60. Damon

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Amami quando non lo merito. 

E' lì che ne ho bisogno. 

(Paky)

Guardo l'ora sulla parete di fronte a me e mi metto di scatto in piedi dalla panca. Merda. Ho perso la cognizione del tempo. Sono stato in palestra ore e ore a sfogare la rabbia che sento montare dentro da quando mio padre mi ha fatto quelle rivelazioni.

Non riesco a smettere di pensarci.

Raccolgo le mie cose da terra e mi metto a correre fuori dalla palestra. Sono quasi le dieci della sera e Audrey mi aspettava per cena. Ore fa. Non ho più scuse. Non essermi presentato probabilmente è l'ultima cosa che poteva sopportare da parte mia.

Mi precipito al bar, consapevole che probabilmente non sarà ancora lì ad aspettarmi, ma decido di provarci ugualmente. Shawn, appena mi vede, incrocia le braccia e mi guarda storto. <<Ti ha aspettato per ben due ore e se n'è andata>>, dice anticipando la mia domanda. <<L'hai lasciata qui in quel vestitino blu super sexy a sorseggiare un drink in mia compagnia>>.

Gli rivolgo un'occhiata omicida. Sta parlando della donna che amo. <<Sta' zitto. Non sono affari tuoi. La prossima volta però che ti vedo sbavare sulla mia ragazza, ti prendo a cazzotti>>. Giro i tacchi e corro fuori. L'unico posto in cui sono convinto di trovarla è la sua stanza.

Ho ancora la chiave magnetica che ho "preso in prestito", perciò mi risulta semplice intrufolarmi di soppiatto nella sua camera. Appena spalanco la porta, però la sua voce mi blocca sulla soglia.

<<Non provarci nemmeno ad entrare>>, mi avvisa. Sta lanciando le sue cose alla rinfusa dentro la valigia aperta sopra il letto.

Il mio cuore si blocca per un secondo. So che è arrabbiata, ma non voglio che se ne vada. Ho così bisogno di lei in questo momento che mi sento male all'idea che ora è lei a volermi chiudere fuori.

Mi faccio coraggio e chiudendo la porta alle mie spalle, la raggiungo. <<Audrey>>, ci provo.

Lei mi lancia quello che ha in mano, un flaconcino di shampoo, che schivo all'ultimo secondo. <<No, Damon. Esci da qui e vattene. Non voglio più vederti>>. Le si spezza la voce sulle ultime lettere.

Mi avvicino ancora e le blocco un polso con la mano, portandomela contro il petto. Evita di guardarmi, ma smettere di riempire a caso la valigia. Un piccolo traguardo. <<Mi dispiace>>, mormoro contro i suoi capelli, cercando di abbracciarla.

Non combatte e non mi respinge, ma si tiene lontana. È già più di quanto mi aspettassi. <<Continui a ripeterlo ma inizio a non crederci più>>.

Affondo una mano fra i suoi capelli, mentre con l'altra le alzo delicatamente il viso così che è costretta a guardarmi negli occhi. <<Sono stato un pessimo fidanzato con te, mi dispiace davvero tanto averti deluso. Non voglio che tu soffra. Ci penso già io per entrambi>>.

<<Che cosa significa?>>, chiede confusa.

<<Dopo te lo spiegherò, ma prima promettimi che non tornerai a casa senza di me>>.

Scuote la testa. <<Sono incazzata con te>>.

Accenno un sorrisino. <<Lo so e fai bene ad esserlo>>.

Mi guarda storto. <<Domani torno a casa. Mi hai promesso una cena e non ti sei presentato. Dio solo sa cosa cazzo stavi facendo di così importante per darmi buca!>>, alza la voce. Mi spinge via, ricordandosi all'improvviso che ce l'ha con me. Mentre la stringevo sembrava esserselo scordato.

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