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Stavo buttando nel cestino dell'immondizia i residui dell'impasto della torta di mele che avevo messo in forno, quando Cindra -la madre di Haywood ed Heath nonchè mio superiore- scostò le tendine blu ed entrò nella cucina con un vassoio vuoto in mano.
Mi alzai di scatto, e mi misi sull'attenti per essere disponibile ad aiutarla mentre lo posava sul bancone al centro della stanza e si muoveva verso il forno. La seguii con lo sguardo, osservandola scrutare il frutto del mio lavoro, e trattenni il respiro. Sperai di non aver combinato un pasticcio, dato che l'ultima volta che avevo preparato un dolce era stato insieme a mia mamma all'età di dieci anni.

«Sembra buona.» Si voltò. «Ottimo lavoro, Edith.»

Mi sorrise.

«Grazie mille, signora Atkinson.» Ricambiai.

Mi aspettai che se ne andasse, invece fece il giro del bancone e si fermò davanti a me. Fugacemente lanciò un'occhiata dietro le mie spalle, nell'esatto punto dove sulla parete era stato appeso un orologio, e poi si concentrò di nuovo su di me, in particolare sulla mia mano destra.

Durante il colloquio non mi aveva posto domande circa il perchè l'avessi bendata, -adesso era coperta da un guanto-, probabilmente Haywood le aveva detto qualcosa, ma il suo sguardo sembrava carico di dubbi, perciò mi preparai ad essere scartata e rifiutata.

«Sei sicura di riuscire a lavorare?»
I suoi occhi, verdi come quelli del fratello minore di Heath, cercarono i miei ed io, con un sorriso tirato, annuii.

«Certo, non è nulla.» Tentai di convincerla, perchè avevo assolutamente bisogno di quel lavoro.

In questi pochi giorni avevo sprecato molti dei miei risparmi, dovevo recuperarli al più presto, quindi avrei potuto sopportare il dolore portato dalle ferite inferte con il vetro.

«Allora se ne sei sicura, ti assumo volentieri.» Replicò.

La mano di Cindra si posò sulla mia spalla, in un gesto di conforto, e io non potei far altro che stringerla con le mie dita in segno di ringraziamento.

«Sei stata molto brava oggi, Edith. Davvero molto precisa e recettiva, come il resto del team.»

Registrai il complimento, e per poco non mi misi a piangere.
Cindra mi aveva momentaneamente salvata e non potei che esserle grata: quell'impiego rappresentava la luce alla fine del tunnel.

Avevo passato giorni interni a scappare, ad essere in crisi per aver rischiato di perdere tutto quello che avevo costruito negli ultimi anni, e sapere di poter riprendere in mano la mia vita mi rassicurava abbastanza.
Abbastanza, sottolineai nella mia mente, perchè la famiglia Atkinson era piena di poliziotti e un solo passo falso avrebbe potuto trasformarsi nella mia rovina.
Mi ero promessa di starle lontano, eppure era l'unica che sembrava offrire il meglio per me, in quel momento.

«Adesso capisco il perchè Haywood abbia insistito così tanto per farti avere quel colloquio dopo che non ti eri presentata.»

L'affermazione che Cindra aggiunse prima di andarsene e di lasciarmi sola spense il sorriso che avevo sulle labbra, facendo spazio alla confusione sul mio volto.

Cosa aveva visto in me, oggi, attraverso le parole che le aveva detto il figlio? Ma, soprattutto, perchè Haywood le aveva messo così tanta pressione se poi mi aveva chiaramente lasciato intendere che lo avesse fatto per se stesso?

Mi iniziava a girare la testa, e per poco non persi l'equilibrio quando appoggiai le mani ai lati del bancone in marmo, freddo.

Sentendo menzionare il nome di Haywood percepii una fitta allo stomaco, i battiti del cuore ebbero dei piccoli soffi, e la tensione si propagò in ogni parte del mio corpo.
Non riuscivo più a comprendere cosa fosse vero o finto nelle sue parole, non ero più in grado di prescindere le sue intenzioni. Quel ragazzo era un grande punto interrogativo, mi aveva messo in difficoltà da quando mi aveva arrestato, non aveva mai accennato ad essere collaborativo se non per secondi fini, e adesso sua madre mi rivelava che avesse visto in me quel qualcosa che Haywood le aveva fatto capire.

Succederebbe Tutto - H.S.Where stories live. Discover now