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Jisung alzò lo sguardo, trovando un orologio alle spalle di Minho, appoggiato sul suo comodino, che indicava l'una di notte. Era passato parecchio tempo da quando era arrivato lì. Avevano parlato per un po', e continuato a stare abbracciati. Minuti, ore, erano volati via come fossero secondi.

Iniziava a chiedersi se fosse ormai ora per lui di tornare a casa, ma non sapeva come dirlo all'altro ragazzo, che ormai apriva gli occhi pochissime volte, la sua espressione estremamente assonnata. A dire il vero, anche Jisung iniziava a sentire un po' di sonno, ma si teneva sveglio il più possibile, ricordando che doveva ancora guidare per tornarsene a casa.

–Minho.– sussurrò, attirando la sua attenzione. Il ragazzo riaprì gli occhi lentamente, sbattendo le ciglia un paio di volte ed osservandolo silenzioso, attendendo che parlasse ancora. –Sei stanco?

Annuì, richiudendo gli occhi e stringendo le sue braccia intorno a Jisung di nuovo, prima di lasciare la presa e abbandonare la testa contro il cuscino.

–Forse è meglio che vada. Così puoi dormire.

Minho spalancò gli occhi con molta più forza, tornando a stringere Jisung con le sue braccia. –Ti prego, non andare.– disse. –Non mi piace il buio.

Jisung rise piano. –La tua stanza non è al buio.

–No, non intendo questo..– disse poi, respirando a fondo il profumo che emanava Jisung, non sapendo quando avrebbe potuto sentirlo nuovamente.

L'oscurità che Minho tanto temeva non era più quella cosa concreta che osservava fuori dalla finestra durante la notte. La sua paura non era più soltanto paura di qualcosa di piuttosto concreto. Quell'ansia che provava quando pensava al dover uscire di notte, era la stessa di quando si trovava senza Jisung. Quando non era lì con lui, quando non rispondeva alle sue chiamate, ai suoi messaggi. Sentiva un vuoto dentro di sé, un'oscurità che non gli piaceva affatto. E che era possibilmente peggiore dell'uscire di casa di notte. Aveva paura. Aveva così paura.

–Puoi rimanere qui?– si decise a chiedergli, ormai totalmente sveglio a causa del suo cuore che aveva iniziato a battere molto più veloce di prima.

Jisung lo guardò, posando poi una mano sul suo viso. –Tutto bene?

Minho annuì. –Sto bene.

–Vuoi davvero che io rimanga qui?

Minho annuì di nuovo, richiudendo gli occhi.

–Okay.– disse Jisung, tirandosi su solo per afferrare la coperta sottile e coprirli entrambi, felice della sensazione ma domandandosi se così avrebbe fatto troppo caldo. –Okay.– ripetè, continuando a guardare il ragazzo davanti a lui.

Minho scivolò dall'abbraccio giusto quel po' che gli serviva per trovare una posizione confortevole per poter dormire, trattenendo uno del braccio di Jisung tra le sue mani. Jisung rise dolcemente, chiudendo gli occhi a sua volta e attendendo affinché il sonno lo trovasse.

Era stanco, davvero stanco. Aveva passato fin troppe cose durante quella giornata, ed era felice di lasciarle tutte indietro. Non voleva pensarci. E il fatto che si trovasse lì lo aiutava. Non era solo tra i suoi pensieri.

Jisung si svegliò con la luce della stanza ancora accesa. Era ovvio, ma quasi si era dimenticato di essere ancora lì. Si tirò su leggermente, osservando Minho vicino a lui dormire beatamente. Aveva lasciato il suo braccio, e ora stava dormendo per conto suo nella sua metà del letto. Jisung non pensava di aver visto qualcosa di così bello per un bel po' di tempo. Rimase incantato ad osservare il modo in cui ciocche castane ricadevano sui suoi occhi chiusi, le sue lunghe ciglia che si intersecavano con fili di capelli, le sue labbra socchiuse appena.

hypnotic. | minsungWhere stories live. Discover now