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Haywood

«Sono torna-» Mi bloccai sull'uscio della porta.

Edith, colta di sorpresa e girata di spalle, sobbalzò sul posto e si portò una mano sul petto.

«Che infarto.» Sussurrò una volta girata, con i capelli arruffati e gli occhi vigili.

Stava indossando una delle mie felpe senza il mio consenso, per questo entrambi avevamo fermato i nostri movimenti non appena avevo fatto irruzione nella nostra stanza: lei nervosa perchè aveva trasgredito una delle mie regole -non toccare la mia roba- ed io confuso perchè non pensavo potesse farmi questo effetto vedere Edith con i miei indumenti addosso.

Non era la prima volta che vestiva una delle mie tute, ma quando gliel'avevo offerta a casa dei miei genitori prima di rinchiuderla nella mia camera, non ci avevo fatto caso perchè non mi interessava minimamente.
Invece, adesso, vedere la felpa scivolare giù per le sue braccia, superando le mani e le cosce -era larga e lei minuta-, mi fece provare tenerezza. Con il cappuccio semi sollevato e i capelli in disordine sembrava molto più giovane e ancora più piccola ed indifesa.

La stavo squadrando con attenzione ed Edith se ne accorse, infatti provò a sistemarsi il ciuffo dietro le orecchie, però non mi importò di essere scoperto perchè mi piaceva quello che stavo vedendo e volevo esplorare più a fondo ciò che stavo provando.

Una sensazione nuova che mi ricordava di un tempo lontano.

«Io...ehm...Non volevo prenderti la felpa.» Tentò di giustificarsi e io scrollai le spalle.

Mi tolsi il cappello, la felpa e gli anfibi e li sistemai accuratamente al loro posto, quindi le riservai un'altra occhiata e la sorpassai dirigendomi verso il minifrigo vicino alla scrivania.

Edith, invece, rimase ferma al suo posto seguendomi con lo sguardo: ero voltato di spalle, ma sentivo i suoi occhi trapassarmi le scapole. Ero fulcro della sua attenzione e lo sapevo perché ogni parte di me era tesa.

«Io avevo solo freddo.» Continuò a scusarsi, come se la mia calma la terrorizzasse più della mia rabbia.

«Hai fatto bene. Stai tranquilla, Edith.» La rassicurai prendendo una bottiglietta d'acqua naturale e svitandone il tappo. 

Non avrei negato ad una ragazza malata di privarsi del calore di cui necessitava, soprattutto se lei non aveva con sè i vestiti adatti per poter combattere i brividi.

«Tieni.» Allungai il sacchetto di carta che afferrò ed aprì subito. 

Edith si era seduta di nuovo sul letto, si era tirata le coperte su per le gambe e aveva infilato una mano dentro la confezione, tastandone il contenuto come avrebbe fatto una bambina curiosa con un regalo la mattina di Natale.

Davanti a quella vista un lieve sorriso si aprì sulle mie labbra, così mi andai a sedere vicino a lei per vedere la sua reazione. 

«Io non ti capirò mai.» Affermò non appena estrasse un enorme biscotto con uno smile disegnato con la glassa.

Mi era sembrata una buona idea portarle qualcosa da mangiare che fosse anche simpatico da vedere, sia perchè era molto triste, sia perchè malata, ma -adesso- la sua risposta mi aveva fatto sentire un coglione.

Nella mia immaginazione avevo pensato lei sorridermi e ringraziarmi, quindi rimasi piuttosto deluso, anche se Edith aveva i suoi buoni motivi per sembrare perplessa.

D'altronde anch'io mi sentivo un perfetto idiota.

«Perchè?»

«Perchè sarebbe più facile se fossi veramente uno stronzo. Credevo mi avresti preso in giro perchè mi sono messa a piangere oppure che avresti fatto pesare la mia presenza in questo viaggio, invece questo gesto è stato davvero...» Si fermò per ricercare il vocabolo adatto. «Dolce. Sei stato molto dolce e...premuroso. Ecco tutto.»

Succederebbe Tutto - H.S.Where stories live. Discover now