39. Audrey

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Apro gli occhi di scatto e mi ritrovo a fissare un anonimo soffitto bianco e a respirare quel pungente odore di disinfettante tipico degli ospedali. Sono intontita e stanca. Ho passato le ultime trenta ore seduta su questa sedia al capezzale di Damon.

Dopo che la sicurezza dello stadio mi ha lasciata passare, è successo tutto rapidamente. Damon non ha mai ripreso conoscenza e lo hanno trasportato all'ospedale più vicino. I medici dicono che ha subito un lieve trauma e che lo hanno dovuto sedare per degli accertamenti.

Sono state le trenta ore peggiori della mia vita. Sono uno straccio. Mi manca vedere i suoi brillanti occhi verdi, mi manca sentire la sua voce mentre mi prende in giro. Mi manca lui.

Non avrei mai pensato di arrivare a questo punto. Mi sento morire dentro perché sono impotente. Lui è lì, disteso immobile sotto le coperte e non sa che cosa gli sta succedendo, mentre io sono qui, che prego che stia di nuovo bene.

Mentre dormivo lo hanno portato a fare delle ulteriori analisi e sto aspettando con impazienza che qualcuno mi informi sulle sue condizioni. Sono rimasta qui da sola perché i ragazzi dovevano tornare ad allenarsi per la partita di questo weekend e Summer aveva una tesina da consegnare.

Ho provato anche a contattare i genitori di Damon dal suo cellulare. Ho parlato con sua madre che è letteralmente andata nel panico. In questo momento sono su un aereo che li sta portando qui. Conoscerò così i genitori di Damon: in un maledetto ospedale con il loro figlio incosciente.

Non era così che avevo immaginato le cose. Affatto.

Due ore dopo finalmente entra un dottore nella stanza. Stringo forte la mano di Damon anche se non sono sicura lui possa sentirmi, ma ho un disperato bisogno del contatto con il suo corpo. Mi ricorda che è vivo anche se ammaccato.

<<Buongiorno, signorina. Le infermiere mi hanno detto di aggiornare lei sulle condizione di Damon>>.

Mi alzo in piedi, ma non lascio la presa. Sto tremando. <<Sì, la ringrazio. Come sta?>>

Sul viso del dottore appare un leggero sorriso di incoraggiamento. È un buon segno, giusto? <<Abbiamo preferito sedarlo solo per precauzione. A causa della botta si è creato un piccolo livido nella testa che fortunatamente si sta riassorbendo da solo e non causerà nessun danno al paziente. Quindi mi sbilancio e le dico che è fuori pericolo. Abbiamo anche eliminato la dose del sedativo e dovrebbe svegliarsi a momenti. Se tutto va bene, domani potrà tornare a casa ma la prego di tenerlo d'occhio. Dovrà restare a riposo per almeno cinque giorni>>.

Tiro un leggero sospiro di sollievo. <<Certo, dottore. Farò in modo che si riprenda totalmente>>.

Mi fa l'occhiolino. <<Ne sono certo. Damon è un ragazzo forte. Dimenticherà in fretta questa brutta parentesi nella sua carriera e tornerà quello di sempre. Ne sono sicuro>>.

Sorrido. <<Grazie. Lo spero davvero>>.

Quando il dottore se ne va, mi rimetto sulla mia poltrona e aspetto. Non so quanto tempo passa, non mi importa. Quando finalmente le palpebre di Damon cominciano a tremare e le sue dita nella mia mano vibrano, capisco che sta per svegliarsi. Sono emozionata e terrorizzata allo stesso tempo.

Pian piano, apre gli occhi, sbatte più volte le palpebre per abituarsi alla luce e quando finalmente resta sveglio per più di qualche minuto, gira la testa e quando mi vede, una luce intensa attraversa il suo sguardo. Finalmente realizzo: Damon è tutto il mio mondo. Non so nemmeno quando sia successo, ma è la verità. Basta scappare. Basta mentire a me stessa. È lui che voglio nella mia vita. È lui la persona di cui mi sto innamorando perdutamente. E non ho più nessuna paura. Sparisce tutto in questo esatto istante, mentre mi perdo in lui.

<<Ehi, bel addormentato>>, dico con la voce che mi si spezza sulle ultime lettere.

