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Haywood

Ero stato ufficialmente sollevato dal mio incarico fino a nuovo ordine. 

Come mi sentivo?
Strano. 

Ero arrabbiato perché, ancora una volta, mio padre si era intromesso nella mia vita?
Molto. 

Avrei rispettato la decisione del commissario Gemini?
Nei limiti del mio possibile.

Infatti, quella mattina, dopo essermi svegliato ed aver fatto una colazione abbondante a base di pancakes e succo d'arancia, mi ero fatto una doccia veloce, mi ero vestito, ed ero uscito con casa con l'intenzione di continuare l'indagine per conto mio. Se mio papà credeva che avrei ceduto soltanto perché mi aveva messo all'angolo, si sbagliava di grosso: più mi ostacolava, più io non demordevo. Non a caso, alle sei e trentadue minuti -così recitava l'orologio sul cruscotto- ero già arrivato davanti casa di Jane Reyes: dopo aver approfondito la situazione dell'imprenditore morto a Chicago e della sparizione di Dez Stone, trovando una possibile pista nuova, avevo deciso di concentrarmi sulla ricerca di prove tangibili che testimoniassero l'esistenza di Gia Blue Reyes. Se fosse innocente? Avevo i miei dubbi, per questo dovevo assolutamente trovarla.
Non sapevo il perché, ma avevo la sensazione che potesse essere la chiave di tutto.

Slacciai la cintura di sicurezza, presi il cellulare sul sedile del passeggero, uscii dal fuoristrada e bloccai le portiere. Mentre mi avvicinavo all'ingresso di casa Reyes, tirai su fino al collo la cerniera del paravento e mi sistemai il cappellino di lana sulla testa: odiavo indossarlo, perché era pruriginoso e mi appiattiva i capelli, ma il freddo era arrivato prima del previsto e ammalarmi non rientrava nei piani. Avevo troppi impegni per restare a letto con quaranta di febbre.

«Ispettore Atkinson, che piacere incontrarla.»

«Il piacere è tutto mio, agente Clark.» Strinsi la mano che aveva allungato e: «La prego di chiamarmi Haywood, però.»

Mi era sempre piaciuto il fatto di aver ottenuto tanta autorevolezza all'età di soli ventitré anni ma, quando dovevo interagire con persone mature e rispettabili come l'adulto davanti a me, sentirmi dare del lei mi metteva particolarmente a disagio.

Mason Clark era uno degli uomini più altruisti e buoni con cui avessi mai lavorato: sebbene avesse trent'anni di carriera alle spalle era umile e disponibile, ed era anche un ottimo padre e marito. Sua moglie Elaine era stata licenziata senza preavviso dal suo ultimo impegno e, da un giorno all'altro, lei e il suo coniuge si erano ritrovati in un mare di merda: avevano cinque figli da mantenere - Eloise, Matt, Gary, Gillian, Andrew- , ognuno con specifiche esigenze da soddisfare, e dovevano ancora finire di pagare il mutuo al di fuori delle altre tasse, e un solo stipendio non era più bastato a mantenere una famiglia tanto numerosa. Le bollette e le rare arretrate si erano accumulate velocemente, e alla fine la loro casa era stata pignorata: la famiglia Clark era rimasta per strada. Ricordavo ancora di quando lo avevo scoperto: ero entrato nel suo ufficio e avevo trovato sul retro tre dei suoi figli che dormivano in sacchi a pelo. Invece di rimproverarlo per la scarsa professionalità e di fare la spia con i superiori, mi ero seduto sul pavimento accanto a loro per trovare una soluzione. Dopo una settimana di pratiche, telefonate e richieste di agevolazioni ero riuscito a trovare una casa in affitto per l'intera famiglia, un nuovo lavoro per la signora Elaine e per i due figli maggiori Eloise e Matt. Avevo aiutato i Clark con tutto il cuore, e da allora il signor Mason mi trattava come se fossi un paladino, un eroe, mi dava del lei, mi venerava e ciò mi imbarazzava: io non ero nessuno, in confronto alla sua grandezza.

«Cosa posso fare per te, ispet-Haywood?» Si sistemò meglio la sciarpa intorno al collo.

«Dovrei effettuare un controllo.» Indicai la casa oltre le sue spalle.

Succederebbe Tutto - H.S.Where stories live. Discover now