51. Audrey

9.8K 330 30
                                    

Finisco il turno alle due di notte e come uno zombie mi dirigo verso la macchina accompagnata da Corey, il nostro bodyguard del locale. Sono sfinita e agitata. L'unica cosa che vorrei fare è tornare a casa, infilarmi fra le braccia di Damon come succede spesso negli ultimi mesi e dormire per giorni interi.

Solo che la fitta al cuore mi ricorda che Damon non sarà a casa ad aspettarmi questa sera.

Mi trascino dentro casa e i miei coinquilini girano la testa nella mia direzione. Mi hanno aspettata sveglia nonostante anche loro siano sfiniti dalla trasferta di due giorni. Stanno giocando ad un videogioco ma non sembrano molto concentrati in quello che fanno.

Sono preoccupati per Damon tanto quanto lo sono io.

<<Ehi, Dee>>, mi salutano in coro.

Abbandono il cappotto su una sedia e mi avvicino al divano. <<Novità?>>, domando trattenendo a stento uno sbadiglio.

Micah scuote la testa. <<No, nessuna>>, dice mortificato.

Credo che si sentano tutti in colpa per non aver seguito il loro amico quando sono scesi dalla corriera. Non è colpa di nessuno. Damon voleva sparire e ci sarebbe riuscito in ogni caso.

Ethan spegne la televisione e si alza stiracchiandosi. <<Penso che dovremmo tutti andare a dormire. Sono sicuro che Damon sa cavarsela da solo e se non vuole il nostro aiuto che vada a quel paese!>>. È arrabbiato con il suo amico. Lo capisco. Anche io lo sono.

Ethan è il primo a sparire di sopra, seguito a ruota da Dylan. Micah invece mi segue in cucina, dove mi verso un bicchiere d'acqua. Ho lo stomaco completamente chiuso e questa sera non ho nemmeno cenato.

<<Stai bene, Dee?>>, domanda appoggiandosi contro il bancone.

Scuoto la testa. <<No, vorrei soffocarlo con le mie mani>>.

<<Già>>, conferma. <<Siamo in due>>.

Le occhiaie profonde sotto i suoi occhi mi spingono a costringerlo ad andare a dormire. <<Vai a letto, Micah. Ti prometto che ora ci andrò anche io>>.

Si avvicina e mi stampa un bacio sulla guancia. <<Tornerà>>, dice semplicemente. Non rispondo perché non so se sarà davvero così e non voglio nemmeno illudermi.

Continuo a pensare che se non torna è perché non vuole affrontare me.

Appena resto da sola, mi ritrovo a fissare il pavimento grigio sotto i miei piedi, assorta nei miei pensieri. Nella mia testa scorrono le immagini della mattina precedente prima che lui partisse. Non riusciva a staccarsi da me. Ha detto di amarmi, cazzo. E poi lo ha ripetuto anche al telefono qualche ora più tardi.

Gli occhi mi pizzicano per le lacrime che sto trattenendo con forza da tutto il giorno. Non voglio cedere. Io non sono così. Detesto piangere, mostrare la mia debolezza. Anche se sto soffrendo dentro, non riesco a lasciarmi andare. A volte penso di essere rotta.

Dei rumori mi riscuotono dalla trance. Una chiave che gira nella serratura. Mi raddrizzo e mi metto in ascolto. Si, è la porta di casa.

Scatto in piedi e corro verso l'ingresso proprio nel momento in cui la porta si apre e Damon fa il suo ingresso in salotto. Tiene gli occhi bassi e il viso è nascosto sotto il cappuccio della felpa della squadra. Non riesco a vedere il suo viso, ma appena mi arriva il suo profumo alle narici, mi sento stringere il cuore in una morsa.

Faccio un passo nella sua direzione. Non mi ha ancora notata. <<Damon...>>, sussurro. Sono pronta a scattare verso di lui, abbracciarlo prima e riempirlo di pugni dopo, ma lui alza lo sguardo e mi gela sul posto.

<<No>>, dice secco. Ha la voce roca come appena sveglio o di quando è eccitato. Sembra non parlasse da un po'.

Una furia cieca si impossessa di me. <<Dove sei stato?>>, domando incrociando le braccia al petto. Sono incazzatissima.

Scuote la testa. <<Non ho voglia di parlare>>. Mi supera e si dirige verso le scale.

Allungo una mano verso di lui e lo fermo per la manica della felpa. Non si gira a guardarmi nemmeno una volta. <<Sono stata in ansia tutto il cazzo di giorno!>>, urlo. <<Ti abbiamo cercato dappertutto e ora rientri in casa alle tre di notte dopo esser stato chissà dove e non mi dici niente?>>.

Nemmeno la mia voce esasperata e arrabbiata scatena qualcosa in lui. <<Non ti devo dire sempre dove sono. Non sei mia madre e non ho più cinque anni>>. La calma con cui parla e pronuncia questa parole mi mette i brividi. Sento il gelo congelarmi i muscoli.

Ok, wow. Siamo a questo punto, dunque. <<Vaffanculo!>>.

Nessuna reazione. <<Hai finito?>>, domanda abbandonando il braccio contro il fianco e sfuggendo dalla mia presa. <<Sono stanco>>. Sale i gradini uno alla volta e mi lascia imbambolata a fissare la sua schiena. Sento la porta della sua stanza chiudersi e la chiave che gira nella serratura. Chiude fuori tutti, me compresa.

Mi abbandono in un gradino delle scale e mi prendo la testa fra le mani. Ma cosa cavolo è appena successo? Quello non era affatto il mio Damon. Il ragazzo dolce e scherzoso di ieri sembra esser sparito e al suo posto è tornato un'altra persona.

Cedo alle lacrime e i miei singhiozzi rompono il silenzio della casa.

Non so per quanto tempo resto qui, sola a piangere ma ad un certo punto mi riscuoto, mi alzo e mi rintano nella mia stanza. Sulla sedia, sulla scrivania ci sono i vestiti sparsi di Damon. Fra le lenzuola e il mio cuscino c'è impresso il suo profumo.

Damon...

Damon che dorme nella stanza di fronte alla mia e che mi ha chiuso fuori dalla sua vita all'improvviso, senza una spiegazione. Damon che questa sera mi ha spezzato il cuore nonostante non glielo avessi ancora donato del tutto.

I miei occhi si spostano sulle sue cose sparse e mescolate alle mie e non riesco a reggere. Recupero un paio di pantaloncini e una maglietta larga ed esco dalla mia camera. Questa notte, dopo tutto quello che è successo, non riesco a stare qui.

Dopo essermi infilata il pigiama, mi butto sul divano e al contrario delle mie aspettative, crollo in un sonno agitato.

------------------------------------------------------------------------------------

ASPETTO CON ANSIA I VOSTRI COMMENTIIII!! VI LEGGO SEMPRE SIETE SPLENDIDI! GRAZIE 

QUALCUNO COME TEWhere stories live. Discover now