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Alla fine eravamo tornati dagli Atkinson. Heath aveva insistito per regalarmi il suo vecchio smartphone e io avevo accettato perché i miei risparmi stavano per finire. Anche se Cindra mi aveva pagato per intero una mensilità che non mi spettava, gran parte di essa l'avevo spesa a Chicago, perciò dovevo limitare gli acquisti superflui come un cellulare.

«Oggi niente Harley Davidson?» Chiesi al conducente che abbassò il finestrino dopo aver accostato la macchina al marciapiede. «La mia bimba non è adatta per le avventure in posti sperduti nel nulla.»

«Perché, lei lo è?» Indicai la Mercedes-Benz 300 SL -mio padre era un collezionista da giovane- che di colore azzurro era a dir poco stupenda.

Montgomery scrollò le spalle, ignorando la mia domanda, e sbloccò il baule con la leva interna dell'auto invitandomi a posare lo zaino. Lo gettai svogliatamente e poi richiusi con vigore il portabagagli. Aprii la portiera e, sospirando, salii dal lato del passeggero. Mi tolsi la sciarpa, il giubbotto e li buttai sui sedili posteriori, infine mi allacciai la cintura di sicurezza e portai lo sguardo oltre il parabrezza.

Siccome nessuno dei due era interessato ad avviare una conversazione, il silenzio finì per incombere sull'abitacolo come la ghigliottina sul capo del condannato a morte. Tuttavia non ci diedi peso: né io né Montgomery volevamo essere amici. Avevamo tanti difetti, ma non eravamo ipocriti. Infondo, se avevamo deciso di accantonare le divergenze, era soltanto perché uno era utile per raggiungere lo scopo dell'altra.

«Secondo me, al nostro ritorno, dovremmo vendicarci di quei due stronzi.» Ruppe il ghiaccio.

«Perché hanno avuto la brillante idea di farci trascorrere del tempo insieme in un casotto dimenticato dagli uomini?» Lo guardai di sottecchi e sorrisi di traverso. «Sì, penso che dovremmo fargliela pagare.»

Dopo aver ricaricato lo smartphone ed aver acquistato una nuova sim, Heath aveva creato un gruppo online con me, Ivor, Montgomery - I piccoli detective- per organizzare il piano: Blake e Atkinson sarebbero rimasti nel Queens per sorvegliare eventuali movimenti strani di Royce, quali contatti o telefonate con il capo di Haywood, e per cercare ulteriori prove o documenti su Dez Stone. Io e Johnson, invece, avremmo dovuto dirigerci verso il posto segreto di mia mamma per tentare di scovare qualcosa che avrebbe potuto condurci al suo assassino e per far luce sulla teoria del suicidio.
Se in un primo momento sia io che Montgomery ci eravamo fortemente opposti a tali suddivisioni, quando Ivor ed Heath ci avevano ricordato di avere dei lavori e di doversi prendere cura di Hailee, avevamo acconsentito. A conti fatti, soltanto noi due non avevamo una vita che potesse essere definita tale.

Sospirai e spostai lo sguardo oltre il finestrino. «Che sospirone.»

«Già.» Appoggiai la testa contro il vetro.

«Brutti pensieri?» Montgomery mise una mano davanti la bocchetta del riscaldamento e poi girò la manopola sul caldo.

«No, voglio solo dare un senso a tutto questo.»

«È una roba grossa, come dicevo.» Picchiettò le dita contro il volante. Lo guardai con la coda dell'occhio. Perché si stava sforzando di mettere in piedi un teatrino in cui si mostrava compassionevole e gentile?

«Sai? Non devi fingere di essere mio amico o di esser felice di fare questa cosa con me.»

«Non lo sono, infatti.» Accelerò ed ingranò la quinta marcia. Eravamo entrati in tangenziale, ormai. «Dico solo, dato che è una situazione di merda, che sarebbe meglio parlarne con Haywood. Sicura di non volerlo fare?»

«No. Anche se sono stata tentata di raccontargli tutto una volta, credo che non se lo meriti. Non posso farlo.» Giocai con un filo scucito del maglione azzurro di Haywood, l'unico che avevo scelto di non restituirgli.

Succederebbe Tutto - H.S.Onde as histórias ganham vida. Descobre agora