11. Heroes - Pt.2

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Ischia.
Estate.



Il piano era semplice.

"Ce l'hai il casco per me?"

Inviai il messaggio ad Elia verso le quattro inoltrate di quel pomeriggio. Attesi la sua risposta contemplando il mio armadio. Arrivò qualche minuto dopo.

"Sì, ce l'ho."

L'ora seguente, io e Moni inscenammo la trappola ai miei.

«Isa!», gridò dal salotto — punto d'incontro primordiale dei nostri genitori, tra tisane e sigari —, «Isa! Hai rotto la mia maglietta! Guarda qui!»

Scesi dalle scale con una faccia annoiata, «Io non ho toccato la tua maglia.»

«Sì, invece. L'hai messa per andare in quel boschetto, ieri mattina! Guarda! L'hai stracciata!»

Io recitavo, lei no. Lei era isterica già di suo, non ci voleva molto a sembrare scortese e scocciante.

«Sarà stato un rametto...»

«Un rametto?!», continuò, facendo tappare le orecchie a mio padre e stridere i denti di mia madre. «Adesso tu mi accompagni in centro e me ne prendi una nuova di maglia.»

«Cosa? Te lo scordi!», mi accigliai, «Non ti pagherò una stupida maglietta, era pure brutta...», la indicai.

«Invece me lo devi. Non è giusto!», si avvicinò ai miei facendomi l'occhiolino, «Vero, mamma? Papà?» Portò le mani sui fianchi.

Papà sospirò e girò svogliato la pagina del giornale, con un colpetto del braccio invitò mamma a prendere posizione. «Se ci tenevi così tanto a questa maglietta, credo sia corretto che tu le ripaghi il danno, Isa...»

Monica mi sorrise, io trattenni il mio di sorriso e sbuffai. «Sempre la stessa storia.» Sbottai, risalendo le scale sbattendo i piedi sul parquet cremato.

Corsi in bagno e mi gettai sotto la doccia. Avevo venti minuti per prepararmi come Dio comanda, perciò, una volta ben profumata d'albicocca e avvolta in un asciugamano, mi posizionai davanti al mio guardaroba e tirai fuori qualcosa di carino.

Tra le varie scelte e i vari scarti, alla fine decisi un jeans lungo beige e una t-shirt che mi arrivava fin sopra l'ombelico, nascondendo il mio accenno di seno e le maniche coprivano quelle smagliature sulla parte inferiore delle braccia. Accennai un po' di trucco, giusto il mascara e diedi un colore alle guance con del blush color pesca.

Infilai le scarpe e aspettai il "via" di Monica. «Muoviti che siamo in ritardo! I negozi a quest'ora vanno a ruba!» Urlò dal corridoio, e io uscii sbattendo la porta apposta.

Attraversammo il giardino qualche minuto prima delle sei. Monica aveva preso appuntamento con qualche amica, quindi, appena arrivate abbastanza lontane dal cancello della Villa, ci separammo.

«Mi raccomando, alle otto ci incontriamo esattamente qui, dove ci siamo lasciate.» Mi intimò, puntandomi il dito contro, seria. «Poi voglio sapere tutto.» Fece un balletto ridicolo con le spalle che mi fece ridere.

«Va bene, grazie Moni», l'abbracciai. Lei mi strinse e si allontanò. Osservai le sue spalle sparire tra le fronde degli alberi.

Controllai l'orologio un paio di volte per controllare l'orario, mancavano due minuti alle sei e, nel preciso istante in cui alzai lo sguardo, il rumore flaccido e arrugginito del cancelletto della casa di Elia mi giunse alle orecchie.

Percorsi il tratturo perpendicolarmente e gli arrivai a qualche passo dalle spalle mentre infilava le chiavi nel quadrante.

«Ciao.» Proruppi.

Alla ricerca dell'albaWhere stories live. Discover now