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Edith

La casa di Gyles e Montgomery non era come mi ero immaginata. Avevo pensato ad una struttura tetra, trascurata, cadente e non l'esatto opposto: il colore steso sulla muratura era fresco, pulito, luminoso, le persiane erano aperte e il giardino era potato alla perfezione. Sembrava esserci vita, movimento, lì dentro.

Aggrottai le sopracciglia. Dez Stone ormai era morto da settimane, per cui l'abitazione doveva essere disabitata, quindi come poteva essere tutto così curato? Forse io e Montgomery ci eravamo sbagliati: i suoi genitori avevano venduto la casa ad altri acquirenti e non a lui, e il suo incontro con Gyles era stato un episodio isolato. 

Mi sporsi all'albero dietro cui ero nascosta per approfondire l'indagine, ma bloccai i miei passi quando una macchina blu si fermò davanti alla staccionata bianca. Mi coprii di nuovo e provai a controllare chi fosse senza farmi scoprire. Intanto dall'auto era uscita una ragazza longilinea, con i capelli neri, la camminata sicura e lo sguardo attento. Tutto in lei mi era familiare e,anche se l'avevo vista solo due volte -la notte in cui mi aveva salvato e il pomeriggio in centrale a Manhattan- la collega di Haywood era inconfondibile. Era una di quelle persone che era difficile dimenticarsi. Ma cosa ci faceva lei nella vecchia casa di Montgomery? 

La seguii con lo sguardo. La detective chiuse le portiere dell'auto, percorse il viale acciottolato, raccolse la chiave di riserva dentro un vaso e, dopo essersi guardata intorno, entrò. Aspettai che si chiudesse la porta alle spalle, poi ancora qualche minuto, quindi uscii allo scoperto e mi avvicinai furtivamente all'abitazione.

Con passo lento feci il giro del giardino e raggiunsi una delle finestre sul retro. Mi sollevai in punta di piedi e feci leva sul davanzale per vedere meglio: Lyle, che si era tolta la sciarpa e il cappello, si spostò nel vano adiacente, quindi approfittai della situazione per analizzare la stanza. Si trattava di un salone: due divani erano disposti al centro della camera, intorno ad un tappeto, mentre la tv era incastrata in mezzo ad un'enorme libreria. Spostai lo sguardo sulle pareti e per poco non mi venne un colpo: quella che vedevo era una lavagna con le foto della mia famiglia?

Siccome la vista era in parte ostruita dalle tende, ritornai con i talloni a terra e, dopo aver raccolto dei mattoni poco più in là, li impilai per creare un appoggio più alto. Anche se fui sul punto di scivolare più volte, poiché instabile, mi arrampicai e assottigliai lo sguardo per vedere meglio.

Porca puttana. Imprecai quando realizzai che la mia famiglia non fosse l'unica ad essere segnata su quella lavagna: sulla opposte alle foto dei miei genitori, della mia e di Dez Stone, c'erano incollate quelle di Haywood, di Heath, di Gyles accompagnate da appunti. Morta? 

Lessi sotto il ritratto di-. «Cosa stai facendo?»

Sobbalzai e scivolai dalla pila di mattoni gridando.

«Stai bene?» 

Alzai lo sguardo da terra ed incontrai quello della collega di Haywood, che allungò una mano per aiutarmi. L'accettai e mi rimisi in piedi.

«Sì, grazie» Mi spolverai i vestiti e mi sistemai lo zaino sulle spalle.

«Io stavo aspettando un amico, comunque. Mi ha detto che abita qui» Indicai la casa mentre rispondevo alla sua prima domanda, fingendo di non essere stata colta a spiarla.

«Tu sei la collega di Haywood, vero?»

«Lyle Martinez in persona, piacere» Mi sorrise e mi invitò a seguirla lungo il viale pieno di ciottoli, verso la sua auto.

«Piacere mio, non ho mai avuto modo di ringraziarti per la sera al Saturn» La buttai lì, cambiando discorso e prendendo tempo per pensare ad una fuga pulita. Non volevo rimanere incastrata nell'ennesimo disastro, quindi l'idea era di risultare una ragazza a modo ed innocente ai suoi occhi. Lyle era una detective e aveva un buon intuito, ma come diceva il detto? Tieniti stretti gli amici ma ancor di più i nemici.

Succederebbe Tutto - H.S.حيث تعيش القصص. اكتشف الآن