XXXVIII.

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Non avevo mai visto i nostri amici così felici prima d'ora e solo in quel momento mi resi conto di cosa volesse dire essere amici. Quando io e Dan eravamo entrati in mensa mano nella mano, anche se nascoste dietro la schiena per non dare troppo nell'occhio, loro ci avevano fissati da due tavoli diversi e opposti l'uno all'altro con sguardi complici. C'era chi rideva felice, chi batteva le mani fingendo di farlo per altri motivi, chi sorrideva a trentaquattro denti e anche chi ci osservava con un ghigno malizioso, ma sempre orgoglioso di noi.

Come avevamo deciso già il giorno prima, oggi ci saremmo seduti insieme ad Erazm e gli altri, anche se Dantalian passò prima dal tavolo dell'Élite per beccarsi qualche spallata e qualche pugno affettuoso. Era sempre strano per me vedere come i ragazzi dimostravano affetto fra di loro, ma alla fine erano sempre quelle le amicizie più sincere e durature.

«Ma guarda, finalmente non siamo più solo io e Ximena la coppia di questo tavolo». L'ironia tagliente di Rut non mancò all'appello, continuando a parlare anche dopo essersi ficcato in bocca una polpetta di carne di dubbia provenienza. Tanto lui non sentiva nulla.

La piccola dolce strega usò per la prima volta la magia per far cadere il bicchiere d'acqua di Rut sul tavolo e lo fulminò. «Vuoi smetterla?».

«Smettila tu! Hai da poco imparato a controllare i tuoi poteri e mi stai già urtando i nervi». Ringhiò, pur mantenendo un tono basso, mentre si apprestava ad utilizzare un tovagliolo per tamponare l'acqua.

Mi sedetti accanto a Med, stranamente, e Dantalian al mio fianco aveva, alla sua sinistra, Erazm. Di fronte a noi c'erano i due litiganti. Fissai con sorpresa e soddisfazione Ximena. «Ce la stai facendo?! Miei dei, non hai idea di quanto sia orgogliosa di te!». Le presi la mano e la strinsi forte.

Sorrise timida. «Avevo bisogno di un certo tipo di miccia che accendesse il fuoco, a quanto pare...».

«Per precisare, la miccia sono io. Come Dantalian è la miccia di Arya». Il mio caro amico Rut mi fece l'occhiolino e io alzai gli occhi al cielo.

Dan, in risposta, si stiracchiò come un gatto. «E che miccia. Una di quelle che fa faville, fuochi d'artificio proprio. Ammetto però, a differenza tua, che per prima è stata lei la mia».

Rut ci osservò curioso, passando lo sguardo fra me e Dan, masticando con lentezza e indifferenza. Poi ci puntò con la forchetta di plastica. «Secondo voi chi si è innamorato prima fra loro due?».

«Secondo me in contemporanea, ma non se ne sono resi conto». Med, malgrado gli occhi palesemente spenti, sorrise. Fisicamente sembrava ciò che era, di una bellezza pura come solo un guerriero greco poteva essere, ma per noi che lo conoscevamo bene era palese la sua stanchezza fisica, data dalle spalle ricurve, il suo giocare con il cibo, i capelli poco curati e le labbra all'ingiù.

«Mmh, secondo me prima Arya». Ximena mi osservò con un sorrisetto.

Erazm, invece, si sporse in avanti per farci un occhiolino malizioso, ma dai suoi occhi chiari era facile vedere quanto fosse felice. Il suo sguardo, però, ricadde sul ragazzo al mio fianco e si spense come una stella lontana, con il dolore che gli attraversava lo sguardo come un lampo.

«Concordo... con Med». Mormorò e tutti ci silenziammo per qualche secondo.

«E sbagliate tutti quanti». Dantalian decise di salvare la situazione e mi obbligò ad accettare la polpetta al sugo che mi stava servendo, imboccandomi come una bambina. La carne non era male, ma il sugo era decisamente troppo poco dolce.

TecumWhere stories live. Discover now