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Edith

Stavo camminando e riflettendo sul da farsi da dieci minuti ormai, indecisa se fare una deviazione nella mia vecchia casa oppure se andare direttamente in stazione.

Mentre ci pensavo, mi sistemai meglio lo zaino sulle spalle e sbuffai quando la manica del maglione si incastrò con la spallina. La spinsi dentro il giubbotto di jeans e contemporaneamente mi maledii per non averla restituita ad Haywood.

Non ero più sicura di volerlo incontrare di nuovo dopo la sua uscita di scena: ancora non riuscivo a capacitarmi di come mi avesse circuita e poi, una volta ingannata, se ne fosse andato come se nulla fosse, con un'affermazione a dir poco scortese.

Sperava di non vedermi più.

La sua dichiarazione non mi aveva sorpreso perché lui era fatto così: formulava un pensiero e poi lo rivelava ad alta voce e senza filtri, però il suo atteggiamento mi aveva deluso lo stesso.
Non mi aspettavo una separazione eclatante, degna di un film, con i due protagonisti che finivano per scambiarsi un bacio passionale, perché noi eravamo conoscenti, ma credevo che in quanto tali avremmo potuto salutarci almeno con rispetto reciproco.

Era evidente che lui non l'avesse pensata così e, per quanto mi riguardava, eravamo a posto.

Almeno non mi avrebbe più cercata, se fossi sparita una volta per tutte.
Soprattutto perché era stato chiaro nel lasciarmi intendere che non avrebbe più abbandonato il suo lavoro per perdersi in sciocchezze come me.

Però mi andava veramente bene, lo giuravo: preferivo di gran lunga l'Haywood ispettore, determinato e irremovibile, che lo scorcio di ragazzo che avevo potuto conoscere nelle ultime ventiquattro ore o poco più.

Perlomeno quel suo lato riuscivo a capirlo e, a fatica, a gestirlo.

Alla fine decisi di recarmi direttamente in stazione, perché se ci fossero stati dei poliziotti davanti casa mia non sarei stata in grado di spiegare il mio legame con la vittima senza contraddirmi. 

Annoiata, scalciai un sassolino e lo vidi rotolare fino a quando non cadde in un tombino.

Non sapevo davvero cosa farne del mio futuro, al momento.

Notai che uno dei miei anfibi si fosse slacciato e, borbottando, mi chinai per legarlo.

In quel momento mi passò accanto un fuoristrada a tutta velocità, che provocò una ventata tale da farmi perdere l'equilibrio facendomi cadere con il sedere per terra. Insultando mentalmente il conducente, finii di fare il fiocco e mi tirai su, ma quando ripresi a camminare, notai che la macchina in questione avesse arrestato la sua corsa al fondo del marciapiede.

Doppiamente coglione, pensai mentre proseguivo in quella direzione. Tanto fumo per niente, per fermarsi pochi metri più avanti.

A volte non riuscivo ancora a capacitarmi della stupidità delle persone.

Mi affiancai al veicolo e, da curiosa quale fossi, gettai uno sguardo all'interno di essa, fino all'istante in cui il guidatore abbassò il finestrino per rivelarsi.

«Mi stai seguendo, per caso?!» Domandai infastidita.

Haywood, d'altro canto, mi guardò con la sua espressione strafottente e compiaciuta. 

«Non da molto in realtà.» Picchiettò le dita sul volante, spostando l'attenzione oltre il parabrezza.

«Posso sapere il motivo di questo pedinamento?» Appoggai le mani sopra il finestrino ormai del tutto abbassato.

Succederebbe Tutto - H.S.Where stories live. Discover now