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Minho aprì gli occhi lentamente, risvegliandosi dopo una lunga notte tranquilla. La testa non gli faceva male come al solito, gli occhi non gli pesavano. Si tirò su, uscendo dal letto e camminando fuori dalla sua camera, scendendo le scale per poi giungere in cucina e prepararsi una tazza di tè da bere perché non aveva fame, ma sentiva che sarebbe stato meglio se avesse bevuto qualcosa.

Fissò il suo riflesso distorto sulla tazza mentre ci versava dentro dell'acqua bollente, immergendoci una bustina e sedendosi al tavolo in silenzio. Tutto era così silenzioso. Estremamente silenzioso. Per la prima volta in chissà quante settimane, la sua testa era libera da pensieri eccessivi.

La sensazione di mancanza che aveva provato precedentemente era ora sostituita da una di leggera solitudine, a cui era ben abituato. Si sentiva sempre così quando i suoi genitori lasciavano la loro casa per vari giorni di fila.

Prese un sorso della bevanda bollente, riappoggiando la tazza sul tavolo e alzandosi per camminare verso le tende che oscuravano il sole che altrimenti sarebbe entrato nella stanza. Sembrava una bella giornata. Tutto all'esterno era bagnato, o perlomeno umido, scintillava grazie a quei raggi luminosi. Quella vista era bella, lo avrebbe messo di buon umore facilmente se quello fosse stato un giorno come gli altri. Ma non lo era.

Perché quando si sedette di nuovo davanti a quella tazza, un nome trovò il suo posto nella sua mente. Non perché fosse obbligato da qualche forza esterna a pensarlo, no, era molto più naturale. Come quando ti svegli e piano piano ti ricordi che giorno è, cosa devi fare, controlli l'ora, ecc..

La sua testa aveva fatto un check mentale a tutto quanto ed era arrivata a lui. Jisung. Il ragazzo che non riusciva a lasciar stare. Il ragazzo che si era innamorato di lui. Il ragazzo che aveva preso il suo primo bacio. Il ragazzo che sapeva molte più cose di lui dei suoi amici, per qualche motivo.

Minho sospirò, finendo di bere il liquido contenuto nella tazza lentamente e lasciandola lì. Si trascinò su per le scale, poi cercò dei vestiti da mettersi, e si richiuse nel bagno per farsi una doccia che sarebbe durata ben più a lungo di quanto avrebbe voluto.

Rimase a fissare un punto a caso davanti a sé mentre l'acqua calda scorreva lungo il suo corpo, scendendo verso il basso, cadendo sempre più in giù. Aveva anche lui voglia di cadere, di lasciarsi crollare per terra, e di dimenticare tutto ciò che lo forzava a tenersi in piedi. Ma non poteva farlo. Lo avrebbe distrutto.

"Minho, io ti amo."

La sua voce risuonò nella sua testa attraverso un ricordo. Un ricordo che sembrava essere così lontano, ma non lo era. Affatto. Era successo tutto il giorno prima. Tutto in un solo giorno.

Sospirò, uscendo velocemente dalla doccia perché sapeva che se si sarebbe soffermato ancora più a lungo lì sarebbe finito per affogare nei suoi pensieri.


Passarono ore. Nulla di entusiasmante accadde in quella giornata. Tutto il contrario. Non riuscì a concentrare la sua attenzione su qualcosa di preciso. Sapeva che sarebbe dovuto andare a lavoro più tardi, e gli tirava un po' su il morale perché perlomeno avrebbe potuto distrarsi con qualcosa.

Ma il tempo passava lento. Passava così lento. Una volta diplomato, Minho aveva iniziato a pensare che il tempo scorresse troppo veloce. Si sentiva come se ogni volta in cui si sedeva un attimo per "godersi la vita" come aveva sempre fatto, perdesse oro prezioso. Ma in quel momento era il contrario. Perché il tempo era così lento? Perché non passava più in fretta?

Uscì di casa presto quel pomeriggio, diretto al solito convenience store in cui aveva lavorato per vari mesi ormai. Lavorò più del dovuto, occupandosi anche di alcune cose che non avrebbe necessariamente dovuto fare, tentando di non rimanere un attimo senza qualcosa di cui occuparsi, perché sapeva che se avesse iniziato ad annoiarsi, sarebbe stata la fine per lui.

hypnotic. | minsungDove le storie prendono vita. Scoprilo ora