XLVIII.

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"Sono pronto a dirti addio 
ma non sono pronto a sentirlo da te."
- Anonimo

❄︎

Dantalian

L'unico pensiero che avevo in mente, oltre il desiderio di uccidere Kyran, era raggiungere Myn e Honey che avevo visto rientrare nell'istituto da una delle enormi finestre che aveva Denholm nel piano del suo ufficio. Non avevo idea del perché fossero tornate indietro, ma lo avevano fatto.

«Che cosa diavolo state facendo?». Ringhiai alle loro spalle, facendole sobbalzare. 

Myn mi osservò colpevole. «Ximena ha scoperto che Nezha è rimasta qui ed è tornata indietro. Non potevamo lasciarla da sola!».

«Quindi siete tornate tutte e tre indietro, ergo nessuno è più andato a chiamare aiuto?». Assottigliai lo sguardo. 

Honey si morse la guancia. «Ehm, beh... messa così». 

«Adesso entrambe girate i tacchi e correte a chiamare aiuto!».

Myn mi fulminò. «Non lasceremo Arya, Nezha e Ximena da sole».

«Non sono da sole infatti, amore mio». Un tocco di bianco si palesò al mio fianco e l'inconfondibile odore di vaniglia che emanava mi colpì. «Ci siamo io, Dantalian e Melville. Fra poco arriveranno anche Rut, Erazm e Med e andrà tutto bene, voi mettetevi al sicuro». Nivek assunse un sorriso rassicurante. 

Honey e Myn lo guardarono con paura, ma solo quest'ultima parlò. «E tu? Tu ti metterai al sicuro?». 

Nivek le si avvicinò con una falcata e le accarezzò i capelli con una mano, mentre con l'altra salì dal fianco, indugiando sulla parte della pancia, e poi si fermò sul cuore. «Io sarò sempre al sicuro se ci sarai anche tu. Mentre Dan si occuperà di quel figlio di buttana, io andrò ad aiutare Mel e Arya, voi chiamerete aiuto, nel frattempo arriveranno gli altri e tutto questo sarà il bruttissimo ricordo di un fantastico nuovo inizio». Per loro era quasi impercettibile la nota di incertezza che trapelava dalla sua voce, ma io la sentii tutta. C'era qualcosa che non andava nel bucaneve. 

«Col cazzo. Tu vai con loro e ti metti al sicuro». Avanzai a braccia conserte e li fissai male tutti e tre. 

Nivek mi gettò addosso uno sguardo pieno di rabbia. «Credi che io me ne stia qui, fermo senza fare nulla, mentre i miei due fratelli sono in pericolo di vita in mezzo a due psicopatici?».

Lo fissai a lungo. Così tanto che ad un certo punto iniziò a battere i piedi sul pavimento in maniera nervosa, fissandomi con uno sguardo che non ammetteva un "sì" alla sua domanda retorica. Poi spostai lo sguardo sulle due ragazze. «Correte. E non fermatevi finché non troverete aiuto».

Afferrarono il concetto alla svelta, visto che al mio ordine si precipitarono fuori. Myn, prima di correre via, si fermò per baciare più volte l'intero viso del suo ragazzo, o quel che era, e le vidi una lacrima solcare la sua guancia mentre gli sussurrava qualcosa come "non abbiamo una seconda chance, perciò ti prego stai attento, che non posso tornare a casa senza di te". 

Non poteva perché la sua casa era lui. Non aveva nient'altro al di fuori di quelle quattro mura, se non lui.

Quando furono abbastanza lontane da non sentirci mi voltai e gli posai le mani sulle spalle, scuotendolo con forza. «Tu e Melville siete ciò che di più vicino all'amicizia io abbia mai avuto. Siete i miei fratelli, i miei migliori amici, e ho perso così tante persone nel momento in cui ho iniziato ad amarle che tutto ciò mi fa paura. Non voglio perdervi». Mormorai con voce rauca. 

TecumWhere stories live. Discover now