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Jisung parcheggiò la sua auto nel solito posto, fermandosi a guardare la strada per qualche istante, quando ormai Changbin lo aveva già abbandonato, tornandosene a casa. La sua mente era piena di diversi tipi di pensieri, non riusciva a fermarla su solo uno di essi. Afferrò la chiave dell'auto, stringendola nel suo pugno, slacciando la cintura e finalmente uscendo.

Forse non avrei dovuto.

Il caldo estivo era asfissiante. Colpiva i suoi capelli così forte che se se li fosse toccato con una mano avrebbe sentito chiaramente il calore intenso. Ma non lo fece. Rimase lì, in piedi, il suo sguardo che si muoveva solo leggermente.

È inutile pentirmene ora.

Il ridere di una bambina in fondo alla strada fu l'ultima cosa che sentì del mondo esterno prima di rintanarsi nel suo appartamento, come faceva spesso.


Minho si guardò allo specchio, le mani sul lavandino. Fissava nei suoi stessi occhi quasi come se stesse cercando di capire se fosse davvero lui quello che aveva davanti. E tutti lo avrebbero preso per pazzo se avesse esternato quel pensiero, ma era esattamente ciò che stava facendo.

–Perché?– sussurrò, toccandosi il volto con una mano. –Perché continuo a comportarmi così?

Non lo voleva, affatto. Non capiva perché non riuscisse a staccarsi da Jisung. Per quanto ci provasse. Anche se lo trovava interessante, sapeva che avrebbe potuto tranquillamente parlare con qualcun altro. Anzi, no, avrebbe dovuto. Era così fastidioso che non riusciva a sopportare se stesso. Sempre a parlare, sempre a dire qualcosa, sempre a porre domande. Le sue pupille che non riusciva a staccare dal volto del ragazzo che aveva conosciuto pochi giorni prima. Non riusciva a smettere.

Prese un respiro profondo, concentrandosi. Forse se se lo fosse ripetuto abbastanza volte, sarebbe tornato a comportarsi come il lui di sempre.

Doveva solo calmarsi, era impossibile che qualcosa del genere stesse accadendo. Era impossibile che quel ragazzo avesse il potere di farlo cambiare così radicalmente appena lo vedeva. No, non era quello. Anche quando non lo vedeva, aveva la mente costantemente fissa su di lui.

Qualunque cosa stia succedendo, deve avere una spiegazione logica.

Ma non ce l'aveva. Non quella volta. Il suo mondo così ben regolato da spiegazioni e regole sensate era stato intaccato da un evento a dir poco inaspettato.

Rimase qualche altro secondo in quel bagno, lì, da solo, sperando che la sua testa in un qualche modo sarebbe riuscita ad ordinarsi. Poi prese un altro respiro pronfondo, aprendo la porta e percorrendo il breve corridoio che portava nel soggiorno di Chan. Il suo sguardo volò per la stanza, fermandosi prima sull'angolo del divano dove era seduto precedentemente, poi scovando ogni dettaglio del soggiorno.

Non era più lì.

Se n'era andato.

Si avvicinò a Felix e Seungmin, che ricordava stessero parlando con Changbin fino a poco prima. Prima che lui andasse in bagno.

–Hey...sapete dove-

–Se ne sono andati.– disse Felix. –Jisung e Changbin.

Seungmin annuì. –Non ci hanno detto nulla, ma sembrava che avessero qualcosa da fare.

Minho abbassò lo sguardo verso il cellulare tra le mani di Felix, tirando poi fuori il suo dalla tasca dei suoi jeans e controllando se Jisung gli avesse lasciato qualche messaggio. Nulla. Assolutamente nulla. Il suo pollice si mosse quasi più veloce dei suoi pensieri, ma riuscì a fermarsi pochi istanti prima di far partire una chiamata.

hypnotic. | minsungWhere stories live. Discover now