21

78 4 14
                                    

Edith

«Come fai a mangiare tutta quella roba senza ingrassare?»

La cameriera servì al mio accompagnatore il secondo hamburger e la terza porzione di patatine, e si congedò per lasciarci consumare la nostra cena in tranquillità.

Heath, che ora era seduto dal lato opposto del tavolo, mi aveva portato in un piccolo pub nel centro del quartiere,- il migliore per la qualità della carne-, e da allora avevamo scherzato senza sosta.
Da persone mature avevamo deciso di accantonare le incomprensioni passate, e adesso stavamo trascorrendo una piacevole serata l'uno in compagnia dell'altra. Anche se -lo ammettevo- il mio pensiero correva ad Haywood di tanto in tanto: la sua proposta mi aveva spiazzato e la sua reazione mi aveva lasciata con l'amaro in bocca.

Dopo che Heath, una volta varcata la soglia della cucina, aveva proposto al fratello di unirsi a noi, questo aveva risposto: «Assolutamente no, grazie.», aveva preso la ciotola e aveva gettato l'impasto della torta che stava preparando nell'immondizia, mi aveva oltrepassato con indifferenza ma badando bene a colpirmi la spalla e se n'era andato.
Ci ero rimasta male, ma Heath non aveva infierito e, insieme, avevamo concordato di archiviare quel momento infelice per passare una serata leggera.
Gli ultimi giorni erano stati stressanti, tra una discussione e l'altra, per cui ero contenta di essermi ritagliata qualche istante di pace. 

Avevo bisogno di distrarmi, altrimenti la curiosità mi avrebbe divorata.

Perché Haywood aveva deciso di includermi nella sua serata?

Cos'era cambiato in quelle ore, tra noi?

E perché temevo il mio ritorno in albergo?

Erano tutte domande che continuavano a frullarmi in testa, ma più passava il tempo, più realizzavo che non avrei trovato più l'Haywood sorridente e scherzoso di ore prima.
Si era arrabbiato e i suoi occhi, quelli che mi avevano inchiodata sul posto, ne erano stati la prova. Tuttavia non aveva il diritto di sentirsi offeso: avevo scelto di passare la serata con suo fratello, e noi avevamo litigato prima di allora. Non eravamo mai stati amici, io ed Haywood. Quindi perché prendersela?

Strinsi i pugni sotto il tavolo.
Non era giusto che mi stesse facendo sentire in colpa: Haywood se ne sarebbe andato e io sarei rimasta con Heath, con il quale avrei dovuto condividere i giorni a venire.
Non avrei potuto fare altrimenti.
Che poi, seriamente si sarebbe aspettato di farmi accettare il suo invito senza riserve?

Questa volta, quella nel torto, non ero io. No. Perciò era inutile che continuassi ad assilarmi con stupidi pensieri ed era ora che iniziassi ad accantonarli per concentrarmi sul futuro, per approfondire la mia conoscenza con Heath, che perlomeno ci sarebbe stato.

«Ho due lavori e un po' di tempo libero per andare in palestra, per cui mi tengo in forma. Anche se credo non ingrasserei se decidessi di smettere di andarci.» Addentò un pezzo di hamburger.

«Come fai a gestire tutti questi impegni senza impazzire o stancarti?»
Immersi la patatina fritta nel ketchup e me la portai alla bocca.
 
«I turni al Castillo's sono più flessibili rispetto a quelli del supermercato, che invece sono molto rigidi, e per fortuna mia mamma me li fa gestire in modo tale che non si sovrappongano.»
Bevve un sorso di birra. «Per esempio, l'altro giorno ho coperto l'ultimo turno al supermercato, quindi ieri ho lavorato in pasticceria la mattina e oggi la sera, e così via. Perciò non mi pesa.» Constatò.

«Si, ma quando riesci a riposarti oppure a dedicarti all'attività fisica?»

Mi rimboccavo sempre le maniche quando si trattava di dover lavorare, ma non avrei saputo condurre la vita frenetica di Heath. Gestire due lavori, ritagliarsi del tempo per sé, dedicarsi alla famiglia...Io non ne sarei stata capace. Già mi risultava difficile vivere nell'ignoto, figuravamoci se avessi aggiunto il resto. 

Succederebbe Tutto - H.S.Where stories live. Discover now