saltarne uno.

Spero che stia bene..

Sospirò, chiedendosi se sarebbe stata una buona idea chiamarlo. Non lo sapeva con certezza. Era tutta colpa sua se ora doveva porsi quei limiti, lo aveva voluto lui stesso. Però in quel momento voleva davvero chiamarlo. Chiedergli se stesse bene. Sentire la sua voce. Cominciava a mancargli. Non perché era solo. Non perché avesse bisogno di attenzioni. Gli mancava davvero.

Osservò l'orologio sul muro, la lancetta dei secondi che si muoveva veloce, la sua guancia appoggiata contro la sua mano, il gomito sul tavolo. Poi il suo sguardo scese una volta ancora sul cellulare davanti ai suoi occhi. Lo prese, aprendo l'applicazione delle chiamate e facendone partire una verso l'ultimo numero che aveva tentato di contattarlo.

–Jisung..?

La sua voce. Gli fece venire i brividi. Lo fece sentire ancora più male. Cosa stava facendo? Si stava davvero tentando di allontanare da una persona che sembrava soltanto interessata in lui? Perché era così stupido ed egoista?

–Hey, tutto bene?– chiese Jisung.

–Mhm, sì, sto bene. Credo. Sì, tutto bene.

–Oggi non esci con gli altri.– disse, la sua testa che si girò verso la finestra che permetteva alla fievole luce del tramonto di entrare nella stanza.

–Già.– rispose soltanto.

–Mi chiedevo..avevo..ero preoccupato che ti fosse successo qualcosa. Dato che di solito esci sempre con loro. Ogni volta.

–Lo sai? Hai letto i messaggi sul gruppo?– chiese, ridacchiando.

Jisung respirò a fondo. –Sì.

hypnotic. | minsungWhere stories live. Discover now