35. Damon

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Ci sono più di otto mila persone attorno a me, seduti nelle poltrone dello stadio, ma in testa ne ho solamente una: Audrey. Oggi non c'è in mezzo al pubblico e la sua mancanza mi fa sentire scarico. Dopo la notte scorsa, non avrei voluto lasciarla. Solo che il dovere chiamava e sono salito nel pullman della squadra.

Condividere la mia storia con lei è stato così semplice. Le parole sono uscite da sole e con facilità. Non avevo mai raccontato tutte quelle cose a nessuno. Sono felice che sia stata lei la prima.

È l'unica per me.

Una strana nostalgia mi prende alla sprovvista negli spogliatoi. Mancano circa dieci minuti all'inizio del riscaldamento e me ne sto in disparte. Tenere le distanze da quel pagliaccio di Asher mi sta aiutando a concentrarmi.

Eppure, sento che mi manca qualcosa.

Prendo il telefono e chiamo mio padre. Risponde al terzo squillo. <<Ehi, figliolo, come va?>>, chiede allegro.

Sorrido sentendo la sua voce. Parlare di lui la sera prima ha scavato una voragine nel mio petto e mi ha riportato a quando ero solo un bimbo sottopeso con la madre drogata. <<Tutto bene, pa'. Voi?>>

<<Tutto bene>>, dichiara. <<Aspetta, c'è la mamma. Ti metto in vivavoce>>.

<<Damon, tesoro>>, mi saluta mia mamma. <<E' successo qualcosa? Non dovresti essere in campo?>>

Mi siedo nella panca e sospiro. <<Va tutto bene. Avevo solo voglia di sentirvi. In ogni caso mi restano solo pochi minuti>>.

<<Sicuro che vada tutto bene?>>, insiste.

Sorrido anche se non possono vedermi. <<Sì, non preoccuparti>>.

<<E' per una ragazza che sei così... triste?>>, domanda allarmata.

Rido. <<No, mamma non sono triste. Anzi, sono piuttosto felice in questo periodo>>, dico pensando alla mia Audrey. Mia. No, non è ancora mia, ma dentro di me so che è già così. Mi manca solo sentirglielo ammettere. Renderlo ufficiale.

<<C'entra una ragazza? Ti prego dimmi di sì! In futuro vorrei tanto avere dei nipotini>>, borbotta.

Inorridisco. Nel mio futuro prossimo non ci sono pannolini in vista da cambiare. Forse fra dieci anni. Sì, fra dieci anni può andare bene. Voglio prima costruirmi una carriera. <<Sì, c'è una ragazza. Si chiama Audrey ed è fantastica ma niente nipotini per ora mamma>>.

<<Ce la presenterai mai?>>, domanda piena di speranza.

<<Certo, se lei vorrà>>. Spero. Non è nemmeno la mia ragazza e già programmo di presentarle le due persone più importanti della mai vita.

Sento l'entusiasmo di mia mamma anche a chilometri di distanza. <<Perfetto, allora è deciso. La prossima settimana avevamo in mente di venire a trovarti e prenderci una vacanza>>.

Spalanco gli occhi. Sono felice di vedere i miei genitori, ma non so se Audrey sia già pronta ad incontrarli. Dovrò chiederglielo al più presto. Prima che mi stacchi la testa a morsi. <<Mi sembra un'ottima notizia>>, dico sinceramente. <<Vi farò sapere se ci sarà anche lei>>.

Concludo la chiamata e mi accorgo di aver ricevuto un messaggio dall'oggetto dei miei pensieri delle ultime ore.

AUDREY: STENDILI TUTTI, DAMON.

Sorrido come un cretino davanti al suo messaggio di incoraggiamento. Adoro questa ragazza. Si è infilata sotto pelle come un tatuaggio. Quando siamo insieme, siamo come paglia e fuoco. Sappiamo tutti quello che succede. Non ho mai provato nulla del genere. È qualcosa di travolgente e totalizzante. Non mi stancherò mai di lei. Di noi.

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