12. Che poi da te non è Versailles

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"Ora sembra di capirci, sembriamo quasi amici. Ora sembra di capirci, sembriamo buoni amici.
Preso male che non c'è più nessuno come te."
— Punk, Gazzelle.



Ischia.
Estate.




Stavo ripensando a quello che era successo rigirandomi tra le lenzuola sfatte.

Ero tornata giusto in tempo per l'accordo con mia sorella. Una volta scesa dal motorino, Elia si slacciò il casco e cominciò a parlare: «Senti, io–»

«Non posso fermarmi ancora, sono in ritardissimo. Mi dispiace.» Dissi, con sincerità, restituendogli il casco rosa. Elia lo prese e sospirò, annuì piano. «Grazie», mi allontanai di un passo. Accennò un breve sorriso, forzandosi. Sei, per caso, dispiaciuto? «E... Elia, scrivile.»

Non mi rispose, ma preferii così. Arrivai a passo svelto da Monica che mi attendeva a braccia conserte.

«Forza, è tardi, Isa!» Mi afferrò da sotto il braccio, andai a sbattere contro tutte le buste di shopping che aveva fatto. «Ti avevo detto puntuale.»

«Sì, lo so, scusami.»

Era arrabbiata, ma non riuscì a non sorridermi. Io ridacchiai e Monica mi abbracciò circondandomi la spalla e dandomi un bacio sulla tempia.

Tre ore successive e mi ritrovavo punto e daccapo: nel mio letto ad aspettare qualcosa. Proprio mentre stavo per prendere sonno, il mio cellulare vibrò sul comodino.

Alzai solo la testa, poi allungai il braccio che cercò a tentoni il contatto con la cover gialla di silicone e lo attanagliai alle dita. La luce del display mi accecò per qualche secondo.

Era un messaggio. Elia (Vicino Ischia). Dovevo proprio cambiare nominativo. Cliccai sopra, scoprii fosse un link.

"Heroes – 2017 Remaster, David Bowie."

Da sotto un altro messaggio: "Fatti un favore e ascoltala. Però con le cuffiette, se no non ha senso."

Mi venne da ridere mentre rispondevo: "Cioè... tu vuoi scusarti facendomi ascoltare una canzone?"

"Eh, sì. Scusa, ma una canzone non è meglio di quattro fiori che poi moriranno? Mica le canzoni muoio?"

Mi morsicai il pollice. "Allora grazie, la ascolterò."

"Hanno fatto storie i tuoi?"

"Un po', ma non mi sono arrabbiata con te."

"Sicura?"

"Sicurissima. Non sei mica il mio chauffeur."

Non mi rispose per qualche secondo, poi la scritta sta scrivendo riapparì.

"Stavi dormendo?"

"Ci provavo, sì." Mi passai una mano sul sopracciglio. "Sei ancora con Fra?"

"Sì, me lo scollo verso le due, di sicuro."

Ridacchiai. "Digli che mi dispiace avergli fatto balzare la sua desiderata birra."

"Credo che gli hai fatto un piacere. S'è scolato due birre e mezza della mia."

"Ma tipo le birre sono come il gelato per noi donne?"

"Una specie, credo." Mi arrivarono due messaggi di seguito: "Volevo farti notare una cosa."

"Cosa?"

"Oggi hai detto una parolaccia."

Mi accigliai, "No, non è vero..."

Alla ricerca dell'albaWhere stories live. Discover now