XLII.

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«Cosa si dà a colazione ai mocciosetti?». Dantalian fissò il buffet del primo pasto della giornata con sguardo confuso.

Lo osservai a metà fra il divertito e il rimprovero. «Vuoi smetterla di chiamarli così?». Presi un piattino in cui posai un vasetto di yogurt bianco e una porzione di cereali, mettendo un paio di fragole già tagliate attorno.

«Rassegnati, flechazo. Non chiamerò mai nessun bambino in nessun altro modo che non sia ciò che è, ovvero "moccioso"». Nel suo piattino mise una tazza di tè freddo al limone, delle fette biscottate e una porzione monouso di marmellata alle ciliegie.

Scossi la testa esasperata e mi incamminai verso la camera di Amaya, che era anche quella di Damian visto che dormivano sempre insieme, ed è lì che facevano colazione per non mischiarsi ai ragazzi più grandi. Per non farli sentire a disagio, essendo gli unici bambini dell'orfanotrofio. Dan mi seguì senza dire più niente, ma quando misi un piede sul primo gradino iniziò a darmi una sculacciata per ognuno di essi, così fino ad arrivare al dormitorio.

«Hai finito?». Gli dedicai un sorriso acido.

Annuì tranquillo. «Per ora sì, mi inventerò qualcos'altro per avere il modo di toccarti ancora».

Sbuffai rumorosamente e aprii la porta della camera della bambina con il piede, che era socchiusa, sentendo chiaramente Damian avvertirla che era ora di mangiare. Lei batté le mani felice, ma quando ci notò corrucciò la fronte dalla pelle liscia e gli occhi grandi le si riempirono di confusione.

«Perché ci siete voi?». Damian, già vestito come un piccolo principino, storse il naso.

Dantalian posò il piatto sulla scrivania e ci si appoggiò. «Preferivi forse rimanere digiuno, moccioso?».

Amaya si portò le manine alla bocca, cercando di nascondere una risatina causata probabilmente dal soprannome che usava sempre Dan verso i bambini, Damian lo fulminò chiaramente e io tossii teatralmente. Il mio demoniaccio mi fece l'occhiolino.

«Tutti i componenti dell'Èlite oggi sono fuori, per motivi... personali, tranne noi che siamo rimasti qui per badare a voi». Sorrisi nel modo più dolce possibile e Amaya ricambiò, Damian invece no. Fissò solamente il piattino dove erano poggiate le fragole.

Poi sbuffò. «Non sembra, visto che Amaya è allergica alle fragole. Bel modo di badare». Dischiusi la bocca sconvolta, non sapendo cosa dire.

«Senti, mocciosetto-».

Agguantai il braccio muscoloso di Dantalian, che si era proteso in avanti verso il bambino dai capelli scuri, cercando di placare i bollenti caratteri di entrambi che si scontravano come onde e scogli. Scossi la testa sempre più esasperata. «Non ci è stato detto, ma è anche vero che tutti sanno quanto tu ti prenda cura di lei, quindi... noi siamo qui solo per supervisione».

Questo sembrò placarlo, e anche soddisfarlo, visto che annuii tranquillo e incitò Amaya a sedersi alla scrivania, inserendole un cuscino sotto ai piedi per farla diventare più alta. Scambiò le fragole del piattino di lei con le sue fette biscottate e la marmellata alle ciliegie, insegnandole come spalmarla senza sporcarsi. Una volta finito, lui mangiò le fragole con il tè e lei lo yogurt con i cereali e le fette biscottate a parte.

«Damian, non avrai fame dopo? Se vuoi vado a prenderti qualche altra cosa da mangiare». Mi corrucciai, ma lui scosse la testa.

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