XXXIV.

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Avevo lo sguardo perso nel vuoto dei sotterranei in cui Dantalian mi aveva detto di farmi trovare, ricordando le urla e le botte di Denholm di qualche tempo prima, quando una nota di colore rosso mi si parò davanti al viso. 

Focalizzai meglio e notai un bouquet di fragole, alcune semplici e altre con metà di esse intinte nel cioccolato. Dischiusi la bocca. «Ma che...».

«Un bouquet speciale per una persona speciale». Mi sussurrò all'orecchio. 

Presi il bouquet dallo "stelo" di cartone e sorrisi. «Sei fantastico».

«Lo so». Gongolò. «Adesso mi aspetto un bacio».

Inclinai la testa con un ghigno malefico sul volto. «No, non credo. Poi ti abitui e-».

Fui bruscamente interrotta dalla sua bocca sulla mia, mentre la sua mano stringeva la mia nuca e mi impediva di scappare dalla sua presa. Non che la mia idea fosse quella, anzi. Avrei barattato ogni tipo di dolore per un solo altro secondo di quel paradiso, dove le sue labbra danzavano sulle mie. 

Si staccò, ma mantenne un'espressione famelica. «È meglio che mi stacchi o l'addestramento andrà a puttane come il mio autocontrollo».

«Addestramento?». Rubai una fragola e la morsi. Lui mi rubò il pezzo rimanente e se lo ficcò interamente in bocca, sotto il mio sguardo molto infastidito tanto quanto scherzoso. 

Annuì, posando li bouquet all'interno di un sacchetto, così da non farlo sporcare, e si tolse la felpa che aveva indossato. Rimase con una maglia a mezze maniche nera e una tuta del medesimo colore, proprio come me, che avevo indossato una canottiera e dei leggings aderenti. Infatti, non si perse l'occasione di squadrarmi con un sorrisetto, prima di tirare fuori dal suo zaino qualcosa che mi mostrò poco dopo.

«Dove li hai presi quelli?». Dischiusi la bocca con sorpresa.

Si strinse nelle spalle. «Ho i miei rifornitori».

«Che ci devi fare?». Mi accigliai.

«La drag queen». Alzò gli occhi al cielo e mi passò dei tacchi a spillo neri laccati lucidi. «Servono a te, non a me».

Riprendere in mano qualcosa che è stato parte essenziale della tua vita e che poi ha smesso di esserci è strano. Come osservare la propria anima fuori dal corpo. 

Mi piegai in avanti per indossarle e la mia altezza crebbe di qualche cm, all'incirca dodici. Quando mi tirai su lo vidi osservami con un sorriso che non aveva niente a che fare con i suoi soliti ghigni o il suo solito modo velato di prendermi in giro. Mi osservò fiero, malgrado ancora avessi fatto meno di zero, e questo mi scaldò. 

«Adesso possiamo iniziare». 

Assottigliai lo sguardo. «A fare?».

«A combattere. Non mi fermerò finché non mi farai sanguinare il naso come i vecchi tempi, Tiam». Strinse il suo pugno con la mano e fece scricchiolare le ossa, esattamente come iniziai a fare io. 

Cominciò a girarmi intorno. «Ti ricordi almeno la teoria?». Annuii. «Quali sono i punti più critici di un corpo?».

«Occhi, gola, parti intime, tempia, fianco, ginocchio». 

TecumWhere stories live. Discover now