6. Fratello maggiore

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Ischia.
Estate.



Facevo sempre colazione con le fette biscottate e la marmellata di fragole, con giusto un po' di burro sciolto sopra.

C'era voluto del tempo per abituarmi a quel nuovo piano alimentare. Mamma aveva fatto sparire da ogni angolo della casa le bilance. E sarei una bugiarda se dicessi che mangiare quel burro non mi angosciasse.

Era un'altra delle mie semplici giornate, iniziata allo stesso modo di quella precedente. La frescura mattutina avvolgeva il giardino, il rumore delle cicale risuonava dai meandri della campagna e, a qualche passo da me, l'acqua della piscina scrosciava sui bordi per via del vento.

Ero una ragazza mattutina, mi svegliavo verso le nove del mattino. Afferrai il manico della tazza da cui avrei bevuto il mio tè freddo ai lamponi, quando i miei occhi si soffermarono su una figura minuta che si scorgeva fuori dalla Villa.

Mi accigliai lentamente cercando di vedere chi fosse e cosa facesse lì. Scoprii fosse una bambina quando, senza girarci troppo attorno, si arrampicò al cancello, tenendosi alle sbarre. Mi alzai, posando Le notti bianche di Dosto, e mi diressi verso di lei. Allentai il passo quando anche lei mi vide, con un salto scese e si tolse i capelli castani dalle guance scarlatte.

«Buongiorno», disse lei, impacciata.

Sorrisi dolcemente, «Ciao», oscillai la mano. Mi avvicinai per poi sedermi sui miei talloni, le sbarre di ferro a dividerci. «A cosa devo la tua visita?»

«Io... sì, abito qua vicino...», indicò un punto indefinito dietro di lei, «Proprio là dietro. Sono Ilaria.»

Io annuii subito, «Oh, certo! Ilaria, sei figlia di Simona?»

«Sì, sono io.»

Le sorrisi ancora, era abbastanza timida, si pestava i piedi da sola. Indossava un vestitino rosa, alle trecce, che le raccoglievano i lunghi capelli, poste sulle spalle erano sfuggite le ciocche davanti. Aveva gli occhi scuri, nerissimi.

«È molto presto, tesoro...», sussurrai, «Sei venuta per Filo?» Lei annuì, felice avessi capito. «Dorme ancora, purtroppo. Hai fatto colazione?»

Negò. «Elia non è a casa», disse semplicemente.

«E tua mamma?»

«A lavoro.»

Io annuii, le feci cenno di aspettare e corsi in casa per aprirle il cancello. Ritornai da lei e le porsi la mano, «Stavo finendo di fare colazione io, vuoi sgranocchiare qualcosa con me?»

«Sicura?»

«Certo!» La guardai dolcemente.

La feci accomodare dinanzi a me, al tavolino, le portai una tazza e le chiesi se le piacesse il latte alle mandorle. Così glielo versai e le misi in una ciotolina dei biscotti al cioccolato.

La raggiunsi, non continuai a leggere. La mia attenzione ricadde su di lei. Mi sbalordii nel vedere che non fosse completamente uguale ad Elia, aveva giusto i lineamenti delle labbra simili: erano rosee, piene e morbide.

Il latte le macchiò le labbra assieme alle briciole dei biscotti. «Quindi è Elia che ti prepara la colazione?» Esordii nel silenzio.

Alla ricerca dell'albaWhere stories live. Discover now