27. Damon

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Sono incazzato. Continuo a sbattere qualsiasi cosa mi capiti tra le mani e tutti mi stanno alla larga in casa sta mattina. Mi sa che hanno capito che aria che tira.

Trovare quel biglietto al posto del corpo caldo e incredibile di Audrey, mi ha mandato fuori di testa. Aveva promesso di restare. L'aveva fatto guardandomi negli occhi mentre ero dentro di lei. Cazzo, ma non valevano niente le sue parole allora?

Mi sento ferito e deluso. Sono tornato ad essere quel bambino di sei anni, abbandonato dalla madre tossicodipendente. Non voglio mai più sentirmi in quel modo schifoso eppure eccomi qui a struggermi per una ragazza che continua a fuggirmi dalle mani.

Sto caricando la lavastoviglie, quando sento la porta principale aprirsi. Tutti i miei muscoli si contraggono. So già che è lei. I ragazzi son usciti per fare colazione prima dell'allenamento e non mi andava di andare con loro.

Sarei stato una pessima compagnia.

Sento dei passi alle mie spalle e mi volto. Eccola lì: la bellissima ragazza che infesta i miei pensieri costantemente da mesi e mesi. Mi sento totalmente attratto da lei, ma mi costringo a stare fermo. Tocca a lei questa volta.

Si avvicina e mi si mozza il fiato. L'intensità dei nostri sguardi è incredibile, nonostante io sia incazzato e lei dispiaciuta. Si capisce chiaramente e mi ammorbidisco prima ancora che lei dica qualcosa. Tutte le mie paure evaporano via.

<<Mi dispiace, Damon>>, sussurra. La sua voce mi avvolge. Morbida, insicura. È allo stesso tempo un balsamo e un fiammifero.

Lascio andare il respiro che stavo trattenendo. <<Dimmi solo perché>>.

Solleva le braccia e mi circonda il collo. Si solleva sulle punte dei piedi e mi guarda negli occhi. Le mie mani prudono dalla voglia di toccarla, ma non ancora. Voglio prima sapere. <<Mi è preso il panico>>.

Il suo corpo caldo addosso al mio, mi manda in tilt il cervello. Un desiderio bruciante mi scorre nelle vene. Averla avuta una notte soltanto non è abbastanza. La voglio sempre. <<Te ne sei pentita?>>

Tremo per la paura.

Scuote la testa. <<No, niente del genere. E tu?>>

Merda, ma davvero sta pensando a questo da quando si è svegliata? Non capisce che vorrei rifare tutto da capo, che la voglio ancora, ancora e ancora. Perché sono proprio cotto di lei. Mi ha in pugno.

<<Mai>>, dico sicuro.

Si lascia andare ad un sospiro. Appoggia la fronte contro il mio petto e mi stringe forte. Le circondo la schiena con il braccio e le dita dell'altra mano che si perdono nelle lunghe ciocche morbide dei suoi capelli.

<<Scusa se me ne sono andata. Non sapevo che cosa aspettarmi quando ti saresti svegliato>>, dice, la voce che vibra contro la mia pelle. Rabbrividisco. Questa ragazza ormai mi vive sottopelle.

Le sollevo il mento con un dito perché mi guardi negli occhi. Tutta la rabbia che ho provato, evapora via e al suo posto esplode qualcos'altro: desiderio. Puro e terrificante.

Il mio telefono comincia a squillare da sopra il ripiano della cucina. Merda, l'allenamento. Lascio Audrey riluttante e rispondo a Micah. <<Che c'è?>>

Ridacchia per il modo brusco in cui ho risposto. <<Sei in ritardo di cinque minuti e il coach ha chiesto di te. Ti conviene sbrigarti se non vuoi fare scatti e flessioni extra>>.

Mi pizzicai la radice del naso. <<Arrivo>>. Guardo Audrey. <<Sono in ritardo>>, borbotto. Non voglio proprio andarmene, ma il dovere chiama.

Annuisce, comprensiva. <<Vai>>, dice.

Le passo accanto, ma mi fermo. Circondo il suo viso bellissimo fra le mie mani ruvide e le stampo un bacio casto sulle labbra. <<Parliamo dopo>>, prometto.

Volo fuori dalla porta di casa, in mega ritardo per l'allenamento.

Il coach non mi fa sconti. Se ne sono andati tutti mentre il suo assistente, Kevin, mi osserva compiere dieci giri del campo extra e centro flessioni. Me lo merito. Sono il capitano e devo dare il buon esempio. Arrivare in ritardo non è il modo corretto per farlo.

Mi schiaccio contro l'erba pungente del campo, cercando di riprendere fiato. <<Ottimo lavoro! A domani Baker!>>, mi saluta Kevin ridacchiando. Lo stronzo si è divertito parecchio a vedermi sudare a petto nudo.

Mi tiro su a sedere e la mia attenzione viene catturata da una persona a bordo campo che mi osserva. Audrey. La mia bellissima Audrey. Cosa ci fa qui?

Mi raggiunge correndo e quando è ad un passo da me, si getta sopra di me, facendoci rotolare nell'erba. Scoppiamo a ridere e la bagno del mio sudore. Non si scompone e non si lamenta. È distesa sopra di me e mi guarda con un sorriso dolce che dipinge quelle bellissime labbra carnose.

Le mie mani finiscono sotto la felpa e le sfioro la pelle, facendola rabbrividire. <<Cosa ci fai qui?>>, chiedo sorpreso. Felice e sorpreso.

Non dice niente. Mi afferra il viso fra le sue mani delicate. Geme, e le sue labbra sono sulle mie, mi divora la bocca senza esitare. Ecco la mia ragazza selvaggia. Il suo bacio è come una caramella. Fragola zuccherosa.

La sua lingua si attorciglia intorno alla mia come se stessimo combattendo una specie di battaglia. Geme più forte e ci ritroviamo in un groviglio di bocche disperate e denti che si scontrano fra loro, che mordono ciò che trovano.

Il desiderio di lei si espande in ogni singola cellula. Così potente da consumarmi. Fremo dalla voglia di avvicinarmi a lei il più possibile.

Rallento il bacio, ricordando improvvisamente che siamo distesi in mezzo al campo da football e che non siamo veramente soli. I miei compagni e lo staff sono lì, da qualche parte. Affondo le dita fra i suoi capelli e mi stacco. Ansimiamo entrambi in cerca d'aria.

<<Wow!>>, esclamo sorpreso dal suo improvviso assalto. <<A cosa devo tutto questo?>>

Arrossisce ma non si nasconde. <<Era così che doveva andare questa mattina quando ci siamo svegliati>>.

Mi sciolgo ai suoi piedi. Cazzo se mi ha impugno. <<'fanculo le lezioni. Andiamo a casa>>. Ce l'ho duro come il marmo e la desidero da star male.

Si struscia su di me. Il bisogno nei suoi occhi è lo specchio del mio. <<Sì, ti prego, Damon>>.

Ignoro i muscoli doloranti e mi alzo in piedi, con lei aggrappata al mio corpo. La rimetto a terra e la prendo per mano. Raccolgo le mie cose dalla panchina e la trascino fuori dal campo. Corriamo alla mia macchina e in tempo di record siamo chiusi nella mia stanza a dar sfogo al fuoco che arde fra noi.

QUALCUNO COME TEWhere stories live. Discover now