28. Ritorno alla realtà

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"Com'è tremendo un weekend se non sai chi chiamare.
Se vuoi io resto qui, ma tu resta qui, non te ne andare."
— GBTR, Gazzelle.

Ischia.
Estate.



La sera arrivò in modo lapalissiano non appena il Sole calò sull'orizzonte vacillante del mare che ci separava dalla penisola.

Gruppi di ragazzi della nostra età, più piccoli o più grandi, avevano avuto la nostra stessa pensata. C'era chi addirittura stava già allestendo un falò, con l'intento di rimanere sulla spiaggia tutta la notte.

Dopo aver fatto l'ultimo bagno alla luce del Sole, c'eravamo imbacuccati sulle asciugamani fracidi, grondanti. Dovevo far attenzione a non prendere freddo. Ci sedemmo a cerchio, iniziando a raccontarci a vicenda, senza la consapevolezza che quella sarebbe stata l'ultima sera insieme.

Scoprii tante cose di Francesco, di Gaetano e del loro rapporto inspiegabile. Erano legati, stretti da un filo così forte da non spezzarsi mai, si conoscevano come se fossero l'uno la diramazione del corpo dell'altro.

Si volevano bene, non se lo dicevano, ma lo sapevano.

Imparai a memoria i nomi dei fratelli di Gaetano e scoprii della passione di Francesco per la cucina, ereditata dal padre, che nonostante la sua attività da fruttivendolo, continuava a cimentarsi con determinazione nel ramo della pasticceria.

È incredibile come ciascuno di noi abbia una storia da raccontare.

Quando le stelle sorsero una dopo l'altra, la nostra conversazione sprofondava sempre di più, aprendo mille porte e spiragli nelle nostre anime.

Presa dal freddo, mi rinchiusi tra le braccia di Elia, che poggiò la guancia contro la mia tempia, donandomi una coccola scacciapensieri. «Hai freddo?»

Annuii, «Un pochino.»

Allora strofinò le sue mani lungo le mie braccia e mi lasciò dei leggeri baci sulla guancia, riscaldandomi il cuore.

«Guarda chi ci sta, Elì», borbottò Fra.

Io ed Elia focalizzammo lo sguardo dove egli indicava con il mento. In lontananza notammo l'agglomerato di persone chiuse in un cerchio che, in costume, giocavano a "sette si schiaccia".

«Giuro che non sono un tipo aggressivo, ma avrei proprio voglia di spaccargli quella faccia da cazzo.» Disse Gaetano, con disprezzo.

«Io non capisco perché ve la facevate con gente del genere. Siete totalmente diversi da loro, perché li frequentavate?», domandai, puramente curiosa.

«C'erano sempre alti e bassi. Non siamo mai stati in ottimi rapporti, ci trovavamo solo in compagnia per caso. Ma nessuno apprezza sul serio la compagnia di quel coglione e tutta la sua combriccola.» Spiegò Fra.

Annuii, affondando la nuca sulla spalla del ragazzo dietro di me, che proseguiva a fare cerchi immaginari sul mio ginocchio.

«Allo'?», domandò Fra, guardandomi sorridente.

«Che?», ridacchiai.

«Che ne pensi di quest'estate?»

Era una domanda difficile, forse fin troppo per dargli una risposta su due piedi. «Penso che sia la più bella tra tutte.»

«Esagerata. Non puoi preferire Ischia a Roma.»

«Perché non posso?», feci spallucce, «Io la preferisco.»

«Perché ci siamo noi, eh? Ammettilo.» Gaetano mi puntò il dito contro, scherzoso.

Annuii. «Perché ci siete voi.»

Alla ricerca dell'albaWhere stories live. Discover now