Accenna un sorrisino pigro. <<Ehi>>, gracchia. Stringe la mia mano e le sue sopracciglia si aggrottano in una domanda silenziosa.

<<Ti ricordi che cosa è successo?>>

Ci pensa per un attimo, alla fine annuisce. <<Sono stato placcato e sono svenuto, credo>>.

Annuisco. <<Sì, esatto. Hai perso conoscenza e ti hanno portato qui in ospedale. I medici ti hanno sedato e sei rimasto così per circa un giorno e mezzo>>.

Sgrana gli occhi. <<Cazzo>>. Trattengo a stento le lacrime di sollievo. Lui è sveglio, sembra stare bene e non riesco a capacitarmi di questo. Fino a qualche ore fa vedevo tutto nero. <<Acqua>>, dice. Gli allungo il bicchiere con la cannuccia e lui butta giù tutto il contenuto in pochi sorsi. <<Grazie>>, dice restituendomelo. Mi fissa con un mezzo sorriso, uno di quelli storti che adoro. <<Vieni più vicina, fragolina>>.

Dio, per poco non crollo quando pronuncia il mio nomignolo con cui si diverte a torturarmi. Faccio come dice e mi avvicino al letto. Damon allunga la mano e a fatica si tira su a sedere. Mi tira leggermente in avanti e finisco dritta fra le sue braccia.

<<Avevi proprio l'aria di una che aveva bisogno di un abbraccio>>, sussurra contro il mio collo. Mando giù il groppo che si è formato nella mia gola e una lacrima silenziosa scivola giù nella mia guancia. Se ne accorge subito e mi stringe più forte anche se è molto debole. <<Va tutto bene. Sto bene>>.

Nascondo il viso bagnato dalle lacrime contro il suo collo. <<Ho avuto così tanta paura>>, confesso.

Mi fa spazio sul letto e mi fa distendere per metà sopra di lui. Non mi lascia nemmeno per un attimo. <<Come sei arrivata qui?>>, chiede confuso. <<So che dovevi lavorare>>.

Scuoto la testa. <<In realtà volevo farti una sorpresa. Sono venuta alla partita con Summer>>.

Fa una smorfia. <<Merda, mi dispiace>>.

<<Non è colpa tua, ma non farlo mai più. Mi hai spaventata a morte>>.

Mi bacia al centro della fronte. <<Posso chiederti una cosa?>>. Annuisco in risposta. <<Ho fatto un sogno o eri veramente te che parlavi mentre ero incosciente?>>

Mi tendo appena. <<Cosa intendi?>>

Accenna un sorrisetto. <<L'ho sognato o hai detto di essere la mia ragazza ad un certo punto?>>

Arrossisco violentemente. Quando hanno portato Damon in infermeria ho quasi tirato giù la porta con i pugni pur di farmi entrare e ho detto allo staff della squadra che ero la sua ragazza e che dovevo vederlo. Ho seminato talmente tanto terrore che mi hanno perfino permesso di salire con lui nell'ambulanza.

<<Ehm>>, prendo tempo. <<L'ho detto>>, confesso sottovoce.

Si fa un po' indietro per guardarmi negli occhi. <<Quindi è così?>>

Assottiglio lo sguardo. <<Così come?>>

Il suo sorrisetto si allarga. <<Sei la mia ragazza?>>

Fingo di essere offesa e alzo gli occhi al soffitto. <<Devo pensarci>>.

Mi solletica piano i fianchi e mi dimeno appena. Mette il broncio e dio, è così bello e sexy in questo momento. <<Non puoi trattare male un povero ammalato in un letto d'ospedale>>.

Scoppio a ridere. <<Sei perfido, Damon Baker>>.

Mi infila una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Diventa improvvisamente serio. <<Fragolina, diventa la mia ragazza, ti supplico>>.

Affondo le mani fra i suoi capelli scompigliati. <<Sì>>, dico prima di baciarlo piano sulle labbra. Un bacio delicato come una piuma, un sigillo sulla mia promessa.

Qualcuno si schiarisce la voce alle nostre spalle e sento Damon contrarre i muscoli. <<Mamma? Papà?>>, dice completamente sorpreso.

QUALCUNO COME TEWhere stories live. Discover now