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"Lasciare un messaggio dopo il segnale acustico."

–No, non me ne frega un cazzo del messaggio dopo il segnale acustico, chi li ascolta quelli? Eh? EHH??– disse Jisung, lasciando cadere il cellulare sul letto.

–Stai urlando contro il tuo cellulare?– gli chiese Changbin, da un'altra stanza.

–NO!– rispose Jisung, riprendendo il cellulare per mandare un altro messaggio a Minho.

Continuava in quel modo da qualche giorno ormai. Tentava di chiamarlo, gli scriveva ogni tanto, ma non provava ad andare a casa sua perché pensava che fosse troppo. Se Minho non lo voleva vedere, aveva tutti i diritti di evitarlo in quel modo. Sentiva soltanto la sua mancanza. Davvero tanto. E voleva provare ad aiutarlo. Non voleva che si sentisse solo in tutto quello che stava passando, ma non riusciva a trovare il modo di contattarlo, e ciò lo faceva impazzire.

"Per favore, chiamami. Ho bisogno di parlarti."

Jisung sospirò, chiedendosi cosa potesse fare in quella situazione. Era così che Minho si sentiva quando all'inizio lui non rispondeva alle sue chiamate? Fece una smorfia, realizzando quanto in realtà si odiasse da solo. Quanto odiasse la persona che era diventato.

Li starà leggendo i miei messaggi? Sta facendo la stessa cosa che facevo io, o non sta guardando il cellulare in generale?

Improvvisamente una sensazione di terrore si annodò nel suo stomaco. E se non stesse bene? Se si stava isolando da lui non perché fosse necessario, ma perché gli fosse successo qualcosa?

Afferrò di nuovo il cellulare, chiamando una persona diversa.

–Felix!

–Oh, hey! Hey, Jisung.

–Felix, Minho sta bene, vero??– chiese, forse suonando ben troppo preoccupato, ma non curandosene.

–Sì, sta bene. Non preoccuparti.

Jisung lasciò adnare un respiro che non si era neppure accorto di aver trattenuto.

–Ha solo bisogno di tempo per sé.– continuò Felix.

–Sì, capisco.– disse Jisung, solo perché si stava forzando a capire, ma ormai sentiva più dolore che altro nelle sue giornate.

–Tu stai bene?

Jisung non sapeva cosa rispondere di preciso a quella domanda, ma l'unica cosa che si sentiva di dirgli era di sì. Se quell'informazione avesse raggiunto Minho, avrebbe dovuto fare in modo che fosse un'informazione innocua. –Sì, sto bene. Volevo solo accertarmi che non gli fosse successo nulla.

–Mh-mh. Ho capito. Beh, scusami ma ora devo andare. Sono abbastanza impegnato.

–Ah, certo! Scusa per averti chiamato così a caso.

–Non preoccuparti! Ci vediamo.– disse il ragazzo, chiudendo la chiamata.

Sentì dei passi avvicinarsi alla porta della sua camera, poi vide il viso di Changbin affacciatovisi.

–Stai impazzendo?– gli chiese, ridendo.

Jisung annuì. –Sì, sto impazzendo.– rispose, mostrandogli un pollice in su.

–Beh, sembri star meglio della scorsa settimana, almeno.

Era vero? Jisung non sapeva la risposta. Sembrava anche a lui di stare meglio, ma allo stesso tempo aveva paura di cosa sarebbe successo se le cose fossero andate avanti così.


Nessuna risposta. I giorni passavano lenti, portandolo sempre di più verso l'arrendersi. Ma non avrebbe mai potuto arrendersi, anche se l'avesse voluto. Il suo cuore non era qualcosa che poteva controllare.

hypnotic. | minsungWhere stories live. Discover now