10. Damon

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 <<Sì, mamma non preoccuparti, mangio bene e faccio il bravo>>, ripeto per la seconda volta al telefono. Non riesco a nascondere un sorrisetto.

<<Ti conviene Damon Baker o prendo il primo volo e vengo a prenderti a calci. Sarai anche grande e grosso adesso, ma mi aspetto che tu fili liscio>>.

Sghignazzo. <<Sissignora>>.

<<E non chiamarmi signora! Non sono così vecchia!>>.

Alzo gli occhi al cielo. <<Ma se hai iniziato ad avere qualche capello grigio in più!>>

Sospira esasperata. <<Tutta colpa tua che mi fai dannare!>>, esclama.

Parcheggio la macchina fuori dallo stadio. <<Ehi, ma'. Devo andare ad allenarmi e non posso fare tardi>>.

<<D'accordo tesoro. Ti voglio bene e chiamami!>>

Sorrido. <<Ti voglio bene anche io. Ciao!>>.

Maddison Baker è la donna della mia vita. Adoro mia madre. Potrà anche non essere sangue del mio sangue, ma per me lei è l'unica. Anche mio padre è importante. Mi hanno accolto in casa loro quando avevo sei anni e da allora non hanno fatto altro che amarmi incondizionatamente. Sono stato un bambino fortunato.

La mia madre biologica è una drogata. Ho vissuto con lei fino ai sei anni. Ricordo tutto lo schifo che ho passato con lei. Quando mio padre mi ha trovato, una sera, ero denutrito, sporco e stanco. Vagavo per la città da ore in cerca di mia madre.

Era andata in overdose e l'avevano portata in ospedale. Appena si era rimessa, era scappata ed era sparita. Io sono stato dato in affidamento temporaneo ai Baker e da allora non li ho mai lasciati. Mi hanno adottato ufficialmente a dieci anni e da allora non mi è mai mancato niente.

Per me sono loro i miei genitori.

Entro in spogliatoio buttandomi la borsa su una spalla. I ragazzi sono già tutti qui e si stanno preparando per l'allenamento. Sabato comincerà il campionato e sono eccitato, cazzo. Giocheremo in casa e non c'è niente di meglio del nostro pubblico per incitare la squadra. Se ci penso ho già i brividi.

Mi cambio rapidamente e prendo il casco con il mio nome da sopra l'armadietto. Sono pronto a sudare e spegnere il cervello per le prossime due ore.

La discussione con Audrey di ieri sera e il fatto che sia uscita con quel coglione, mi ha lasciato irrequieto e nervoso. Non sopporto stare così. Specie per una ragazza che non mi vuole.

Quando mi presento in campo, il coach mi affianca. <<Sei pronto per sabato? La botta come va?>>.

Mi accarezzo il fianco distrattamente. <<Meglio. Ieri Chad mi ha massaggiato e ha detto che sono guarito>>.

Mi tira una pacca sulla spalla. <<Splendida notizia! Ora porta le chiappe in campo e comincia a correre>>.

Questo uomo mi mette una paura fottuta. Quando si incazza potrebbe perfino farci piangere, ma sta costruendo una grande squadra. Sentiamo tutti che questa sarà la nostra stagione. Siamo su di giri e pronti a fare il culo a tutti.

Dopo scatti, addominali, flessioni e tutta la preparazione fisica finalmente passiamo alla mia parte preferita: provare gli schemi. Micah chiama lo schema e io mi metto in posizione. Sono pronto a scattare. Mi lancio in avanti verso la linea di meta, evito tre mie compagni che mi sono subito addosso e guardo in direzione del mio quarterback. La palla parte dalle sue mani e traccia un lungo arco in aria. Vola... vola... e finisce fra le mie mani tese un attimo prima di venire placcato.

QUALCUNO COME TEWhere stories live. Discover now