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Edith

Il campanello posto in cima alla porta tintinnò quando varcai la soglia del Castillo's, il famigerato forno e bar della madre di Heath, Haywood ed Hailee.

Una volta entrata, mi avviai alla cassa dove una giovane dipendente si alzò dalla sedia per accogliermi.

Ricambiai il suo sorriso.

«Buonasera, cosa posso fare per lei?» Mi domandò con garbo mentre mi sistemavo davanti al bancone.

«Salve, avrei un colloquio fissato per le diciannove con la signora Atkinson.»

«La vado a chiamare subito. Nell'attesa può accomodarsi tranquillamente nella zona bar, se preferisce. Potrebbero volerci dei minuti.»

«Grazie.» Sorridendomi cordialmente, Lucille -così recitava il suo cartellino- si congedò e sparì nel retro del negozio, oltre l'arco con le tendine che divideva la pasticceria dalla cuicina.

Rimasta sola e in preda all'agitazione, iniziai a camminare avanti e indietro lungo la vetrina del bancone, rimandendo particolarmente sorpresa dalla cura e dalla disposizione degli alimenti in vendita. Separati in una ventina di file e ancora divise per quattro sezioni, erano state sistemate diverse qualità di dolci e panini, di differenti colori, forme e sapori che, tutti insieme, erano un grande colpo d'occhio per il cliente: li avrei assaggiati tutti, se solo ce ne fosse stata la possibilità.

«Edith Ross, giusto?» La voce della signora Atkinson giunse all'improvviso dietro le mie spalle, facendomi sobbalzare, quindi mi misi sull'attenti e mi girai.

Vista dal vivo la mamma dei tre fratelli sembrava persino più giovane rispetto al ritratto che avevo scorto in casa sua, con quei capelli corvini raccolti in due trecce a corona e il rossetto marrone sulle labbra. Indossava una maglietta e un pantalone blu, proprio come quelli che avevo visto ad Heath poche ore prima, ma entrambi gli indumenti erano coperti in parte da un grembiule bianco con il logo del negozio cucito sopra. Era così composta e pulita che mi sentii a disagio con la mia camicietta stroppicciata e i capelli sconvolti dall'umidità.

«Salve.» Lisciai il tessuto di cotone sulla pancia. «Sono Edith Ross, sì.»

Mi presentai, indecisa se allungare una mano o meno, ma quando la mamma degli Atkinson mi porse la sua, io la strinsi con decisione.

«Finalmente ho il piacere di incontrarla.» Cercò il mio sguardo, che si fece trovare: «Prego, mi segua.»

«Mi dia del tu, per favore.» La pregai mentre ci dirigevamo alla zona bar che mi era stata indicata poco prima dalla sua dipendente.

La sala, che si trovava nell'ala est del negozio, era dotata di poltroncine tinta pastello e di tavolini in marmo bianco accostati ad un lungo bancone. Ogni elemento di quella stanza era curato nel minimo dettaglio, proprio come il resto della pasticceria. Era eccezionale. Sembrava una bomboniera.

«È veramente bello il suo negozio.» Mi complimentai sinceramente, e non perchè avessi voluto fare la leccapiedi per ottenere il posto di lavoro, anche perchè dubitavo che quella tattica avrebbe funzionato con la signora Atkinson, che era irremovibile quasi quanto i figli. A sommarsi alla sua autorevolezza, il fatto di non essermi presentata al primo colloquio, azione che sicuramente era già stata scritta nella lista dei contro della mia assunzione.

«E mi dispiace per non essermi presentata stamane.»

«Non preoccuparti, signorina Ross. Haywood mi ha spiegato la situazione.» Il suo sguardo si concentrò sui tagli che non ero riuscita a coprire con il fondotinta, in particolare quelli delle mani, e il suo viso si fece compassionevole.

Succederebbe Tutto - H.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora